Torino – “Assicurare rapporti di filiera trasparenti ed equilibrati con una corretta ripartizione del valore aggiunto lungo tutte le sue fasi è interesse comune”, così ha esordito Luigi Scordamaglia, consigliere delegato di Filiera Italia, dal palco del Festival del giornalismo alimentare di Torino durante l’incontro “Il contrasto alle pratiche sleali nel cibo”.
“Una filiera squilibrata non sopravvive e senza una parte agricola correttamente remunerata cessa di funzionare anche l’industria e la distribuzione”, ha aggiunto Scordamaglia presentando un nuovo modello di filiera, quello proposto dalla fondazione che unisce il meglio del Made in Italy agroalimentare. Una filiera “accorciata il più possibile con un contatto diretto tra produzione agricola, trasformazione e distribuzione cancellando ogni intermediazione inutile”. Al centro la trasparenza “che – ha detto il consigliere delegato – deve essere assicurata da contratti di filiera pluriennali e prezzi chiari che consentano di effettuare investimenti anche in fase di produzione primaria e di avere garanzia del collocamento del prodotto in anni buoni come in quelli cattivi, cercando di trovare tutti gli strumenti possibili per aumentare la competitività di ogni singola fase della filiera”.
È per questo che è nata Filiera Italia, un nuovo organismo che ha coinvolto prima la fase agricola e quella di trasformazione, quindi quella di distribuzione insieme a tutti gli altri attori nazionali leader nell’energia o nella finanza che possono esaltare un modello di economia circolare, la competitività sostenibile della filiera agroalimentare italiana. “Gli accordi volontari non bastano – ha ricordato Scordamaglia – bisogna ora recepire nel più breve tempo possibile, come già fatto dalla Spagna, la direttiva sulle pratiche commerciali sleali ed individuare un’autorità di controllo diversa da quella dell’articolo 62 (AGCM anti trust) che non ha funzionato adeguatamente essendo strutturata per altre finalità”.
E hanno concluso da Filiera Italia “Serve un’attività di controllo che assicuri la piena implementazione delle nuove regole che disciplinano i rapporti commerciali della Filiera agroalimentare e potrebbe essere proprio l’ispettorato di repressione delle frodi l’organismo più naturalmente deputato e strutturato a svolgere con serietà tale compito”.