Bruxelles – Chiusura dei negozi fino al 16 aprile, forse fino al 9 maggio. Questo è quello che succede in Belgio. In Italia non si indicare una data precisa per la fine degli isolamenti, in metà degli Stati dell’Unione (Austria, Belgio, Danimarca, Estonia, Finlandia, Francia, Germania, Lituania, Polonia, Portogallo, Repubblica Ceca, Spagna, Svezia e Ungheria) le frontiere nazionali sono state chiuse al transito. Sin dall’inizio dell’emergenza Coronavirus la Commissione europea ha iniziato a insistere sulla necessità di risposte coordinate, coordinamento, e formule analoghe per declinare lo stesso concetto. Ma nonostante i richiami all’ordine e a risposte unitarie, l’Unione si mostra ancora una volta a più velocità, in questo caso molto nazionali o, volendo essere un po’ più critici, un’organizzazione di Stati indisciplinati.
Ora la Commissione ci riprova. Domani (8 aprile) il collegio dei commissari metterà a punto un crono-programma per un graduale ritorno ordinato e omogeneo alla normalità. Si tratta di indicazioni per suggerire ai governi come rimuovere le misure adottate da loro stessi. Di fatto un altro appello a evitare di adottare ventisette strategie differenti. Insomma, dopo gli appelli al coordinamento rimasti inascoltati, adesso l’UE ci riprova. Sarà la presidente in persona, Ursula von der Leyen, a presentare il tutto. Il capo del servizio dei portavoce, Eric Mamer, anticipa comunque che ciò che il collegio approverà è “un orientamento sulle misure che gli Stati membri potranno adottare, in modo molto graduale, per uscire dalla situazione di crisi”.
Qualcuno ha già iniziato ad allargare la stretta. Danimarca e Austria hanno già informato Bruxelles dell’intenzione di tornare ad una riapertura, per piccoli passi. Questo mentre Paesi come l’Italia continuano a vivere nel più rigido dei coprifuoco e Paesi come la Svezia ancora hanno adottato solo misure all’acqua di rose. E dunque la Commissione von der Leyen dirà a chi ha fatto poco o niente come rimuovere il poco o niente fatto finora. Suona strano, ma almeno l’esecutivo comunitario tenta di tenere una linea coerente. Ai fatti l’ardua sentenza.