Roma – Dopo le controverse dimissioni di Mauro Ferrari dalla presidenza dell’European research council, in Italia si è aperto il dibattito tra gli scienziati e ricercatori che si schierano decisamente a favore del centro.
“È costituito da scienziati di altissimo prestigio – scrivono – ed è l’unica agenzia europea che finanzia la ricerca senza che ci sia un indirizzo dall’alto, sottraendola all’influenza di gruppi di pressione o interesse e a eccessivi vincoli burocratici”. Sono i primi passaggi della lettera firmata da 300 studiosi (qui il testo integrale con le sottoscrizioni) che difendono l’ERC, e che motivano l’uscita pubblica per scongiurare “una visione distorta e fuorviante” dello stato della ricerca europea, in seguito alla polemica nata tra Ferrari e il Consiglio che aveva replicato duramente alle doglianze del presidente dimissionario.
Gli scienziati rivendicano l’importanza del metodo applicato, della sua attività e dei finanziamenti, in modo particolare per la scienza italiana. “Nella cronica scarsità di finanziamenti, in particolare per la ricerca di base, l’ERC ha reso possibile a numerosi ricercatori italiani di talento di disporre di un finanziamento internazionalmente competitivo, attribuito con criteri trasparenti, scevri da condizionamenti politici o baronali”.
In relazione poi alle vicende attuali legate alla pandemia da Covid-19, l’appello cita l’impegno in prima linea dell’Unione Europea con investimenti mirati nella ricerca. Iniziative che tuttavia non devono investire l’attività del ERC che non rappresenta l’istituzione più appropriata per “interventi decisi dall’alto con obiettivi prestabiliti”. Una posizione di autonomia che “non vuol dire che la ricerca non si orienti spontaneamente verso le urgenze più attuali” scrivono citando i numerosi progetti già impegnati in ricerche rilevanti per l’emergenza scaturita Covid.
Nelle conclusioni gli scienziati italiani scrivono che “l’European Research Council ha quindi rappresentato e rappresenta, per la scienza e la ricerca italiana ed europea, uno strumento essenziale, il cui principio cardine è l’autonomia e l’eccellenza della ricerca”. Un approccio che va assolutamente preservato, che “consente a numerosi ricercatori dell’Unione Europea di affrontare con un supporto appropriato le grandi sfide di questo tempo”.