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Home » Economia » Conte e Gentiloni: più finanziamenti e meno prestiti nel Recovery fund

Conte e Gentiloni: più finanziamenti e meno prestiti nel Recovery fund

Il premier italiano ieri ha annunciato la partenza della fase due, caratterizzata da una lenta riapertura delle attività economiche. Per il Commissario, il nuovo strumento non deve aumentare gli squilibri tra i Paesi europei

Nicola Corda</a> <a class="social twitter" href="https://twitter.com/@NicolaCorda" target="_blank">@NicolaCorda</a> di Nicola Corda @NicolaCorda
27 Aprile 2020
in Economia

Roma – La diffusione della pandemia in Italia migliora anche se ancora lentamente e il governo prepara la seconda fase a partire dal 4 maggio. La curva dei contagi scende, così come i decessi e si allenta l’impiego delle strutture ospedaliere ma il rischio è ancora alto. “Se amiamo il nostro Paese dobbiamo continuare a rispettare le raccomandazioni” spiega il presidente del Consiglio Giuseppe Conte, collegandosi con cittadini a fine giornata, chiedendo ancora pazienza “a chi si aspettava un allentamento totale delle misure”.

Le riaperture ci saranno per molte aziende, un passaggio che consente al premier di affrontare la ripresa parziale della vita economica e della partita giocata in Europa nel vertice della scorsa settimana.

Con la decisione di mettere in piedi il Recovery fund “è stato affermato un principio importante, si tratta di uno strumento innovativo a disposizione dei Paesi più colpiti. Una strada più rapida per la ripresa nel segno della solidarietà”.  Ma ora “dobbiamo andare a traguardo– ha spiegato – e tradurre questo principio politico in termini di lavoro tecnico e riempire di consistenza economica”.  L’iniziativa che dovrà essere sviluppata fin dai prossimi giorni come sempre riguarda i dettagli, con il piano della Commissione von der Leyen che per Conte deve essere “bilanciato bene per evitare nuovo debito”.

Un punto su cui ieri intervistato da Lucia Annunziata è intervenuto anche il Commissario agli affari economici Paolo Gentiloni secondo cui “il piano deve partire subito, già quest’estate, deve avere una dimensione ragionevole attorno ai 1500 miliardi e i finanziamenti a fondo perduto devono avere una parte sostanziale”.

Il confronto sarà prima in Commissione “dove trovare un’intesa è relativamente più semplice”, e dopo nel Consiglio ed “è importante correggere presto i rischi di squilibrio tra i vari Paesi”.  La discussione sulla quantità di “loans or grants” è uno dei punti centrali specie per un paese come l’Italia dove il debito pregresso non è un elemento secondario per una crisi che parte simmetrica ma che scarica i suoi  effetti sulle diverse economie in maniera asimmetrica.

Ancora sull’utilizzo dei diversi strumenti messi a disposizione dalle istituzioni europee, il dibattutissimo MES, il commissario Gentiloni ribadisce che “da parte di forze di opposizione antieuropeiste questo strumento è stato individuato come una specie di Spectre” ma le linee di credito a si sta lavorando “sono solo uno degli strumenti messi a disposizione e l’Italia è perfettamente libera se decidere di fare ricorso o no”.

Tags: Commissione von der Leyencrisi coronavirusgiuseppe contemesPaolo Gentilonirecovery fund

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