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Home » Economia » Commissione UE: l’Italia, è in “profonda recessione”. Nel 2020 il Pil al -9,5%, debito al 158,9%

Commissione UE: l’Italia, è in “profonda recessione”. Nel 2020 il Pil al -9,5%, debito al 158,9%

Le previsioni economiche di primavera confermano le difficoltà di fronte alla pandemia di Coronavirus. Sul Paese rischi al ribasso, vanificati gli sforzi di contenimento del deficit

Emanuele Bonini</a> <a class="social twitter" href="https://twitter.com/emanuelebonini" target="_blank">emanuelebonini</a> di Emanuele Bonini emanuelebonini
6 Maggio 2020
in Economia
Bandiere italiana ed europea a mezz'asta a Palazzo Chigi

Bandiere italiana ed europea a mezz'asta a Palazzo Chigi

Bruxelles – Adesso è ufficiale: l’Italia quest’anno cadrà in una “profonda recessione”. La pandemia del Coronavirus, con le misure di confinamento che ne sono seguite, porterà la decrescita dell’Italia ai livelli peggiori d’Europa. Il prodotto interno lordo nazionale è atteso in caduta libera, a -9,5% alla fine dell’anno. E in prospettiva le cose saranno migliori, fino a un certo punto. E’ vero che la Commissione europea prevede che poi, nel 2021, l’Italia tornerà a crescere con il PIL che farà registrare un sostanzioso rimbalzo (6,5%), ma il debito pubblico esploderà. Si passa da un rapporto debito/PIL del 134,8% del 2019 al 158,9% di fine anno, per scendere al 153,6% alla fine del 2021. Un aumento del 24 punti percentuali in un anno, che richiederà tempo per essere ridotto e che rischia di incidere sulle politiche di bilancio future.

Le previsioni economiche di primavera dell’esecutivo comunitario sono un bollettino di guerra. Ci si attendevano stime negative, e l’Italia non fa eccezione. Ma, sottolinea Maarten Verwey, direttore generale per gli Affari economici e monetari della Commissione, “il pericolo di una recessione più profonda e più lunga è molto reale”. Un avvertimento che vale per tutti, soprattutto per l’Italia, Paese più colpito dalla diffusione del Covid-19 tra i 27. Le previsioni prodotte a Bruxelles “dovrebbero quindi essere intese come solo una tra diversi possibili scenari”, e neppure il peggiore. Lo conferma anche il vicepresidente esecutivo per l’Economia al servizio delle persone, Valdis Dombrovskis: “In questa fase, possiamo solo mappare provvisoriamente la scala e la gravità dello shock coronavirus alle nostre economie”.

Si sfora anche il deficit

L’Italia era riuscita negli ultimi anni a ridurre il livello di deficit all’1,6% in rapporto al PIL. La crisi, con la necessità di attivare spesa pubblica a sostegno dell’economia reale, vanificherà tutti gli sforzi. Alla fine dell’anno questo valore toccherà quota 11,1%, per poi scendere al 5,6% nel 2021, ben al di sopra della soglia del 3% prevista dal patto di stabilità e dal patto di bilancio europeo.

Rischi di ulteriori ribassi

Per l’Italia esistono comunque rischi al ribasso. C’è la questione del debito, che schizza al 158,9%, e la probabilità che data la situazione aumentino i crediti deteriorati delle banche, prestiti cioè che si fa fatica a farsi restituire. Queste condizioni “possono influire sulle condizioni di finanziamento”. La Commissione considera anche la possibilità di “un cambiamento nel comportamento dei consumatori che implica maggiori risparmi precauzionali”. Una propensione a non consumare che, unita a un prolungato crollo del mercato del lavoro, “potrebbe ulteriormente smorzare la domanda interna e danneggiare il tessuto economico italiano, frenando la crescita potenziale e interrompendo la ripresa prevista”.

La situazione appare più facilmente gestibile sul fronte occupazionale. Secondo la Commissione europea l’aumento della disoccupazione che deriva dalla crisi potrà essere riassorbito quasi completamente. Alla fine del 2010 il tasso di senza lavoro in Italia si è fermato al 10%. Si prevede che cresca all’11,5% alla fine di quest’anno, per tornare al 10,7% alla fine del prossimo. Ciò grazie al sistema degli ammortizzatori sociali. “La copertura estesa e i criteri di ammissibilità per i regimi di integrazione salariale (Cassa integrazione guadagni) dovrebbero sostenere i redditi da lavoro e ridurre il rischio di licenziamenti e disoccupazione”. C’è però il problema degli stagionali, che “potrebbero temporaneamente uscire dal mercato del lavoro”.

Il costo delle misure di Conte

L’Italia sconta il confinamento totale e lo spegnimento dell’economia decretati dal governo. La Commissione stima che la produzione reale dovrebbe ridursi di circa il 18% nella prima metà del 2020. Assumendo che da maggio si riparte gradualmente, “tra il crollo della domanda, l’esaurimento dei flussi di cassa e l’elevata incertezza, è probabile che le imprese ridurranno la spesa per investimenti”. L’Italia dunque produrrà poco e investirà anche meno. A questo si aggiunge un crollo delle esportazioni, che “si ridurranno drasticamente nel 2020”, e la crisi del turismo, “tra i settori più colpiti”. Misure di sostegno al reddito e bassa inflazione “dovrebbero” sostenere le spese delle famiglie, così da permettere almeno la ripartenza dei consumi privati.

Le reazioni

Viste queste previsioni “occorre formare un coordinamento permanente maggioranza/opposizione sui provvedimenti da adottare. La ricreazione politica deve finire. Assunzione di responsabilità comune, ora”, scrive su Twitter l’Europarlamentare e leader di Azione Carlo Calenda.

“Le previsioni economiche della Commissione europea dimostrano l’urgenza di un cambiamento radicale delle politiche europee. La crisi che stiamo vivendo è simmetrica ma colpisce di più i Paesi dell’area mediterranea che sono quelli che subiranno una maggiore contrazione del PIL”, dice in una nota la capodelegazione del Movimento 5 Stelle al Parlamento
europeo Tiziana Beghin. “Secondo le stime, i paradisi fiscali, chi utilizza politiche fiscali aggressive e chi non rispetta le regole europee sul surplus commerciale invece subiranno una perdita inferiore del PIL nel 2020 e cresceranno più rapidamente nel 2021. Questo significa -sostiene Beghin – che le attuali regole europee amplificano le distorsioni all’interno dell’area euro, creano distorsioni competitive e vanno dunque profondamente cambiate. In Europa
non esistono Paesi di serie A e Paesi di serie B quindi o facciamo in fretta approvando quelle misure urgenti e necessarie decise nell’ultimo Consiglio europeo, oppure falliremo l’appuntamento con la storia e allontaneremo ancora di più le Istituzioni europee dai cittadini”.

 

Tags: Carlo Calendacommissione europeacoronaviruscrescitaCrisiexportitalialavoroPilPrevisioni economiche di primaveraTiziana Beghin

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