Bruxelles – La Banca centrale europea non ha sbagliato, né agisce in modo incontrollato. Luis de Guindos difende il Quantitative Easing. Il vicepresidente della BCE di adesso, promuove l’operato del presidente dell’Eurotower di allora, Mario Draghi. Fu lui a lanciare, nel 2015, il maxi programma di acquisto di titoli pubblici (PEPP) per stimolare l’economia reale. Una operazione rimessa in discussione pochi giorni fa dalla Corte costituzione tedesca, che ravvede un’azione sproporzionata che merita chiarimenti.
“Quando prendiamo decisioni guardiamo alle interazioni, sappiamo perfettamente che ci sono. Prendiamo in considerazione continuamente gli effetti collaterali” delle decisioni di politica monetaria, dice De Guindos nel corso dell’audizione in commissione Affari economici del Parlamento europeo. Quindi lo spiega meglio, per gli interlocutori di lingua tedesca. “Ogni volta” che vengono prese decisioni di politica monetaria “viene effettuata una valutazione della proporzionalità”.
Ad ogni modo, continua il vice di Christine Lagarde, “siamo sotto la giurisdizione della Corte di Giustizia dell’Ue e rispondiamo delle nostre azioni: dobbiamo rispondere al Parlamento Europeo”. Una risposta chiara, secca, con cui De Guindos ammette di non riconoscere alcuna autorità dell’alta corte tedesca di Karlsruhe. E sembra quasi lanciarle la sfida, quando sottolinea che la BCE “rimane pienamente impegnata a compiere il suo mandato, nella totale indipendenza delle sue decisioni”. Per adempiere a tale compito, di stabilità dei prezzi e armonizzazione, “useremo tutti gli strumenti”. Incluso il PEPP. “Useremo la flessibilità nel nostro programma” di acquisto di titoli pubblici “per raggiungere il nostro mandato di evitare la frammentazione nel mercato dei titoli di Stato”.
La Corte costituzione tedesca dunque non può fermare e non fermerà la Banca centrale europea. De Guindos lo dice chiaro e tondo, e ribadisce che l’istituzione di Francoforte resta “pronta per ulteriori aggiustamenti alle nostre misure di politiche monetarie, se dovessimo vedere che la dimensione dello stimolo è insufficiente rispetto ai bisogni”. Si è disposti ad agire e fare tutto il necessario, insomma. “Whatever it takes“, per dirla ancora una volta alla Draghi. Ma i governi, nessuno escluso, devono fare la proprio parte. Solo così si potrà mettere in sicurezza l’Unione ed evitare critiche e polemiche.
“Serve un accordo politico per costruire gli strumenti appropriati per questa risposta comune” alla pandemia di Coronavirus e la crisi che ne è scaturita”, conclude De Guindos. Alla BCE “guardiamo con interesse alle prossime discussioni sulla base della proposta della Commissione Europea” di bilancio UE e fondo per la ripresa.