Domani, il 9 maggio, è la Festa dell’Europa. Un appuntamento annuale per celebrare la pace e l’unità, l’Unione e i suoi cittadini che, a dire il vero, fuori da Bruxelles non è tra i più seguiti. Feste ce ne sono tante, a malapena seguiamo quelle che ci sono più prossime.
Questa volta però è diverso.
E’ tutto parecchio diverso. Non solo perché da un paio di mesi la gran parte di noi vive chiusa in casa, con brevi fughe al supermercato o per una rapida passeggiata attorno all’isolato. Qualcosa in più ora si può fare, quasi in tutta Europa, ma gli incontri sono ancora limitati, e ci si vede con parenti, amici e colleghi più che altro su piattaforme on line.
E’ tutto diverso anche perché, quest’anno, l’Europa è diventata una delle cose che ci sono più prossime, e dunque merita di essere festeggiata, secondo noi, ma anche discussa, anche criticata, ma “da vicino”, essendone parte, rendendoci conto che, senza l’Unione europea, superare questa crisi sarebbe stato molto più difficile, forse impossibile. Ci sono stati gravi errori iniziali di egoismo da parte di alcuni Stati membri, che hanno proibito l’esportazione di materiale come le mascherine, ma proprio l’Unione, proprio le regole del Mercato unico, hanno imposto dei passi indietro e dei successivi passi avanti quasi immediati.
E dunque senza l’Unione non avremmo potuto mandare i nostri malati gravi a curarsi in Germania, non avremmo ricevuto materiale sanitario dalla Slovacchia, non avremmo un enorme piano di ricerca comune per cure e vaccino.
Se non ci fosse l’Unione europea, con ogni probabilità, non avremmo neanche sul tavolo strumenti per la ripresa come la app (volontaria) di tracciamento per controllare la diffusione del contagio. L’Unione su questo svolge più compiti, dobbiamo averlo chiaro: un coordinamento sulla privacy, per garantire che qualsiasi sia l’applicazione non diventi invadente e limitativa delle nostra libertà (e su questo ci sono precise norme europee che fissano i limiti per gli Stati membri), un coordinamento sulla funzionalità di queste app, perché l’italiana parli con la tedesca e viceversa, e con la francese, la ceca, la belga. Questo è un passaggio fondamentale, cui l’Unione sta lavorando da settimane, perché senza una interoperabilità di questo tipo la vita non ripartirà, almeno fino a che un vaccino non sarà stato inventato, prodotto e somministrato a chi dovrà esserlo.
Se questa “Fase 2” che si sta vivendo potrà portare ad una “Fase 3” che permetta maggiori spostamenti, e dunque la ripresa dei rapporti internazionali, il turismo, ad esempio, non potrà ripartire, perché il turista tedesco che vuol andare in Calabria lo può fare solo se in un quadro di sicurezza, che una app di tracciamento può consentire.
Tra l’altro senza l’Unione non avremmo avuto i miliardi che saranno veicolati dalla Banca centrale europea, dalla Commissione europea, dal Mes, dal nascente Recovery fund. Che saranno, e lo sottolineiamo per i più duri d’orecchio, molti, ma molti di più di quelli che noi diamo all’UE ogni anno, di quelli che il nostro governo, qualunque esso fosse, potrebbe mai trovare.
Per tutte queste ragioni io domani, ma forse già oggi, esporrò una bandiera europea fuori dalla mia finestra. La caccio per dire che solo insieme possiamo farcela, e il nostro insieme di europei è l’Unione europea, della quale siamo cittadini, che ha il dovere di proteggerci e che noi abbiamo il dovere di proteggere, perché è la nostra forza. In questo caso, la nostra salvezza.