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L’abitare è un fattore che influenza profondamente il nostro stile di vita, tanto rispetto alle nostre condizioni attuali, quanto guardando alle prospettive future in ambito personale e lavorativo. La qualità delle nostre case e dell’ambiente che le circonda comporta anche grandi ricadute in termini di collettività.
Un primo evidente aspetto lega la questione a dinamiche di natura socio-economica. Quello dell’housing, infatti, è un elemento determinante rispetto a importanti questioni come le disuguaglianze nei livelli di benessere che caratterizzano la società europea. In più, le ricadute di un mercato immobiliare proibitivo si manifestano tanto sul reddito finale disponibile dei lavoratori così come sulle possibilità di questi di accedere a un mercato del lavoro sempre più mobile. Tutti questi fattori ci conducono a una prima domanda: qual è lo stato attuale della condizione abitativa in Europa?
I dati sulle forme dell’abitare e sulle problematiche sociali legate all’housing
L’analisi sulle forme dell’abitare è importante per avere un quadro di insieme e per affrontare alcuni aspetti centrali circa le condizioni di vita dei cittadini europei. Un primo passo è identificare le tipologie di residenza in Europa.
Il 69,3% dei residenti vive in case di proprietà; solo il 26,5% ha sulle spalle un mutuo, mentre il 42,8% è proprietario pienamente. Il 30,7% vive invece in affitto, di cui il 22% a prezzo di mercato (tramite locazione) e l’8,7% a prezzo agevolato o gratuito (grazie a politiche volte a integrare i redditi o tramite edilizia sociale). La media europea, seppur con importanti variazioni, vede in ogni Paese membro il prevalere della proprietà della casa rispetto alla locazione (sia essa attraverso il mercato o attraverso l’edilizia popolare).
Rispetto ai dati generali è fondamentale analizzare la qualità della condizione abitativa degli europei. Uno degli indicatori sulla qualità dell’housing è la presenza di spazi sufficienti per abitazione, tenendo conto del numero di stanze per abitazione e correlando tale dato a numero, composizione e caratteristiche degli occupanti. Dall’analisi di tali dati emerge che nel 2017 il 15,7% della popolazione europea viveva in spazi sovraffollati. I tassi più alti di sovraffollamento si registrano in Romania (47%) mentre Cipro, Irlanda, Malta, Regno Unito e Paesi Bassi registrano i tassi più bassi (da 2,8% a 4,1%). Il tema della qualità abitativa riveste ancor più importanza se legato al rischio povertà. Infatti, il tasso di sovraffollamento sale al 26,5% (dati EU28 per il 2017) in quella fascia di popolazione considerata a rischio povertà (redditi inferiori al 60% della media nazionale), ben il 10% in più rispetto alla popolazione totale (15,7%).
Infine, un ulteriore indicatore fa luce sulle condizioni di vita di alcuni abitanti, non solamente residenti in alloggi sovraffollati ma – in più – sottoposti a marcate deprivazioni (come mancanza di servizi essenziali o problematiche strutturali dell’edificio). In media questo tasso a livello europeo raggiunge il 4% della popolazione nel 2017. Quattro Stati europei condividono questo triste record con un tasso di popolazione interessata da severe housing deprivation superiore al 10%: Romania (16,5%) Ungheria (16,2%) Lettonia (15,2%) e Bulgaria (10,6%).
(Approfondimento a cura de Lo Spiegone. Vai sul loro sito per leggere tutto il testo)