Bruxelles – Tutela della privacy e sviluppo digitale. A due anni dalla sua introduzione, il regolamento europeo per la protezione dei dati, il GDPR, è riuscito a creare un buon equilibrio tra questi due aspetti, garantire ai cittadini la protezione dei loro dati personali e rafforzare la transizione verso un’economia sempre più digitale. Per la Commissione europea, che oggi ha pubblicato il rapporto di valutazione dei primi due anni di applicazione del GDPR, il regolamento europeo “è un successo, un pilastro importante per l’UE” per tutelare il trattamento dei dati personali dei cittadini europei e la loro libera circolazione, ma allo stesso tempo guidare una transizione digitale in Europa che sia il più possibile antropocentrica.
È quanto sottolinea la commissaria europea responsabile per la Trasparenza e i Valori, Vera Jourova, presentando dal Berlaymont la valutazione della Commissione su questi due anni di applicazione. Secondo la relazione, anche nell’ottica di un approccio basato sui diritti fondamentali, il regolamento per la protezione dei dati rende “autonomi i suoi cittadini e offre alle imprese la possibilità di sfruttare pienamente il potenziale della rivoluzione digitale. Emerge in sostanza che il regolamento in questi due anni è riuscito a conseguire “la maggior parte dei suoi obiettivi, in particolare offrendo ai cittadini un solido nucleo di diritti azionabili e creando un nuovo sistema europeo di governance e di contrasto”.
Nonostante in tutti gli Stati membri si stia assistendo a una “maggiore armonizzazione” delle norme in materia di protezione dei dati e privacy, persiste anche un certo livello di frammentazione che la Commissione intende continuare a monitorare. Jourova fa cenno in conferenza stampa ai timori e alle reticenze manifestate prima dell’introduzione del GDPR, ormai tre anni fa: per molti avrebbe bloccato l’innovazione o sarebbe stato troppo burocratico. “Tutto ciò non si è realizzato” sintetizza, ma anzi “è diventato un buon esempio di compromesso tra la tutela della privacy e il progresso digitale”. Nel testo elaborato dalla Commissione si fa riferimento anche al periodo particolare vissuto a causa della pandemia e al dibattito sviluppatosi in seno agli Stati membri per quanto riguarda il tracciamento dei dati per monitorare la curva dei contagi. Il rapporto della Commissione parla di una forte “flessibilità” dimostrata dal Regolamento per sostenere l’adozione di soluzioni digitali in circostanze impreviste come la crisi innescata dal Covid-19.
Anche tra le imprese, le più scettiche, si sta diffondendo una conformità, “vedono sempre più spesso un vantaggio competitivo in una rigorosa protezione dei dati”. Jourova sottolinea che il principio “un continente, una legge”, che ben si applica al GDPR, vada sostenuto dal momento che rappresenta un vantaggio soprattutto per le piccole e medie imprese, che rappresentano nei fatti la spina dorsale dell’economia europea. A soli due anni dall’introduzione, i risultati sono complessivamente positivi ma “possiamo fare meglio” aggiunge Didier Reynders. Il commissario europeo per la Giustizia chiede che le norme siano applicate con maggiore uniformità in tutta l’Unione: “è importante per i cittadini e per le imprese, in particolare per le PMI”. “Dobbiamo garantire inoltre che i cittadini possano esercitare pienamente i propri diritti” sottolinea, facendo cenno alle ultime stime dell’Agenzia europea per i diritti fondamentali secondo cui gli europei sono diventati più consapevoli dell’importanza della protezione dei propri dati personali: il per 69 per cento dei cittadini ormai ha sentito parlare del GDPR e può in questo modo avere un maggiore controllo sulle proprie impostazioni della privacy su Internet e social media.