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Home » Economia » Più poteri alle Regioni per la transizione sostenibile dell’economia

Più poteri alle Regioni per la transizione sostenibile dell’economia

Un testo in approvazione a settembre al Parlamento europeo. Le amministrazioni del Mezzogiorno potranno, e a quel punto dovranno, costringere il governo di Roma a coinvolgerle nella realizzazione dei piani di rilancio

Emanuele Bonini</a> <a class="social twitter" href="https://twitter.com/emanuelebonini" target="_blank">emanuelebonini</a> di Emanuele Bonini emanuelebonini
3 Agosto 2020
in Economia
Immagine tratta da GoogleMaps

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Bruxelles – “Regime di gestione concorrente”. Così il Parlamento europeo definisce il modo in cui governo centrale ed enti locali devono lavorare assieme per il rilancio sostenibile delle regioni. A settembre l’Aula voterà la proposta di regolamento per il fondo per la transizione sostenibile. Si tratta del contenitore delle risorse per il finanziamento delle opere per la conversione del sistema economico-produttivo in chiave più ecologica. Il principio tracciato dal Parlamento europeo, che già ha messo a punto il testo da far votare in sessione plenaria dopo la pausa estiva, va incontro alle esigenze dei territori. Per l’Italia questo vuol dire che se il testo verrà approvato così com’è, le regioni del Mezzogiorno potranno, e a quel punto dovranno, costringere il governo di Roma a coinvolgerle nella realizzazione dei piani di rilancio. In altre parole, le regioni del sud avranno maggiori chance di ottenere fondi europei per sé.

E’ stato il relatore del provvedimento, il greco Manolis Kefalogiannis (Ppe), a spingere per l’inclusione delle regioni nella definizione dei piani. Perché, spiega, “solo così si garantisce la piena responsabilità della strategia di transizione”. La commissione Sviluppo delle regioni ha accolto questo assunto, e adesso l’ultima parola sarà dell’Aula dopo la pausa estiva. L’articolo 7, comma 1, nella sua forma pronta per il passaggio in Plenaria più chiaro di così non può essere. “In ogni Stato membro, le autorità competenti devono preparare uno o più piani di transizione territoriale con le rilevanti autorità locali e regionali, e in piena cooperazione con tutti le più importante parti interessate”. Dunque il Parlamento europeo apre alle regioni come meglio non potrebbe.

Quando a gennaio di quest’anno la Commissione europea ha presentato la sua proposta per un piano di sostenibilità (Green Deal), sulla base dei criteri di assegnazione delle risorse – elevata intensità delle emissioni di gas serra del settore industriale a livello regionale, alto numero di occupati nei settori del carbone e della lignite, alto livello di produzione di torba – Bruxelles aveva individuato in Puglia e Sardegna le uniche regioni del sud dove intervenire, per via dell’Ilva di Taranto e per il polo petrolchimico di Porto Torres e le tante miniere del territorio. Adesso però tutto è cambiato. La pandemia di Covid-19 e la crisi che ne è scaturita ha indotto a rivedere le politiche comuni, e dunque in nome della ripresa si potrà investire anche nella transizione. Dei 750 miliardi di euro del meccanismo per la ripresa (Next Generation EU), una parte, 10 miliardi di euro, è destinata proprio alle azioni di sostegno alla transizione e alla riconversione.

Per il Sud, dunque, un’opportunità da cogliere. Il mezzogiorno d’Italia ha nel Parlamento europeo un alleato prezioso per il proprio rilancio. L’Eurocamera sembra pronta a fare la propria parte, poi però spetterà agli amministratori locali farsi valere, e dimostrarsi capaci. In base alla proposta tutta nuova del terzo comma articolo 7 del regolamento, i piani che governo e Regioni sono chiamati a stilare insieme “dovranno offrire opportunità per rafforzare ulteriormente le economie locali e le catene di approvvigionamento locali”. C’è da ricostruire il Sud, e sarà soprattutto una responsabilità del Meridione riuscirci.

I deputati europei offrono anche un ulteriore strumento, oltre al “regime di gestione concorrente”. In sede di dibattito parlamentare sono state introdotte misure a sostegno delle piccole e medie imprese, valide per tutti, anche al tessuto del sud. Rispetto alla proposta iniziale della Commissione europea, si prevede un minor onore per chi intende fare impresa. E’ stato deciso che, “tenendo conto degli enormi sforzi che le Pmi devono intraprendere per combattere le conseguenze della crisi di Covid-19, le autorità locali, regionali e nazionali, le imprese e le altre entità che chiedono finanziamenti nell’ambito del fondo per la transizione dovrebbero essere sostenute da un sistema semplice”, così da garantire un sostegno mirato e migliore al sistema. Un’altra occasione da non perdere per i piccoli imprenditori del Mezzogiorno, che avranno bisogno dei loro amministratori locali per vincere la spietata concorrenza del più ricco e fiorente tessuto imprenditoriale del nord.

Attenzione, però. Il co-legislatore ricorda che i soldi dovranno essere spesi con criterio. “L’impatto del fondo di transizione deve essere tangibile per la popolazione locale e visibile sul campo”. Andranno fatte le cose per bene. Le Regioni dovranno dare battaglia per ottenere dal governo i soldi che arriveranno dall’Europa, ma poi dovranno usarli come si deve.

Tags: coronavirusgreen dealMezzogiornoparlamento europeoSud

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