Bruxelles – L’obiettivo dichiarato è quello del rilancio dell’Europa e di una sua trasformazione in senso più sostenibile. Ma gli obiettivi che l’Unione europea si è data rischiano di andare a scapito dei cittadini. Occorre dunque agire con accortezza senza perdere di vista la questione sociale. Questo il contributo al dibattito di Beppe Grillo, fondatore del Movimento 5 Stelle, e Gunter Pauli, l’ideatore dell’Economia blu, un modello economico ispirato alla natura e agli ecosistemi.
Intervenuti alla dibattito “Sarà l’Europa il motore della trasformazione verde e socialmente giusta?” promosso dal presidente del Parlamento europeo, David Sassoli, in modo diverso hanno messo in luce le criticità di una strategia dagli obiettivi incerti. Il più grande limite individuato da Beppe Grillo è il vecchio paradigma su cui poggia la nuova strategia dell’UE. “Il Prodotto interno lordo non determina il benessere di un Paese. Il benessere è un’altra cosa. E’ il modo di vivere, il modo di spostarsi”. E’ la capacità non di produrre ricchezza, ma di avere dignità. “Cosa succederà quanto ci saranno milioni di disoccupati per il telelavoro, per la robotica, per le stampanti 3d? Sta accadendo adesso, e servono politiche”.
C’è per Grillo la sensazione che si intervenga a sostegno della cittadinanza quanto a sostegno delle imprese, e neppure quelle che se lo meriterebbero. “Ursula (von der Leyen, presidente della Commissione UE, ndr) ha detto cose straordinarie su rinnovabili e green economy, poi però bisogna vedere cosa si fa con produttori di nucleare in Francia o l’industria del carbone in Polonia”. Critiche indirette per una strategia di rilancio che per il comico sembra piena di contraddizione, nella sue premesse e nelle sue promesse. “Col recovery fund cercate dei soldi da dare e per indebitare”, la critica del fondatore del Movimento.
Anche Pauli mette in guardia, e offre un consiglio utile da seguire. Si tratta di non inseguire per forza un’alternativa che invece di includere lascerà irrimediabilmente indietro. “L’Europa continua a essere nelle mani di questa visone neo-liberale per cui per essere competitivi servono prezzi bassi”. Peccato però che “per competere con l’economia verde occorre pagare di più, perché non ci sono le economie di scala”. Risultato: “L’economia che fa bene costa, e l’economia che costa è un’economia per i ricchi. Non può essere questa la ricetta per l’Europa“. Dunque “serve un’economia dove i prodotti che fanno bene costano meno. Io sono per un’economia che risponde alle esigenza delle persone”.
I due ospiti del Parlamento europeo, collegati in videoconferenza, concordano sul fatto che il Green deal vada comunque incoraggiato. L’idea è quella buona. Come spesso avviene, il problema sta nelle modalità di attuazione. Grillo ha un’idea. “L’Europa si presta bene per l’idrogeno“. Ecco dove occorre guardare. Ricorda che già adesso “la Svizzera sta ordinando camion a idrogeno a Hitachi, perché Hitachi sta investendo nell’idrogeno”. E l’Europa? Per ora non tiene il passo.
Fondamentale è il ruolo della politica. Grillo ripete che “la democrazia diretta è l’evoluzione della democrazia” e che il processo è inevitabile, ma al di là di questo invita ad un maggior ruolo dello Stato. O meglio, del pubblico. Perché, critica, “spesso vediamo un sindaco diventa un generale manager, e questo non va bene”. Occorre pensare come pubblico, non come privato. “Nei settori strategici serve la presenza dello Stato. Serve per energia, sanità, strade, telecomunicazioni… L’infrastruttura deve essere tenuta in mani pubbliche”. Con regole e condizioni. Per esempio “se vedo che Lufthansa riceve soldi pubblici ma viene obbligata a usare un determinato carburante non inquinante, allora l’investimento ha un senso”.
Richieste analoghe arrivano ancora una volta da Pauli. Anche lui invoca più Stato, ma per altri motivi. Da una parte serve più intervento pubblico perché la transizione ecologica passa per l’attenzione sociale, e “il sociale implica passare da paradisi fiscali per le multinazionali agli imprenditori cooperativi”. Una delle chiavi per il successo è “riunire le industrie”. Perché, spiega il belga, “come in natura, non esiste una specie che domini le altre. Tutti contribuiscono al bene comune”. Però serve un ruolo guida centrale, pubblico.
Dunque non è chiaro come la strategia dell’UE si tradurrà in pratica. Quel che certo è che “un nuovo modello commerciale credo debba essere favorito”, la chiosa di Sassoli. “In questo momento ritengo che la chiave di lettura sia partire dal Green deal per avere l’opportunità di un nuovo modello di sviluppo. Siamo ad un momento storico”. Bisogna capire se l’UE e i suoi governi sapranno sfruttare questo appuntamento senza precedenti