Bruxelles – Non tutti i settori del commercio internazionale sono stati messi in crisi dalla pandemia Covid-19. Di certo non quello dei prodotti che possono aiutare a combattere la diffusione della pandemia. In primis le mascherine protettive: strumenti prima utilizzati solo dai professionisti, sono ormai diventati parte della quotidianità dei cittadini di tutti i Paesi del mondo. L’aumento esponenziale della richiesta di mascherine sul mercato ha influenzato la risposta di ogni Stato membro dell’Unione Europea alla necessità di importarle da Paesi extra-UE, come hanno dimostrato i dati Eurostat del primo semestre 2020. Confrontati con quelli dei primi sei mesi del 2019, è emerso che il valore delle importazioni UE è cresciuto del +1.800 per cento (da 800 milioni di euro a 14,6 miliardi), con variazioni sensibili da Paese a Paese, non solo a causa della popolazione, ma anche per le politiche di importazione.
Nella top 3 dei Paesi UE troviamo Germania, Francia e Italia. I primi due rappresentano più della metà di tutte le importazioni dell’Unione, con 7,833 miliardi di euro (rispettivamente 4,402 e 3,431 miliardi), mentre l‘Italia ha speso 1,750 miliardi di euro nei primi sei mesi del 2020. Quarta la Spagna con 1,148 miliardi. Staccati invece gli altri 23 Paesi, tutti sotto il miliardo di spesa complessiva per le mascherine (la metà perfino sotto i 100 milioni).
Cambia il discorso se si considerano invece le importazioni pro capite. In questo caso è il Lussemburgo a dominare la classifica. A causa dell’estesa politica di distribuzione a livello nazionale di mascherine protettive, il Paese ha registrato la più alta spesa per cittadino: 121 euro (più di Belgio e Francia messi insieme, rispettivamente secondo e terzo classificato con 53 e 51 euro per cittadino). Anche la Germania ha superato i 50 euro pro capite, mentre l’Italia si è fermata a 29 (ottavo posto), sotto la media UE di 33 euro per cittadino europeo. Importazioni di mascherine inferiori ai 10 euro a persona a Cipro e in Polonia, Svezia, Croazia, Grecia e Bulgaria.
I dati mostrano anche da dove arrivano le mascherine indossate dai cittadini dell’Unione. La Cina ha monopolizzato il mercato: se nel primo semestre del 2019 da lì veniva importato il 62,3 per cento delle mascherine, nello stesso periodo del 2020 la percentuale è salita al 92,3. Per una spesa di 13,5 miliardi di euro. Le briciole sono state spartite tra il Vietnam, Hong Kong e pochi altri Paesi, tra cui il Regno Unito in calo dal 5,6 per cento del 2019 allo 0,7 per cento di quest’anno. Dati che dimostrano nella pratica quanto la Cina sia ormai indiscutibilmente il primo partner commerciale dell’Unione Europea, almeno in questo settore chiave.