Bruxelles – Attenzione alle riforme, ma solo quelle davvero imprescindibili. Controlli sulla spesa, ma interventi solo se veramente necessario. Il dibattito sul fondo per la ripresa e le condizioni di utilizzo continua, approda alla sede di negoziato inter-istituzionale, e si arricchisce di elementi che fanno la felicità dell’Italia e di chi, come l’Italia, vuole maggiore flessibilità nell’attuazione della strategia per il rilancio.
Il consiglio Ecofin dà il suo via libera alla proposta di recovery fund, lo strumento finanziario principale di Next Generation EU, il meccanismo per la ripresa. Dei 750 miliardi di euro promessi, più dei tre quarti (672,5 miliardi) ricadono nel fondo per la ripresa, tra prestiti (360 miliardi) e garanzie (312,5 miliardi). I ministri dell’Economia e delle Finanze licenziano il dossier. Avanti così, ora si negozierà con il Parlamento europeo. Scoglio però non mancheranno.
Il più grande, quello dello Stato di diritto. La proposta di compromesso della presidenza tedesca piace ai diretti interessati, Polonia e Ungheria, che vedono allentarsi il legame tra erogazione dei fondi e rispetto dei principi fondamentale. Qualcosa di difficile da far digerire al Parlamento. Intanto però il testo passa, e anche la Commissione europea si piega alle pressioni di Varsavia e Budapest. “Come Commissione riteniamo la proposta della presidenza tedesca bilanciata”, dice a fine lavori il commissario per un’Economia al servizio delle persone, Valdis Dombrovskis.
E’ proprio il lettone a mostrare le due anime del dibattito circa i modi di uso e fruizione dei fondi. Sottolinea che i ministri si sono detti d’accordo a legare i fondi per la ripresa all’attuazione delle riforme, come elencate dalle raccomandazioni specifiche per Paese. Un elemento non di novità che conferma l’attenzione alle riforme strutturali. Prima di Dombrovskis, però, il commissario per l’Economia, Paolo Gentiloni, aveva operato delle precisazioni.
Durante la sessione dei lavori il commissario italiano sottolinea come la Commissione leghi lo sblocco dei fondo per la ripresa al soddisfacimento delle raccomandazioni “rilevanti”, non a tutta la lista delle cose da fare. Una condizione che alleggerisce l’onore che grava sulle spalle dei governi. Sempre Gentiloni ricorda che all’esecutivo comunitario è permesso recuperare i fondi in caso di irregolarità “gravi” (definite come frode, conflitto di interessi e corruzione) o violazione “grave” degli obblighi sottoscritti. Insomma, si allargano le maglie.
Olaf Scholz, ministro delle Finanze tedesco e presidente di turno dell’Ecofin, canta vittoria. “In qualità di Presidenza siamo molto lieti di aver raggiunto tra gli Stati membri un accordo sul meccanismo di ripresa. Siamo sulla buona strada”. Strada che però rischia di essere in salita. In Parlamento si rischiano veti sul meccanismo a tutela dello Stato di diritto, in Consiglio non è chiaro quanti vogliano maglie davvero così larghe su riforme e utilizzo dei fondi. Tutto è più in bilico che mai.