(ultimo aggiornamento: 3 novembre 2020, 20:40)
Bruxelles – Aumento della quota parta da anticipare, dal 10% al 20% del totale, ed estensione di un altro anno, dal 2023 al 2024. Il Parlamento europeo rilancia il meccanismo per la ripresa (Next Generation EU), ed in particolare il suo recovery fund, che da solo vale la fetta più cospicua (672,5 miliardi di euro) dell’intera strategia (750 miliardi).
I principali gruppi politici in Parlamento – PPE, S&D, RE, Verdi – hanno raggiunto l’intesa sull’utilizzo delle risorse del recovery fund, che dovrà essere oggetto di verifiche in commissione Affari economici e Bilanci (9 novembre) e poi in Aula (12 novembre) prima di discuterne in sede negoziale inter-istituzionale con il Consiglio.
I principali punti oggetto dell’intesa politica sono proprio il prolungamento da 3 a 4 anni del programma di assistenza del fondo per la ripresa, e l’aumento del prefinanziamento dal 10% al 20% così da “aiutare sempre di più e più velocemente”.
Mario Furore, europarlamentare del Movimento 5 Stelle, sottolinea come l’accordo “è una buona notizia per l’Italia”. In prospettiva, spiega, “il nostro Paese potrebbe ricevere un anticipo di 40 miliardi già il prossimo anno“, con tutti quello che ne deriva. “Significa assicurare più investimenti e più lavoro fin da subito per i nostri cittadini”.
La nuova ondata di pandemia di Coronavirus ha reso evidente che la situazione economica generale si deteriorà inevitabilmente ancora. La proposta di aumentare il cosiddetto “front-loading”, il prefinanziamento, potrà trovare terreno fertire in Consiglio. Diversa la questione dell’estensione di un altro anno all’assistenza. Potrebbe essere una condizione prematura per i governi più attenti alla spesa e che tengono alla natura eccezionale e temporanea della strategia (Austria, Paesi Bassi, Svezia e Danimarca, i cosiddetti ‘frugali’).
I gruppi politici confermano il legame con il semestre europeo. L’erogazione dei fondi del recovery fund dovrà rispondere al rispetto delle riforme delle raccomandazioni specifiche per Paese. “I Paesi devono rispettare gli impegni”, sintetizza Sigfried Muresan, vicepresidente del gruppo del Popolari europei (PPE). “Se uno Stato membro dell’UE non raggiunge progressi sufficienti verso le pietre miliari concordate, la Commissione europea ha il potere di recuperare il prefinanziamento e di disimpegnare i fondi”.
In questo controllo di spesa popolari, socialdemocratici, liberali e verdi propongono “un ruolo forte” per l‘Ufficio anti-frode dell’UE (OLAF), per il procuratore dell’UE, per la Corte dei conti europea. A questo i parlamentari associano anche ” un chiaro meccanismo di stato di diritto” e trasparenza dei beneficiari. Proposta che potrebbe rendere ancora più difficili i negoziati, con Ungheria e Polonia pronte a puntare i piedi sulle condizioni legate allo stato di diritto, visto come ingerenza negli affari interni dei Paesi.
Il negoziato sul fondo per la ripresa si intreccia con quello per il bilancio pluriennale (MFF 2021-2027), ancora in bilico tra le diverse posizioni al momento ancora troppo distanti. Per questo il commissario per l’Economia, Paolo Gentiloni, nel riconoscere pubblicamente di “apprezzare l’iniziativa” dei gruppi parlamentari, invita a non mandare il negoziato troppo per le lunghe.
“Ritengo che il modo migliore di muoversi sia di trovare un accordo tra Parlamento e Consiglio, così da avviare il processo di ratifica dei Parlamenti nazionali, che è cruciale“, commenta il commissario italiano al termine della riunione dell’Eurogruppo. “Il modo di raggiungere l’obiettivo dietro il meccanismo per la ripresa è questo”.