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Home » Digital » Transizione digitale, Italia maglia nera nell’UE. Ma da Taranto arriva una reazione

Transizione digitale, Italia maglia nera nell’UE. Ma da Taranto arriva una reazione

Presentato oggi il piano d'investimenti da 100 milioni e 400 nuovi posti di lavoro all'interno del Philip Morris Digital Information Service Center, in risposta ai dati della Commissione Europea sulla digitalizzazione di economia e società. Il ministro Provenzano: "Un'occasione di rilancio dell'area industriale in modo sostenibile"

Federico Baccini</a> <a class="social twitter" href="https://twitter.com/@federicobaccini" target="_blank">@federicobaccini</a> di Federico Baccini @federicobaccini
6 Novembre 2020
in Digital

Bruxelles – Le potenzialità nell’ambito del digitale in Italia sono enormi. Sicuramente lo sono quelle di migliorarsi. Secondo l’ultimo report della Commissione Europea, l’Italia è al venticinquesimo posto su 28 Paesi dell’Indice di digitalizzazione dell’economia e della società (DESI): solo due italiani su cinque tra i 16 e i 74 anni possiedono le competenze digitali di base (42 per cento, contro il 58 dell’UE complessivamente) e appena uno su cinque mostra abilità avanzate (22 per cento, contro il 33). Il Paese è a tutti gli effetti la maglia nera in Europa, davanti solo a Bulgaria, Grecia e Romania, e mostra un divario digitale preoccupante dal punto di vista delle competenze e della formazione professionale. All’alba del “decennio digitale” annunciato dalla Commissione, la base di partenza dell’Italia è piuttosto bassa, parlando in generale.

È proprio a partire da questi presupposti che va interpretato il nuovo piano di investimenti nella città di Taranto, stabilito per la realizzazione del Philip Morris Digital Information Service Center (DISC). Il piano da 100 milioni di euro e 400 nuovi posti di lavoro nel corso dei prossimi cinque anni è stato annunciato oggi (venerdì 6 novembre) da Philip Morris Italia nel corso dell’incontro “Le filiere integrate per il rilancio del Paese”, in collaborazione con The European House – Ambrosetti. Questa prima reazione italiana al quadro oscuro tratteggiato dalla Commissione Europea si muove proprio nella direzione di aumentare le competenze digitali dei consumatori dei prodotti del tabacco senza combustione, attraverso la realizzazione di un centro assistenza dotato di sistemi innovativi di gestione delle relazioni con i clienti, di tecnologie cloud e basato sulla completa digitalizzazione dei processi.

“L’Italia è stata ed è centrale nel percorso di trasformazione su scala globale al fine di sostituire le sigarette con prodotti innovativi senza combustione”, ha commentato Marco Hannappel, presidente e amministratore delegato di Philip Morris Italia. Dopo la costruzione a Bologna del primo impianto industriale per questi prodotti, “l’apertura del Philip Morris DISC a Taranto conferma il nostro impegno per sostenere l’occupazione nel nostro Paese”, ha concluso il presidente, ricordando la strategia di “puntare sull’innovazione e sulle più avanzate tecnologie”.

Il commento delle istituzioni

Considerati gli interventi delle diverse figure istituzionali intervenute all’evento di oggi, è evidente come il piano di investimenti nel Mezzogiorno – in una delle aree più delicate da un punto di vista occupazionale – è stato accolto con particolare entusiasmo. In primis dal ministro per il Sud e la coesione territoriale, Giuseppe Provenzano: “Nella sfida che il governo ha lanciato per liberare le potenzialità del Sud, a Taranto si gioca un grande pezzo di credibilità”, ha commentato. “Se riusciamo a realizzare una diversificazione produttiva insieme a un rilancio dell’area industriale in modo sostenibile, abbiamo fatto un pezzo importante di lavoro”.

Una prospettiva sposata anche dal sottosegretario al ministero dello Sviluppo economico, Gian Paolo Manzella (“bisogna attrarre investimenti come quelli di Philip Morris a Taranto e in Emilia Romagna, che hanno trovato un tessuto produttivo ricettivo”) e dai vice-ministri dell’Economia e delle finanze, Antonio Misiani e Laura Castelli. Il primo ha sottolineato che “la formazione deve diventare un diritto soggettivo e le piattaforme normative a distanza, imparando dall’esperienza di questi mesi, sono un punto chiave”, mentre la seconda si è soffermata sul lavoro portato avanti “anche a livello di digitalizzazione e start up, che va incontro ai bisogni di un’agricoltura che si evolve nel tempo”.

A proposito del rapporto tra agricoltura e innovazione, un commento è arrivato anche dal vicepresidente di Coldiretti, Gennarino Masiello: “Philip Morris e Coldiretti hanno raccolto insieme la sfida dell’innovazione e hanno dato vita a un modello che può essere un prototipo anche per altre filiere”. Il vicepresidente di Confindustria, Maurizio Marchesini, ha posto invece l’accento sull’importanza di “far crescere la competenza delle nostre maestranze, ma anche la conoscenza dei nostri imprenditori. Per questo bisogna approfittare di questa grande occasione data dal Recovery Plan per ricostruire un’industria completamente nuova”.

Se la questione occupazionale è una degli aspetti più decisivi di questa iniziativa, non è però certo l’unica. A confermalo è Mario Turco, sottosegretario di Stato alla presidenza del Consiglio dei ministri: “Non è un caso che Philip Morris venga proprio a Taranto. Nelle prossime settimane avvieremo il percorso di creazione di un distretto digitale con il contributo delle imprese che hanno scelto Taranto per sostenere il loro business”. Proprio oggi, a partire dal Mezzogiorno, l’Italia ha battuto il primo colpo per assottigliare quel divario digitale che rischia di penalizzare il tessuto produttivo del Paese alla vigilia del “decennio digitale” dell’Unione Europea.

Contenuto redatto in collaborazione con Philip Morris Italia.

Tags: commissione europeadivario digitaleGiuseppe ProvenzanoIndice di digitalizzazioneitaliaoccupazionephilipp morrisRecovery Plantarantotransizione digitaleunione europea

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