Bruxelles – Si naviga a vista e, a 20 giorni dalla fine del periodo di transizione post-Brexit, un approdo sicuro per la fine dei negoziati non si vede ancora. Tanto che il punto informativo sulla Brexit di questa mattina al vertice dei leader UE da parte della presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, è durato appena dieci minuti. Secondo quanto si apprende dalle fonti UE, von der Leyen ha avvertito che ormai la probabilità di un no deal è più alta di quella di raggiungere un accordo entro domenica, termine dei negoziati stabilito durante la cena di lavoro di mercoledì con il premier britannico, Boris Johnson. Non è una coincidenza se proprio ieri la Commissione UE ha pubblicato le quattro proposte di “misure d’emergenza” nello scenario di divorzio senza accordo a partire dal 1° gennaio. Le trattative tra le squadre negoziali di Michel Barnier (per l’UE) e David Frost (per il Regno Unito) continuano oggi, ma “la situazione è difficile”, avvertono le fonti.
Rimangono i principali ostacoli: pesca nelle acque britanniche, level playing field (insieme di regole e standard comuni che evitano un vantaggio competitivo delle imprese di un Paese) e governance (gestione dell’Accordo di recesso ed eventuali relazioni future). Buoni invece i progressi nell’attuazione dell’Accordo di recesso, con il raggiungimento di un’intesa “di principio” tra il vicepresidente per le relazioni interistituzionali e le prospettive strategiche, Maroš Šefčovič, e il cancelliere del Ducato di Lancaster, Michael Gove (ministro senza portafoglio che agisce da braccio destro del premier Johnson) lo scorso martedì. L’unico a prendere parola durante il punto informativo è stato il premier irlandese, Michael Martin, che ha espresso gratitudine a Šefčovič e Gove per il risultato.
“Continuiamo a trattare, decideremo domenica se ci saranno le condizioni per un accordo”, ha ribadito la presidente della Commissione von der Leyen al termine del Consiglio. “Intanto abbiamo varato le misure d’emergenza. Se non ci sarà accordo, tra vecchi amici dovremo trovare nuove intese“. In particolare “sul level playing field abbiamo sempre detto che un’equa concorrenza è la conditio sine qua non per avere accesso al nostro Mercato unico”. Il Regno Unito “è sovrano”, ha ribadito la presidente della Commissione (riferendosi al punto su cui la controparte continua a insistere di non voler cedere), “non deve seguire ogni nostro cambiamento, nel tempo adatteremo le condizioni al nostro mercato e viceversa”.
The Brexit transition period will end on 31 December.
Get ready to avoid surprises! Read the @EU_Commission's Brexit preparedness notices here:#GetReady4Brexithttps://t.co/wLIhZBAXQn pic.twitter.com/alxGIFYNwT— EU Delegation UK (@EUdelegationUK) December 11, 2020
Un’anticipazione di quanto è emerso dal Vertice europeo è arrivata ieri sera durante la prima dichiarazione ai media dell’inquilino di Downing Street n.10 dopo l’incontro con la presidente della Commissione. “Il no deal come sbocco dei negoziati sulle relazioni commerciali con l’UE per il dopo Brexit è una forte possibilità”, ha esordito il premier Johnson, “è venuto il momento che la popolazione britannica e il mondo del business si preparino“. Secondo BoJo non solo “l’accordo di libero scambio a cui si mira non è ancora sul tavolo”, ma le proposte di ieri della Commissione UE “terrebbero di fatto Il Regno Unito ingabbiato in una sorta di orbita di Bruxelles a tempo indefinito”. Per questo motivo “ci sono forti possibilità che il negoziato fallisca definitivamente”, ha aggiunto al termine della riunione pomeridiana a Downing Street con il suo gabinetto.
Rimane aperta la strada dei negoziati fino a domenica, con la possibilità di “percorrere un miglio in più”, ovvero incontrare a Parigi il presidente francese, Emmanuel Macron, o a Berlino la cancelliera tedesca e presidente di turno del Consiglio dell’UE, Angela Merkel, prima della scadenza della fase di transizione del 31 dicembre. “Il cambiamento in un modo o nell’altro ci sarà”, ha aggiunto Johnson, sottolineando però che “è più verosimile una relazione con l’UE simile a quella dell’Australia che non a quella del Canada (che ha sottoscritto un trattato di libero scambio con Bruxelles, ndr)”. Per il Regno Unito comunque “non è un brutto scenario, perché c’è un’abbondanza di modi per poterlo trasformare in un vantaggio per noi”, ha concluso il premier.