Bruxelles – Si dice che la speranza sia l’ultima a morire, ma in questo lunedì di negoziati tra UE e Regno Unito anche gli ultimi frammenti di ottimismo sembrano aver abbandonato la nave Brexit. Ieri (domenica 20 dicembre) era il giorno dell’ultima chiamata per raggiungere un accordo in tempo utile e dare ai Parlamenti (Europeo e britannico) il tempo necessario per analizzare e ratificare il testo. L’ultimatum era stato fissato dal Parlamento UE giovedì scorso, nel corso della Conferenza dei presidenti dei gruppi parlamentari, ed era stato lo stesso negoziatore UE, Michel Barnier, a parlare di venerdì come il “possibile giorno dell’intesa” tra le parti.
Da ieri sera è calata una coltre di incertezza sulle due sponde delle Manica: mancano 10 giorni alla fine del periodo di transizione, un accordo non c’è e ogni scadenza è saltata. E ora si è aggiunta un’inaspettata incognita a complicare il tutto: la ‘variante inglese’ del Covid-19, un nuovo ceppo infettivo diffuso in Inghilterra che ha costretto l’Europa a sospendere i collegamenti con il Regno Unito. A cogliere subito la palla al balzo è stata la premier scozzese, Nicola Sturgeon: “Ora è imperativo che il primo ministro (Boris Johnson, ndr) cerchi un accordo per estendere il periodo di transizione della Brexit”, ha scritto su Twitter. Con il nuovo ceppo del Covid-19 “dobbiamo affrontare una situazione profondamente seria, che richiede la nostra attenzione al 100 per cento. Sarebbe inconcepibile aggravarlo con la Brexit“, ha affondato.
It’s now imperative that PM seeks an agreement to extend the Brexit transition period. The new Covid strain – & the various implications of it – means we face a profoundly serious situation, & it demands our 100% attention. It would be unconscionable to compound it with Brexit.
— Nicola Sturgeon (@NicolaSturgeon) December 20, 2020
C’è da riconoscere che la nuova variante del Coronavirus è un’incognita dell’ultimo minuto, non la spiegazione del perché la scadenza fissata dal Parlamento UE sia saltata. Già sabato il ministro francese per gli Affari europei, Clément Beaune, aveva lasciato trapelare che i negoziati sarebbero potuti proseguire anche oltre domenica: “So che a volte è complicato da capire, ma è necessario prendersi questo tempo e non sacrificare i nostri interessi per una scadenza“. In caso contrario, Beaune aveva parlato di “buttare tutto quello che abbiamo fatto”, quando “la posta in gioco sono interi settori, come la pesca e le condizioni di concorrenza per le nostre imprese sul lungo periodo”.
Nel pomeriggio di ieri era arrivata la conferma implicita da parte del capo-negoziatore UE Barnier. “In questo momento cruciale nei negoziati tra l’Ue e il Regno Unito continuiamo a lavorare duramente con David Frost e la sua squadra“, aveva reso noto su Twitter. “L’Unione resta impegnata a trovare un accordo giusto, reciproco ed equilibrato. Rispettiamo la sovranità del Regno Unito. E ci aspettiamo lo stesso”. Barnier aveva poi chiarito che “sia l’UE che il Regno Unito hanno il diritto a stabilire le proprie leggi e il controllo dei loro mari. Entrambi dobbiamo essere in grado di agire nel momento in cui sono in gioco i nostri interessi“. Concetti noti da tempo. Il fatto di ripeterli ieri – giorno in cui ci si sarebbe invece aspettati una fumata bianca sull’accordo – ha lasciato presagire ciò che non è stato detto, ma che ormai è chiaro: il no deal è a un passo, e anche se in questi ultimi 10 giorni si dovesse raggiungere l’intesa, i Parlamenti non avrebbero più tempo di ratificare il testo. Ormai è tempo di prepararsi a uno scenario d’emergenza per il 1° gennaio, con una variante del Covid-19 che rischia di far affondare le ultime speranze rimaste.
https://twitter.com/MichelBarnier/status/1340676673226887169?s=20
Intanto i presidenti di gruppi parlamentari hanno confermato che, arrivati a questo punto, il Parlamento Europeo non ha più tempo effettivo per ratificare un testo d’intesa. Dopo la riunione straordinaria del gruppo di coordinamento UE-Regno Unito di questa mattina, il presidente del PPE, Manfred Weber, ha commentato duramente che “non faremo da passacarte mettendo semplicemente un timbro a un accordo, è troppo importante”. Dopo che “i giochi politici di Westminster hanno fatto perdere troppo tempo”, ora è tempo di “procedure alternative, Consiglio e Commissione dovranno trovare una strada”.
Anche il presidente del gruppo di coordinamento per la Brexit, David McAllister, ha ricordato che “il Parlamento Europeo ha fatto del suo meglio per essere in grado di concedere il consenso prima della fine del periodo di transizione” e “si impegna a compiere qualsiasi passo che riduca al minimo le interruzioni per i nostri cittadini e le nostre imprese”. Per questo motivo, McAllister incontrerà il presidente del Parlamento UE, David Sassoli, “per discutere i prossimi passi possibili”.
The @Europarl_EN has done its utmost to be in a position to grant consent before the end of the transition period and is committed to take any step that minimises disruptions for our citizens and businesses. Later, I will meet @EP_President to discuss the next possible steps. /2
— davidmcallister (@davidmcallister) December 21, 2020