Bruxelles – E Brexit sia. Dopo mesi di tira e molla, accuse, minacce e ultimatum non rispettati, alle ore 15.58 di giovedì 24 dicembre è arrivato l’annuncio dell’accordo (qui il testo) tra Regno Unito e Unione Europea sui rapporti a partire dal primo gennaio 2021. A breve arriveranno i dettagli, ma, a una settimana esatta dalla fine del periodo di transizione, basta questo: che l’intesa c’è. Quasi fuori tempo massimo, l’accordo di Natale ha portato in qualche modo la nave Brexit in porto, salvata dalle secche dello stallo sulla pesca nelle acque britanniche.
“E’ un accordio buono, leale, bilanciato. Era la cosa giusta da fare, nell’interesse dell’Unione europea e del Regno unito”, ha detto in conferenza stampa la presidente della Commissione europea Usrula von der Leyen.
“I negoziati sono stati difficili, ma era un accordo per cui valeva la pena battersi”, ha aggiunto la presidente della Commissione. “Ora è tempo di girare pagina e guardare al futuro, lasciamoci la Brexit alle spalle”. Per l’UE, il Regno Unito “rimane un partner di cui ci fidiamo, abbiamo gli stessi valori e affrontiamo le stesse sfide”. Con una nota finale sconsolata: “Di solito alla fine di un negoziato mi sento piena di gioia, ma a essere onesta stavolta sono solo sollevata. Lasciare il Regno Unito è una sofferenza”.
E’ naturalmente soddisfatto anche il premier Britannico Boris Johnson, che in una diversa
conferenza stampa ha detto che questo “è un buon accordo per tutta l’Europa […] abbiamo posto le basi per una nuova, lunga, amicizia”. L’accordo, ha aggiunto, “darà certezze ai cittadini, alle aziende, ai nostri scienziati […] proteggerà i posti di lavoro, consentirà di vendere le merci del Regno Unito senza tariffe e quote nel mercato dell’UE, consentirà alle aziende di fare ancora più affari con l’Europa, ma riesce a ridarci il controllo sulle nostre leggi e sul nostro destino”.
“L’orologio ha smesso di ticchettare”. Così ha commentato il capo-negoziatore UE, Michel Barnier. “La tutela dei nostri interessi è stata al centro dei negoziati e sono felice che ci siamo riusciti”. Nonostante il successo di aver salvato un accordo sul filo del rasoio, “ci saranno veri cambiamenti dal primo gennaio per molti cittadini e molte imprese e questo è solamente la conseguenza della Brexit”, ha avvertito Barnier. Un esempio? “Il Regno Unito ha deciso che non parteciperà al programma Erasmus”. A questo punto “spetta al Parlamento Europeo e al Consiglio esprimersi”.
Il presidente del Consiglio europeo Charles Michel spiega che “per i nostri cittadini e le nostre imprese un accordo globale con il nostro vicino, amico e alleato è il miglior risultato. Negli ultimi anni l’UE ha mostrato unità e determinazione nei negoziati con il Regno Unito. Continueremo a mantenere la stessa unità”.
Michel ricorda poi in una nota che “questi sono stati negoziati molto impegnativi ma il processo non è finito. Ora è il momento per il Consiglio e il Parlamento europeo di analizzare l’intesa raggiunta a livello di negoziatori, prima di dare il via libera”.
David Sassoli, presidente del Parlamento europeo spiega di accogliere “con favore la notizia che oggi sia stato raggiunto l’accordo sulle future relazioni tra UE e Regno Unito, che sarà adesso esaminato in dettaglio dal Parlamento, che ringrazia e si congratula con i negoziatori dell’UE e del Regno Unito per i loro sforzi volti a raggiungere un accordo storico, anche se all’ultimo minuto”.
“Nonostante sia profondamente dispiaciuto per la decisione del Regno Unito di lasciare l’UE – sottolinea Sassoli -, sono sempre stato convinto che una soluzione negoziata fosse nell’interesse di entrambe le parti. Questo accordo getta le basi per l’avvio di un nuovo partenariato”.
L’intesa dovrà ora essere approvata dai governi dei 27 (che probabilmente decideranno per una applicazione provvisoria dal primo gennaio in attesa dell’approvazione del Parlamento europeo, attesa per l’inizio del 2021), poi pubblicata in Gazzetta ufficiale e successivamente andrà ai deputati europei. Percorso più breve in Gran Bretagna, dove Johnson conta di avere un voto parlamentare sulle “circa 500” pagine dell’accordo il 31 dicembre. Sembra però che il numero di pagine in realtà sia superiore: 1.246.0
Una lunga nottata di negoziati
Da ieri pomeriggio sono iniziate a trapelare indiscrezioni secondo cui l’accordo sarebbe stato imminente. Ma è servito un nuovo tour de force da parte dei capi-negoziatori Michel Barnier (per l’UE) e David Frost (per il Regno Unito) lungo una notte intera per definire gli ultimi dettagli del testo.
Questa mattina si è tenuta una conversazione telefonica tra la presidente della Commissione e il premier britannico, per fare il punto sui progressi raggiunti nel corso della notte tra i capi-negoziatori. All’ora di pranzo, poi, i due leader hanno sottoscritto l’accordo lungamente atteso.
L’accordo
L’intesa si fonda su tre pilastri fondamentali. Punto primo: un accordo di libero scambio, che costituirà la base di un nuovo partenariato economico e sociale con il Regno Unito. Non solo il commercio di beni e servizi, ma anche un ampio spettro di altri settori: investimenti, concorrenza, trasparenza fiscale, trasporto aereo e stradale, energia, sostenibilità, pesca, protezione dei dati e coordinamento della sicurezza sociale. L’accordo prevede zero tariffe e zero quote su tutte le merci che rispettano le regole di origine appropriate. Al centro c’è l’impegno a garantire un solido level playing field (parità di condizioni), con elevati livelli di protezione ambientale, dei diritti sociali e del lavoro, trasparenza fiscale e aiuti di Stato. Fondamentale anche il meccanismo vincolante per la risoluzione delle controversie e la possibilità per entrambe le parti di adottare misure correttive.
In questo quadro ha giocato un ruolo-chiave la questione della pesca, che ha quasi rischiato di far saltare il banco negli ultimi giorni. L’UE e il Regno Unito hanno concordato una gestione congiunta degli stock ittici nelle acque dell’UE e del Regno Unito, con quest’ultimo che potrà implementare le attività di pesca nelle proprie acque. Nella pratica, questo significa che ci sarà un calo del 25 per cento sulle quote di pesca nelle acque britanniche per i Paesi UE e un periodo transitorio di cinque anni e mezzo per l’adeguamento delle nuove misure. Il governo Johnson puntava a non scendere sotto il 35 per cento, per soli tre anni garantiti. Questo compromesso salvaguarderà le attività e i mezzi di sussistenza delle comunità di pescatori europei.
Punto secondo: la sicurezza dei cittadini. L’accordo stabilisce un nuovo quadro per la cooperazione giudiziaria in materia penale e civile e riconosce la necessità di cooperazione tra polizie nazionali e autorità giudiziarie, per combattere la criminalità e il terrorismo transfrontalieri.
Punto terzo: la governance. Per dare certezza giuridica a imprese, consumatori e cittadini, vengono specificate in un capitolo a parte le condizioni sulla gestione e il controllo dell’accordo. Istituito un Consiglio congiunto (Joint Partnership Council) per la risoluzione delle controversie, oltre a meccanismi vincolanti che garantiranno il rispetto dei diritti stabiliti. Le imprese europee e britanniche continueranno a competere in condizioni di parità, evitando che venga sfruttata l’autonomia acquisita per concedere sovvenzioni sleali o distorcere la concorrenza.
Politica estera, sicurezza alle frontiere e cooperazione in materia di difesa non sono invece coperte dall’accordo. Come ricordato in conferenza stampa dal capo-negoziatore Barnier, dal momento in cui dal primo gennaio l’UE e il Regno Unito formeranno due mercati separati e due spazi normativi e legali diversi, si configureranno delle barriere al commercio di beni e servizi, alla mobilità e agli scambi transfrontalieri in entrambe le direzioni.