Bruxelles – Il nuovo anno porta segni di distensione tra l’Unione Europea e la Turchia, dopo un 2020 complicato per le relazioni Bruxelles-Ankara. Il ministro degli Esteri turco, Mevlüt Çavuşoğlu, è stato ricevuto oggi dall’alto rappresentante per gli Affari esteri e la politica di sicurezza, Josep Borrell, nell’ambito di una visita di due giorni a Bruxelles incentrata sulla risoluzione delle tensioni degli ultimi mesi e il rilancio dei rapporti bilaterali. “Questo incontro è un passo importante nella direzione della ricerca di un reciproco interesse strategico, lo sviluppo di un rapporto cooperativo ancorato a valori e principi comuni”, ha dichiarato l’alto rappresentante UE. “Recentemente abbiamo assistito a un miglioramento dell’atmosfera generale“, ha aggiunto.
La missione del capo della diplomazia turca prevede colloqui ai massimi livelli con il Parlamento, la Commissione e il Consiglio UE in questi due giorni sui dossier più caldi: le dispute nel Mediterraneo orientale, la richiesta di Ankara di rinnovare l’accordo sui migranti del 2016, l’approvazione della liberalizzazione dei visti e l’aggiornamento dell’Unione doganale. Potrebbe tenersi già la settimana prossima un incontro del presidente del Consiglio UE, Charles Michel, e della presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, ad Ankara con il presidente turco, Recep Tayyip Erdoğan. “Durante la mia visita a Bruxelles, io e l’alto rappresentate Borrell lavoreremo per preparare questo incontro”, ha confermato il ministro Çavuşoğlu.
Sul fronte del Mediterraneo orientale, Borrell ha sottolineato che “un altro buon passo è l’annunciata ripresa dei colloqui esplorativi tra Turchia e Grecia”, oltre agli “sforzi del segretario generale delle Nazioni Unite, António Guterres, per una rapida soluzione a Cipro”. Su questo frangente “l’UE auspica vivamente una riduzione sostenibile dell’escalation nel Mediterraneo orientale, ma anche nell’intera regione”. Il ministro turco ha confermato che “dopo il Consiglio UE di dicembre, abbiamo espresso la volontà di un maggiore dialogo per migliorare l’atmosfera con Bruxelles”.
Le sfide poste dall’alto rappresentante UE riguardano il “rafforzamento dei processi politici legati ai conflitti regionali in Libia, Siria e Nagorno-Karabakh“. Se la Turchia si mostrerà convincente nell’intavolare un dialogo serio, l’Unione potrà “parlare in modo in modo franco e aperto della situazione politica in Turchia e delle prospettive di adesione”. Un punto di preoccupazione a Bruxelles è il rispetto dello stato di diritto e della situazione dei diritti umani: “Ankara è un vicino importante e vogliamo costruire un futuro comune e condiviso”, ha spiegato Borrell. Tuttavia, per il ministro turco “sono necessari passi in avanti concreti da parte di entrambi gli interlocutori” e “tra oggi e domani renderemo note tutte le nostre aspettative nei confronti dell’Unione Europea”.
Le reazioni degli europarlamentari
Duri i commenti dal Parlamento Europeo. L’incontro arriva nel giorno dell’approvazione della risoluzione che chiede alla Turchia di rilasciare Selahattin Demirtaş, l’ex-copresidente del Partito democratico popolare della Turchia (HDP), in detenzione arbitraria dal novembre 2016. “Una delle voci instancabili contro l’autoritarismo di Erdogan è in custodia cautelare da più di 1.500 giorni con accuse completamente false”, ha tuonato la vicepresidente di S&D responsabile degli Affari esteri, Kati Piri. “È ora che iniziamo a esercitare pressioni che Erdogan capisca. La visita del ministro degli Esteri turco a Bruxelles è inutile se non si agisce”.
Sulla stessa linea Fabio Massimo Castaldo, europarlamentare del Movimento 5 Stelle e vicepresidente del Parlamento UE: “Questo è uno dei tanti casi emblematici che dimostrano ulteriormente il disprezzo per lo Stato di diritto e le istituzioni internazionali in Turchia”. L’Unione Europea “è stata finora fin troppo indulgente nel tentare la via di un dialogo, di fatto unilaterale” e per questo “urge un sussulto di dignità del mondo libero”. Per Castaldo va utilizzato “lo strumento sanzionatorio efficace del cosiddetto Magnistki Act“, perché “se continueremo a farci ricattare sulla questione migratoria, non perderemo solo la credibilità, ma sarà anche la nostra dignità a svanire per sempre”.
All’attacco della Turchia anche la Lega, con le parole dell’eurodeputata Susanna Ceccardi: “Negli ultimi anni l’atteggiamento di Erdogan verso l’Europa e gli altri Stati sovrani è stato belligerante e ostile” in diversi scenari, “dall’aggressione nel Nagorno, alla guerra in Siria del nord, fino alle trivellazioni a largo di Cipro e la repressione degli oppositori politici”. Nonostante questo, “tra sussidi, aiuti e incentivi per bloccare l’immigrazione, dal 2002 a oggi la Turchia ha incassato oltre 15 miliardi di euro“. Per Ceccardi è ora di “smettere di finanziare e armare un nemico che si fa beffe di noi: interrompiamo le trattative per l’ingresso della Turchia nell’Unione Europea”.