Roma – Al primo giro di boa delle consultazioni di Mario Draghi sarà il turno dei due arcinemici Lega e Movimento 5 Stelle a delineare il progetto del nuovo governo. Insieme a Palazzo Chigi all’inizio della legislatura, in questo frangente che pure punta ad una maggioranza ampia, stanno mostrando di essere incompatibili. Con Salvini che ogni giorno che passa sceglie un riposizionamento (oggi gioca la carta del governissimo “tutti dentro come nel dopoguerra”), per ora gli unici a mettersi fuori dal perimetro del tentativo di Draghi c’è solo Fratelli d’Italia.
In autonomia si muove Forza Italia che strappa e conferma il pieno appoggio al premier incaricato. “Un governo dei migliori, un progetto intorno al quale possa riunirsi il Paese, non una nuova maggioranza politica – dice Antonio Tajani – e Draghi è la migliore garanzia della credibilità in Europa e nel mondo”. All’ultimo momento Silvio Berlusconi ha dato forfait ma in una telefonata ha anticipato il sostegno pieno degli azzurri al nuovo governo.
Fratelli d’Italia dice ‘no’ alla fiducia ancor prima di vedere sul tavolo ogni soluzione.
“Un voto che non dipende dall’autorevolezza di Mario Draghi ma per una questione di metodo – dice Giorgia Meloni – ovvero che i cittadini devono poter scegliere da chi farsi governare, questo è possibile solo andando al voto. FDI prende atto che visto che “un esecutivo a tempo non è previsto”, e solo dopo aver visto squadra e programma, valuterà tra astensione e voto contrario.
Intanto i riflettori continuano a essere puntati sul Movimento 5 Stelle. Per provare a fare sintesi alle diverse posizioni che lo attraversano, è calato a Roma Beppe Grillo che guiderà la delegazione che incontrerà Draghi in chiusura del primo giro di consultazioni. Torna di moda il voto sulla piattaforma Rousseau, evocato da Casaleggio e da numerosi parlamentari che guardano con sospetto le ultime accelerate dei capi, a partire da Luigi Di Maio, protagonista di un’apertura generosa. Per capire però cosa c’è dietro l’insistenza della richiesta di un “governo politico”, bisognerà aspettare una fase più avanzata, quella in cui Draghi comincerà a ragionare sulla squadra e avrà in mano la garanzia di un sostegno dopo il primo giro di consultazioni.
Al supporto dei 5 Stelle guarda il Pd che al premier incaricato ha confermato la disponibilità a concorrere al tentativo di formazione del nuovo governo, marcando sull’impianto europeista e anti sovranista. “Abbiamo evitato derive nazionaliste e antieuropee e questo patrimonio del governo precedente andrà salvaguardato e rilanciato” ha detto Nicola Zingaretti al termine dell’incontro della delegazione dei Dem. Un primo passo positivo, “attendiamo che il premier faccia sintesi per valutare con spirito costruttivo i prossimi passi e il nostro sostegno”. Cita Ciampi e il suo “l’Italia ce la farà” il segretario del Pd che preannuncia l’invio di un documento per “un programma di governo forte e di lunga durata”.
Non solo posizionamenti, sulla strada di Draghi si affacciano, più complessi e in modo articolato, gli aspetti programmatici. “Non sono variabili indipendenti” fa presente Federico Fornaro di Liberi e Uguali, “su migranti e flat tax o i temi dell’Europa è difficile convivere con le forze sovraniste della destra”. Ormai lontano da tutti, e posizionato al centro del nuovo scacchiere politico, Italia Viva che si mette nelle mani del premier incaricato “polizza assicurativa per i nostri figli e nipoti”. “Accogliamo l‘appello di Mattarella senza condizioni – dice Matteo Renzi – indipendentemente dai nomi dei ministri”. Lunedì Mario Draghi dovrebbe completare il giro d’orizzonte con i sindacati e le parti sociali.