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Home » Politica » Polonia, Parlamento UE a gamba tesa contro la legge anti-aborto: “Il governo gioca con la vita delle donne”

Polonia, Parlamento UE a gamba tesa contro la legge anti-aborto: “Il governo gioca con la vita delle donne”

Discussione in plenaria sulla traduzione in legge della sentenza che di fatto rende illegale la pratica nel Paese. La commissaria Dalli ha promesso di fare "quanto è in mio potere per portare avanti questa battaglia nelle istituzioni"

Federico Baccini</a> <a class="social twitter" href="https://twitter.com/@federicobaccini" target="_blank">@federicobaccini</a> di Federico Baccini @federicobaccini
9 Febbraio 2021
in Politica

Bruxelles – Sulla difesa dei diritti delle donne polacche il Parlamento Europeo non molla di un centimetro: “Il governo di Mateusz Morawiecki sperava che fossimo occupati in altre discussioni, ma delle violazioni dello Stato di diritto ci occuperemo tutte le volte sarà necessario”. Con queste parole l’europarlamentare socialdemocratica Iratxe García Pérez ha messo in chiaro la risposta di Bruxelles alla traduzione in legge della sentenza della Corte costituzionale che rende l’aborto illegale nel Paese. “Di fatto, la pratica è stata vietata da un tribunale controllato dal partito al governo, che gioca con la vita delle proprie cittadine. Ma noi saremo sempre al fianco delle donne polacche“.

La discussione di oggi (martedì 9 febbraio) al Parlamento Europeo è stata una netta conferma di quanto emerso nel dibattito in plenaria dello scorso novembre: tutti i gruppi uniti a difesa del diritto alla salute riproduttiva e sessuale in Polonia, fatta eccezione per le destre di Identità e Democrazia (ID) e dei Conservatori e Riformisti Europei (ECR). Tra le fila dei popolari, a prendere subito parola è stata l’eurodeputata polacca Elżbieta Katarzyna Łukacijewska: “Ci eravamo illusi che nessuno avrebbe costretto le mie concittadine all’eroismo, che il governo non avrebbe alla fine imposto loro questa decisione. Ma non smetteremo mai di condannare una situazione estremamente grave”.

L’europarlamentare Pina Picierno (S&D)

Tra i socialdemocratici, l’eurodeputata in quota Partito Democratico Pina Picierno ha avvertito che “i governi che hanno un’idea labile dello Stato di diritto attaccano prima le donne e i loro diritti, ma poi passano alla libertà di espressione di tutti e alla democrazia”. Per questo motivo “il Parlamento Europeo si sente parte di questa lotta. Non possiamo arretrare di un millimetro”. Sandro Gozi (Renew) ha voluto sottolineare che “si parla dei diritti delle donne, ma è una lotta che deve coinvolgere anche gli uomini, come hanno dimostrato le proteste in Polonia dal 26 gennaio”. Se i manifestanti di Varsavia e delle altre città polacche “stanno difendendo i principi della società europea, a Bruxelles dovremo utilizzare tutti gli strumenti a nostra disposizione per far rispettare lo Stato di diritto”.

Sylwia Spurek (Verdi/ALE) ha ricordato la questione dello Stato di diritto in Polonia: “Non stiamo discutendo di una vera sentenza, ma di una decisione assunta da un Tribunale che dipende dai politici“. Dal momento in cui “l’aborto è una prestazione medica riconosciuta internazionalmente, vogliamo che la Commissione sia efficace nel far rispettare lo Stato di diritto nel Paese”. Da parte della sinistra radicale, Eugenia Rodríguez Palop (The Left) ha voluto sottolineare che “questa campagna anti-genere non è una questione solo nazionale, ma un atteggiamento ormai imperante nei gruppi dell’estrema destra europea. Stanno condannando le donne ad aborti clandestini rischiosi”. Laura Ferrara, del Movimento 5 Stelle, ha invece accusato Bruxelles di essere “troppo timida con la Polonia che, vietando di fatto l’aborto, attacca i diritti fondamentali e i valori stessi dell’Unione”. La soluzione, secondo l’eurodeputata italiana, può anche essere “una procedura per violazione grave e persistente allo Stato di diritto e alla democrazia”.

Sul fronte delle destre, Jadwiga Wiśniewska (ECR) ha attaccato i colleghi del Parlamento Europeo: “Mentre voi non rispettate le competenze degli Stati membri, volete che le donne scendano in strada nel bel mezzo della pandemia di COVID-19?”. Sempre dalle fila di ECR, Beata Mazurek (ECR) ha alzato l’asticella: “Questo dibattito è una farsa. Se è a rischio la vita della madre o se il parto è frutto di un reato, l’aborto non viene negato”. Joachim Kuhs (ID) ha invece avanzato l’argomentazione delle radici identitarie del Paese: “La Polonia si batte per i veri valori cristiani, che sono gli stessi di tutta l’Europa. Spero che i colleghi polacchi difendano questo fondamento della società”.

La parola a Consiglio e Commissione

La commissaria per l’Uguaglianza, Helena Dalli, ha voluto ribadire che “nonostante l’Unione Europea non ha competenza sul diritto di aborto nelle normative degli Stati membri”, in ogni caso  “la Commissione respinge con forza qualsiasi arretramento sui diritti di salute riproduttiva e sessuale e i governi nazionali devono rispettare i diritti fondamentali degli uomini e delle donne”. Per questo motivo la commissaria Dalli si è detta “impegnata a fare quanto è in mio potere per portare avanti questa battaglia nelle istituzioni. Il progresso è possibile solo se nessuna donna viene lasciata sola”.

Da parte della presidenza di turno portoghese del Consiglio dell’UE, la segretaria di Stato per gli Affari europei, Ana Paula Zacarias, ha voluto assicurare al Parlamento Europeo che “in questo semestre daremo grande importanza ai diritti delle donne, in particolare a quelle in situazioni vulnerabili”. Anche Zacarias ha concesso che “Bruxelles non ha competenza sulle politiche nazionali a questo riguardo, ma il diritto sessuale e riproduttivo è al centro dell’impegno dell’UE nella protezione dei diritti umani“. La promessa è che “soprattutto durante la pandemia, l’Unione Europea rimarrà vigile e unirà le proprie forze”.

Tags: abortocommissione europeaConsiglio dell'Uehelena dallilegge anti-abortoparlamento europeoPoloniaproteste poloniastato di dirittounione europea

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