Bruxelles – “Qui non solo rischiamo di ereditare una generazione perduta, ma c’è il pericolo di assistere alla nascita di una generazione disperata”. Si esprime in questi termini il Commissario per il lavoro e i diritti sociali Nicolas Schmit alla tavola rotonda organizzata dall’ETUC, la Confederazione europea dei sindacati, per fare luce sullo stato di incertezza che sta colpendo in particolare le giovani generazioni a causa della crisi innescata dalla pandemia di COVID-19.
I dati, menzionati nel corso dell’evento, coinvolgono a pieno titolo l’Unione Europea in una crisi che vede tra le prime vittime gli studenti e i giovani lavoratori, con gli uni talvolta danneggiati dalle limitazioni della didattica a distanza e gli altri costretti spesso a subire per primi l’impatto della pandemia sul mondo del lavoro a causa della mancanza di sufficienti tutele contrattuali. Secondo quanto affermato dall’ETUC, infatti, nell’UE un giovane su sei ha perso il lavoro nell’ultimo anno e in alcuni Stati membri il tasso di disoccupazione giovanile della popolazione in età lavorativa al di sotto dei 25 anni ha raggiunto percentuali prima inimmaginabili (in Spagna sfiora il 40 per cento).
Ma se la mancanza di un’occupazione è un aspetto da non trascurare, Schmitt ha messo in guardia rispetto alla portata generale della crisi. “Il lavoro è solo una parte del problema. Ciò che è preoccupante è la pandemia parallela che riguarda la salute mentale dei giovani, un dramma che rende l’attuale crisi peggiore della crisi finanziaria di dieci anni fa”, ha dichiarato il membro della Commissione europea parlando dei problemi che stanno affrontando molti giovani anche nel garantirsi il sostentamento. “Ce ne sono tanti che non hanno supporto dalla loro famiglia e che devono fare la fila ai banchi alimentari per procurarsi del cibo. È terribile immaginare che nel fiore della propria giovinezza si debba andare alla ricerca di cibo, si abbiano problemi a pagare il tetto sotto il quale si vive. È la parte più drammatica di quello che stiamo attraversando”, ha detto Schmit denunciando quello che numerosi video hanno trasmesso da diverse parti d’Europa sulle difficoltà che stanno accusando i più giovani.
Il rischio è che la pandemia lasci in eredità una “generazione disperata” che accomuna tutta una fascia d’età di persone alle prese anche con esperienze diverse. “Parlo di chi ha perso il lavoro, di chi lo cerca ma non lo trova perché le imprese non assumono, di coloro che hanno un impiego precario e che hanno subito un ulteriore deterioramento delle loro condizioni, parlo di chi desidera iniziare un tirocinio senza potervi accedere. Infine parlo dei giovani artisti, che non possono esibirsi”, ha continuato il lussemburghese. Un’emergenza che deve incoraggiare gli Stati a impegnarsi a dedicare ampio spazio nei loro piani nazionali di ripresa all’occupazione e l’apprendimento lavorativo dei giovani.
Schmit però ha posto l’accento soprattutto sul dovere da parte degli Stati membri di dare una scossa all’occupazione giovanile implementando lo strumento della nuova garanzia giovani come proposto da Bruxelles a luglio 2020. “Bisogna renderla effettiva per tutti i giovani e soprattutto è il caso di offrire loro delle opportunità non solo per mandarli a lavorare da qualche parte”. La priorità è un cambio di approccio. “Dobbiamo lottare per un’occupazione di qualità. C’è questa idea che qualsiasi lavoro è meglio di niente. È quanto di più sbagliato e ingannevole esista”, ha detto il commissario, che vede in questo atteggiamento la strada che alimenta il lavoro precario. “Dobbiamo smetterla di dire ai giovani ‘eccoti un lavoro’. Dobbiamo potergli dire: ‘ecco il lavoro con cui potrai costruire la tua vita professionale’ “.
Drastico anche il giudizio sull’abuso che spesso viene fatto dei tirocini. “Dobbiamo assicurarci che quando svolgono degli stage i giovani siano pagati adeguatamente. Non possiamo permettere che tirocini durino per sempre e che un tirocinio ne sostituisca un altro per fare esattamente lo stesso lavoro”.
Tutelare la carriera professionale dei giovani significa secondo il commissario anche aumentare gli standard di protezione per coloro che lavorano, anche da freelance, per le grandi piattaforme digitali. “Molti lavoratori della cosiddetta gig economy sono giovani pagati per una manciata di soldi, esposti a numerosi altissimi. Hanno bisogno di più protezione, devono godere del diritto a ottenere dei contratti di lavoro collettivi, di poter disporre delle condizioni normali previste dalla legge”. Tutte sfide definite da Schmit “enormi, ma che competono alla nostra Europa”.