Bruxelles – L’Unione europea si pone degli obiettivi, e non c’è dubbio che l’Italia è tra gli Stati membri avrà il suo bel da fare per rispettarli. Perché l’economia tricolore con il suo mercato del lavoro “soffre di molte debolezze strutturali e problemi di lunga data”. Valdis Dombrovskis solleva la questione italiana presentando il piano d’azione per tradurre in atto il pilastro sociale europeo. Il vicepresidente esecutivo della Commissione europea illustra innanzitutto gli obiettivi fissati nella comunicazione destinata agli Stati membri, titolari delle competenze in materia di politiche del lavoro.
Entro il 2030 si vuole fare in modo che almeno il 78% delle persone di età compresa tra 20 e 64 anni abbia un impiego. Ancora, ogni anno almeno il 60% di tutti gli adulti dovrebbe prendere parte a percorsi di formazione. Terzo obiettivo, ma non meno importante, il numero di persone a rischio di povertà o esclusione sociale dovrebbe essere ridotto di almeno 15 milioni.
Per centrare questi obiettivi serviranno riforme vere nel mercato del lavoro, comprendenti i sistemi di orientamento, assistenza e formazione, e rapporti con le imprese. Vuol dire almeno quattro cose: promuovere maggiori e migliori opportunità di lavoro; sostenere gli imprenditori e e promuovere una nuova cultura d’azienda a sostegno dei dipendenti; investire in istruzione, formazione, competenze e innovazione di alta qualità e inclusivi; e concentrarsi sul miglioramento delle condizioni di vita e di lavoro per coloro che ne hanno più bisogno. Compiti per casa per gli Stati, da svolgere immediatamente. Cioè è vero soprattutto per l’Italia.
E’ rispondendo alla stampa che Dombrovskis esce dalla portata generale del piano d’azione europeo per ricordare le “molte debolezze strutturali” del sistema Paese, a cui si aggiungono “problemi di lunga data per la debole crescita di produttività che devono essere affrontati”. Ricorda che in parte sono già stati affrontati nelle raccomandazioni specifiche per Paese della Commissione europea, ma quanto fatto non basta. Considerando che “la pandemia sta peggiorando le cose” bisogna fare tesoro del Recovery Fund. “Al momento stiamo discutendo con il governo italiano come affrontare queste debolezze con il piano di ripresa da accompagnare con le dovute politiche sociali”.
Ma anche al di fuori dell’ambito delle riforme da cantierare entro il 2026, la Commissione continuerà ad affiancarsi ai governi. Oltre al meccanismo per la ripresa col suo recovery fund resta fermo il semestre europeo, il coordinamento delle politiche economiche. “Rimarrà lo strumento principale per guidare le politiche degli Stati membri e monitorarne i progressi”, ricorda Dombrovskis. “Garantirà inoltre che ogni paese metta in atto riforme e investimenti adeguati per raggiungere gli obiettivi sociali in tempo”. Insomma, è tempo di riforme, e l’Europa non fa che ricordarlo una volta di più.