Bruxelles – Per l’adesione dell’Ue alla Convenzione di Istanbul contro la violenza sulle donne non è necessario attendere la previa adesione di tutti gli Stati membri, e dunque si deve iniziare a rispettarne principi e contenuti immediatamente. Lo sostiene l’avvocato generale Gerard Hogan, nelle conclusioni con cui suggerisce alla Corte di giustizia dell’UE come procedere in termini giurisprudenziali sulla questione. Da un punto di vista politico e procedurale, sostiene il giurista, “il Consiglio ha la facoltà, ma non l’obbligo, di attendere l’accordo comune di tutti gli Stati membri a vincolarsi a tale convenzione, prima di decidere se e in che misura l’UE vi aderirà”.
Secondo la sua impostazione dunque l’UE può anche fare a meno dell’unanimità e aggirare ritardi e ostruzionismi di Paesi recalcitranti come Polonia e Ungheria attraverso i dispositivi previsti dai trattati. In particolare la convenzione di Istanbul può essere conclusa a livello comunitario “in base degli articoli 78, paragrafo 2, 82, paragrafo 2, 84 e 336 del Trattato sul funzionamento dell’UE mediante due decisioni separate”.
La Convenzione di Istanbul è un trattato internazionale. La firma di un trattato ne “cristallizza” testo e contenuti. E’ una sorta di sottoscrizione preliminare, un atto mediante il quale lo Stato (o il soggetto di diritto internazionale) esprime il proprio interesse nel trattato e la propria intenzione di diventarne parte. Lo Stato, sebbene “non vincolato dalla firma”, ha comunque “l’obbligo di non privare un trattato del suo oggetto e scopo” finché non ha espressamente manifestato l’intenzione di recedere.
Ad ogni modo tutto è rimesso al Consiglio UE. Per l’avvocato generale la decisione dell’UE sulla conclusione della convenzione di Istanbul “sarebbe compatibile con i Trattati” anche in caso di mancanza di un comune accordo. Allo stesso modo si possono attendere tutti. La decisione è dunque politica. “Spetta esclusivamente al Consiglio decidere quale di queste due
soluzioni sia preferibile”. Dunque il suggerimento non è solo per la Corte di Lussemburgo, ma pure per Bruxelles e le sue capitali.