Bruxelles – Nel piano dell’UE per lo sviluppo dei prodotti biologici non saranno inseriti obiettivi vincolanti imposti agli agricoltori europei. Il passaggio dall’agricoltura convenzionale a quella biologica “è del tutto volontario, è auspicabile ma rimarrà su base volontaria”. Lo chiarisce il commissario europeo per l’Agricoltura, Janusz Wojciechowski, illustrando il piano UE presentato lo scorso 25 marzo in audizione all’Europarlamento, nella commissione per l’Agricoltura (AGRI).
Aumentare la produzione e il consumo di prodotti biologici e raggiungere il 25 per cento dei terreni agricoli adibiti all’agricoltura biologica entro il 2030 (oggi all’8,5 per cento) sono gli obiettivi centrali della Strategia. Il commissario polacco ottimista che “stiamo per raggiungere il nostro obiettivo”, secondo le ultime tendenze anche durante la pandemia da Coronavirus è aumentato il consumo dei prodotti bio. Si dice ben consapevole che gli Stati dell’UE partono da realtà molto diverse sulle quote dei terreni agricoli adibiti al bio (dallo 0,5 per cento a oltre il 25 per cento, l’Italia è nel mezzo con il 15 per cento) e che quindi anche i progressi compiuti finora sono d’intensità diversa. Il Commissario ha confermato che la cifra del 25 per cento fissata da Bruxelles come obiettivo al 2030 da raggiungere è da calcolare come una media per l’UE.
Il potenziale di crescita del biologico in Europa, secondo lui, ha ancora un enorme margine di sviluppo soprattutto in quegli Stati membri “che sono più indietro nello sviluppo del bio”, dice citando la sua Polonia ferma al 3,5 per cento. La produzione biologica per la Commissione è un esempio “verso prassi” di coltivazione “più sostenibili”, con uso maggiore di energia rinnovabili, standard di benessere degli animali maggiori e per questo va sostenuta.
Il piano si articola in 23 azioni che si giocano essenzialmente su 3 pilastri: l’aumento del consumo, l’aumento della produzione di prodotti bio e il miglioramento della sostenibilità del settore, in modo da rafforzare il ruolo dei prodotti organici nella lotta al cambiamento climatico e per una gestione sostenibile delle risorse. La sfida forse più grande che si trova ad affrontare l’UE per realizzare gli obiettivi del piano è stimolare il mercato con un aumento della domanda dei prodotti bio, altrimenti l’aumento della produzione non sarebbe giustificato.
Nel dibattito in audizione è emerso con forza questo aspetto e alcuni eurodeputati come Paolo De Castro (S&D) e Herbert Dorfmann (PPE) hanno insistito sulla necessità, per raggiungere l’obiettivo fissato, di aumentare la domanda e trovare sbocchi per il biologico. Il “piano è ambizioso”, sottolinea De Castro nel suo intervento. Ma “senza un aumento della domanda, si rischia di minare il valore delle nostre produzioni”, ha considerato. Sottolinea ancora che “le scelte alimentari più sane e sostenibili – dati i limiti produttivi o i costi – potrebbero non essere le più sostenibili per i consumatori. E quindi serve un serio programma di educazione alimentare perché i consumatori possano riconoscere il valore aggiunto delle loro scelte” e non basarle solo sui prezzi più elevati. Ha inoltre insistito sulla necessità di non dimenticare i prodotti DOP e IGP nella politica di promozione agricola, come già sottolineato in passato.
Il commissario è passato a illustrare inoltre gli strumenti finanziari a sostegno del settore biologico, sempre nell’ottica europea di trovare una sinergia tra i vari strumenti a disposizione degli Stati membri. Sicuramente la nuova Politica Agricola Comune (PAC) attraverso i cosiddetti eco-schemi svolgerà un ruolo chiave, così come il programma di ricerca Horizon Europe e le politiche di promozione agricola. Mentre alcuni eurodeputati hanno suggerito di utilizzare i fondi del piano nazionale di ripresa economica dal Coronavirus (Recovery plan), che gli Stati membri dovranno presentare in via definitiva a Bruxelles entro fine mese, per incoraggiare la produzione biologica. “I piani di ripresa possono includere misure a favore del biologico”, ha risposto Wojciechowski, dicendosi quindi favorevole. Anche se come ha chiarito alla fine del suo intervento non ci saranno obiettivi vincolanti per gli agricoltori europei, ma la conversione al bio sarà solo volontaria.