Bruxelles – Il Parlamento Europeo è in prima linea sul fronte della regolamentazione dell’intelligenza artificiale sul suolo dell’Unione Europea. La Commissione UE ha promesso entro questa primavera un quadro giuridico sull’IA, ma gli eurodeputati hanno messo in chiaro che vogliono seguire da vicino la questione, perché siano garantiti tutti gli standard di sicurezza e il rispetto dei valori europei.
Nella nuova relazione sul futuro digitale dell’Europa, adottata dalla commissione per il Mercato interno e la protezione dei consumatori con 39 voti a favore e 5 astensioni, gli eurodeputati hanno chiesto un insieme comune di regole sull’intelligenza artificiale e un maggiore sostegno alle piccole e medie imprese per l’innovazione digitale. Alla Commissione UE viene chiesto di affrontare le sfide legate alle competenze digitali, alla connettività e agli sviluppi tecnologici che possono sostenere i settori pubblici e privati.
Nella relazione della commissione IMCO è stato messo nero su bianco che i legislatori UE devono stimolare un’innovazione digitale che sia affidabile, equa, accessibile e umanocentrica, ovvero con un adeguato livello di controllo umano sul processo decisionale degli algoritmi. A beneficiarne saranno anche le imprese europee, che richiedono un sostegno attraverso strutture di prova, un migliore accesso ai dati, requisiti normativi più semplici e finanziamenti. “L’intelligenza artificiale potrebbe aiutarci ad affrontare molte sfide sociali, dal trattamento delle malattie, alla riduzione dell’impatto ambientale sull’agricoltura”, ha commentato la relatrice Deirdre Clune (PPE), “ma ha bisogno di fiducia”. Clune ha ribadito la necessità di creare “un ambiente adatto per gli investimenti e l’innovazione a beneficio di imprese e start-up, ma anche dei consumatori europei”.
Sul breve termine, gli eurodeputati hanno riconosciuto la necessità di un quadro giuridico per l’IA, “per evitare discriminazioni e assicurare che i diritti fondamentali dei cittadini europei siano ben protetti”. Solo a quel punto le soluzioni di tecnologia avanzata potranno “ridurre le barriere esistenti e la frammentazione del mercato interno, sostenere l’economia digitale europea e la sua competitività“, ma anche contribuire “alla sicurezza, all’istruzione, all’assistenza sanitaria, ai trasporti e all’ambiente”. Sul lungo periodo, infine, l’intelligenza artificiale e potrà “aiutare la transizione verso un’economia circolare e sostenibile”, grazie a nuovi modelli di business basati sull’efficienza energetica dei sistemi di elaborazione dati, e “soddisfare le esigenze delle regioni urbane, rurali e isolate dell’Unione”.
L’impatto sul sistema democratico
Non c’è solo la questione del supporto alle tecnologie all’avanguardia nel radar degli eurodeputati. Il comitato speciale sull’intelligenza artificiale nell’era digitale (AIDA) e il Comitato speciale sull’interferenza straniera in tutti i processi democratici nell’Unione Europea, compresa la disinformazione (INGE) hanno ospitato ieri (giovedì 15 aprile) un’audizione pubblica sul futuro della democrazia nell’era digitale. Due panel di esperti si sono concentrati sulla ricerca degli equilibri normativi in una società che sarà sempre più guidata dalla tecnologia.
Il primo panel ha avuto come focus l’aderenza della regolamentazione sulle interazioni online con quella relativa all’offline, con una particolare attenzione alle sfide per la democrazia rappresentate delle questioni di incitamento all’odio sui social media. Nel secondo panel è stato discusso l’utilizzo di contenuti falsi (come i deepfake) per la diffamazione e le campagne di disinformazione, legate anche a interferenze straniere. A questo proposito è stata riconosciuta la necessità di un approccio comune all’etichettatura dei contenuti, in modo che gli utenti sappiano quando sono esposti a contenuti non autentici o modificati, e maggiori investimenti sula conoscenza digitale, per rendere i sistemi democratici più resilienti.
“All’alba dell’era digitale dobbiamo stabilire regole che garantiranno che l’intelligenza artificiale non venga utilizzata per minare la democrazia”, ha sottolineato Dragoş Tudorache (Renew Europe), presidente della commissione AIDA. In particolare, l’UE dovrà concentrasti sulla costruzione di “un’alleanza di democrazie digitali abbastanza forte da stabilire regole e standard comuni“, ma anche sul rafforzamento della sicurezza informatica, che si rifletta “nella nostra politica di difesa, nella cooperazione con la NATO e nella nostra strategia globale”, ha aggiunto Tudorache.
Gli ha fatto eco il presidente della commissione INGE, Raphaël Glucksmann (S&D): “Troppo spesso, queste tecnologie vengono utilizzate da attori stranieri ostili”, allo scopo di “manipolare l’opinione pubblica e indebolire le nostre democrazie”. Ecco perché la legislazione europea sui servizi digitali “deve essere ambiziosa e ampia”, ha aggiunto Glucksmann: “Abbiamo bisogno di nuovi strumenti normativi per combattere le campagne di disinformazione prodotte su scala industriale e lanciate dall’estero”, tenendo come punto fermo “la libertà di parola e i dibattiti democratici” che caratterizzano il vertice della scala di valori dell’Unione Europea.