Roma – Ultimi giorni per limare progetti e riforme. Domani il Consiglio dei ministri approverà il Recovery plan italiano, lunedì la presentazione alle Camere e subito dopo l’invio alla Commissione europea. Nonostante le voci di possibili ritardi Draghi e i ministri della cabina di regia hanno dato l’ultimo colpo di gas per rispettare i tempi previsti di presentazione della fine del mese. Una condizione non obbligata ma stringente per poter contare sull’anticipo dei fondi del 13 %, pari a oltre 24 miliardi sul totale del PNRR.
Guardando subito alle cifre della bozza, che proprio in queste ore è all’esame della cabina di regia e dei capi delegazione dei partiti, viene confermata l’integrazione del piano da 191,5 miliardi di euro con l’attivazione di un fondo complementare da 30 miliardi che andrà a finanziare i progetti “fuori sacco che non rientrano nei criteri più stringenti indicati da Bruxelles. Un approccio integrato al Piano di ripresa, dunque con le stesse procedure di approvazione e monitoraggio” con l’unica differenza che i progetti ‘extra recovery’ non hanno l’obbligo di rendicontazione a Bruxelles e possibilità di scadenze più lunghe del 2026. Il totale degli investimenti raggiunge dunque la cifra di 221,5 miliardi di euro.
Secondo le previsioni del governo l’impatto atteso sull’economia per ognuno dei prossimi 5 anni, prevede l’aumento di 1,4 punti di Pil in più rispetto al quinquennio precedente. Nel 2026 la crescita sarà 3 punti in più di uno scenario senza l’intervento del Piano nazionale di ripresa e resilienza.
Nella distribuzione delle risorse alla rivoluzione verde e transizione ecologica saranno assegnati circa 57 miliardi il 30 % del totale che con i 25,3 miliardi destinati alle infrastrutture e alla mobilità sostenibile dovrebbero raggiungere il target indicato dall’UE. Al secondo pilastro della digitalizzazione e innovazione del Paese sono destinati 42,5 miliardi, circa il 22 %, indirizzati per una parte consistente alla pubblica amministrazione, alla banda ultra larga e sostegno alle filiere innovative del settore privato.
Una posta di 31,7 miliardi di euro sono indicate a favore dell’istruzione e ricerca con investimenti mirati per gli asili e l’educazione della prima infanzia, agli edifici scolastici e alle infrastrutture digitali, formazione degli insegnanti e al rafforzamento della ricerca.
Poco più di 19 miliardi sono destinati all’inclusione sociale, alle politiche per il lavoro con lo sviluppo dei centri per l’impiego e l’imprenditorialità femminile. In questo capitolo rientreranno anche i progetti di rigenerazione urbana destinati principalmente ai comuni e alle periferie delle città metropolitane.
Infine le risorse per la salute a cui verranno stanziate risorse per 15,6 miliardi di euro con l’obiettivo di rafforzare la sanità territoriale per cure primarie e gli ospedali di prossimità, la telemedicina e in generale la modernizzazione dell’assistenza domiciliare.
Nella bozza viene confermata una governance che affida ai ministeri e agli enti locali territoriali la responsabilità diretta dell’attuazione. Ciò vale per la realizzazione degli investimenti e delle riforme nei tempi concordati e la corretta ed efficace gestione delle risorse. Monitoraggio rendicontazione e trasparenza sono a affidate al ministero dell’Economia che funge anche da punto di contatto con la Commissione europea.