Bruxelles – Può essere soddisfacente e certamente lo sarà, ma alla fine quel che conta è che il piano per la ripresa dell’Italia non sia soltanto bello da leggere. Paolo Gentiloni incalza Mario Draghi e il suo governo a fare quello che verrà promesso, perché questa sarà la sola cosa che conterà. “Il problema con il piano è l’attuazione”, sottolinea il commissario per l’Economia intervenendo a MilanoCapitali, l’evento organizzato da Milano Finanza. “Credo che il governo dovrà semplificare le procedure. Un’occasione come questa se fosse sprecata da ritardi e inefficienze sarebbe un problema“.
Si tratta per certi aspetti dello stesso invito che Gentiloni aveva rivolto al precedente governo. A dicembre lo stesso commissario italiano aveva invitato l’allora presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, a creare corsie preferenziali per garantire la realizzazione del recovery plan nazionali. Oggi, a distanza di mesi, tiene il punto. Non si può rischiare di vanificare un programma senza precedenti nella storia dell’Unione con gestioni scellerate o poco oculate.
Gentiloni ribadisce una volta di più che se il meccanismo europeo per la ripresa funziona, l’emissione di titoli di debito comune potrà essere ripetuta in futuro. Ma tutto o quasi dipende dalla capacità dell’Italia. NextGenerationUE, il programma da 750 miliardi di euro con il suo fondo per la ripresa da 672,5 miliardi “sarà una grande sfida, non solo per la quantità di soldi” da dover utilizzare, “ma sarà una grande occasione anche per l’Italia per ricostruire bene e meglio”. Nello specifico “per l’Italia è l’occasione unica di liberarsi da una cappa ventennale di bassa crescita“. A patto che si facciano le riforme e si attui nel rispetto degli impegni e delle scadenze le misure contenute nel piano nazionale, che fin qui soddisfa Bruxelles.
“Abbiamo apprezzato la decisione del governo italiano di presentare il piano entro il 30 aprile e non chiedere più tempo”, la premessa di Gentiloni. “Questo ha comportato un’accelerazione dei lavori”, ma alla fine “abbiamo fatto credo un ottimo lavoro“. Quindi precisa. “La differenza con altri Paesi è che le autorità italiane e i servizi della Commissione hanno fatto in una settimana il lavoro che altri Paesi hanno fatto in un mese, senza ridurre la qualità“. Sulla carta tutto a posto, dunque. L’Italia ha le credenziali per evitare brutte sorprese. “Ovviamente questo è un inizio”, precisa Gentiloni. “Ogni due volte l’anno la Commissione dovrà decidere se erogare la parte di finanziamento che aspetta, e lo farà non su discrezionalità politica ma nel rispetto del piano”. Bisognerà saper attuare quanto messo su carta.
La Commissione resta disposta a fare quanto in suo potere per aiutare il più possibile gli Stati. Resta ferma la convinzione che, seppur non semplice, si possa permettere di avere il prefinanziamento del 13% già prima della pausa estiva, e quindi al più tardi per inizio agosto. “Ci sto lavorando”, assicura Gentiloni. Ma molto dipenderà dalla rapidità di approvazione dei Parlamenti nazionali dell’accordo sulle risorse proprie. Il commissario per l’Economia comunque offre ottimismo sull’andamento dell’economia. Le cose sembrano andare meglio del previsto.
Per quest’anno i servizi della Commissione avevano previsto una crescita per l’area euro del 3,8%, poi il Fondo monetario internazionale ha previsto il 4.4%. Il 12 maggio Bruxelles renderà note le nuove previsioni economiche, e Gentiloni anticipa che “la prospettiva di avere una crescita forte è molto realistica“.