Bruxelles – Russia, ma soprattutto Bielorussia e i nodi di due dossier sempre più difficili da districare. Il Consiglio europeo al via a Bruxelles si complica più di quanto i leader dell’UE potessero immaginare alla luce del dirottamento del volo Ryanair a Minsk per eseguire l’arresto del giornalista ostile al regime di Alexander Lukashenko. La mossa senza precedenti ha costretto una riscrittura dell’agenda dei lavori, con l’inclusione all’ultimo momento del dossier bielorusso. Leader fermi nel condannare l’accaduto e nel chiedere il rilascio immediato del gionralista, meno decisi sul da farsi. L’opzione di sanzioni è sul tavolo, ma non è detto che si possa procedere in tal senso già a partire da questa sera.
E’ stata invocata la necessità di indagini internazionali, con l’UE che pensa di lasciare all’Organizzazione internazionale dell’aviazione civile (ICAO) il compito di raccogliere ulteriori informazioni. Adottare misure restrittive senza un quadro completo e dettagliato rischierebbe di complicare politicamente una situazione già di per sé tutt’altro che semplice. Senza contare che Lukashenko è forte dell’alleanza con Vladimir Putin. Colpire un alleato del presidente russo potrebbe innescare reazioni difensive da parte di Mosca in senso anti-europeo.
Un vero e proprio rompicapo su cui l’UE rischia di sbattere la testa. Si guarda all’Europa perché si attendono reazioni concrete, ma è possibile che sulla questione bielorussa risposte immediate non arrivino. Anche perché ci sono Paesi attorno al tavolo che vorrebbero cercare di mantenere quanto più possibile aperto il canale di dialogo con Mosca, così come con Minsk.
Ma non rispondere rischia di minare la credibilità politica di un’Europa che si presenta all’appuntamento del vertice straordinario dei capi di Stato e di governo ancora divisa sul clima. I Paesi dell’est, specie i più fortemente dipendenti dal carbone (Polonia e Romania su tutti) sono quelli che per tagliare del 55% le emissioni clima-alteranti devono fare investimenti più sostanziosi e chiedono più fondi europei. Mentre altri Paesi, come Italia e Germania, nutrono ancora riserve sui criteri di calcolo basati sul PIL del 2013, che sarebbe finanziariamente penalizzante. Ci sarà del lavoro da fare, ma non è ancora esclusa la possibilità di una mancata intesa e la conseguenza ‘cancellazione’ della parte sul clima dalle conclusioni del vertice.