Bruxelles – L’Unione Europea pedala, ma con le biciclette degli altri. Secondo i dati Eurostat pubblicati oggi (giovedì 3 giugno) in occasione della Giornata mondiale della bicicletta, nel 2020 sono state 5,7 milioni le bici classiche ed elettriche importate dall’estero, a fronte di 1,5 milioni esportate verso i mercati extra-UE (quasi quattro volte in meno). Tradotto in termini economici, il valore complessivo dell’import è stato pari a 1,65 miliardi di euro, mentre l’export a 898 milioni: lo scorso anno la bilancia commerciale UE del settore ciclistico ha fatto registrare un -753 milioni di euro.
Scomposto nelle sue due componenti (tradizionale ed elettrico), il mercato europeo delle biciclette ha mostrato tendenze differenziate, ma comunque in crescita rispetto al 2019. Per quanto riguarda le bici classiche, lo scorso anno ne sono state esportate 1,2 milioni (+35 per cento, per un valore di 471 milioni di euro), soprattutto verso i mercati di Regno Unito e Svizzera. Lo stesso si può dire delle biciclette a pedalata assistita e con motore elettrico ausiliario, le cui esportazioni sono cresciute del 43 per cento rispetto all’anno precedente (273 mila in totale, per 427 milioni di euro).
Sul fronte delle importazioni, invece, si è registrato un leggero calo per quanto riguarda le biciclette classiche (-3 per cento rispetto al 2019). Ma la quantità complessiva di acquisti dall’estero – in particolare da Cambogia, Cina e Taiwan – è ancora nell’ordine dei 5 milioni, per una spesa annuale di 930 milioni di euro. È invece in crescita (+43 per cento) la percentuale di bici elettriche importate soprattutto da Cina, Vietnam e Taiwan, che da solo soddisfa la metà della domanda europea: sono 839 mila, per un valore pari a 721 milioni di euro.