Roma – Archiviato il ciak del PNRR, per Mario Draghi testa subito a Bruxelles e al Consiglio europeo di giovedì e venerdì, l’ultimo prima della pausa estiva. Nelle comunicazioni in Parlamento il capo del governo ha fatto una lunga disamina degli argomenti sul tavolo dei 27, dalle buone prospettive per l’economia, grazie ai risultati delle campagne vaccinali, in Italia e in Europa.
Un “ragionevole ottimismo”, la fiducia che “sta tornando” ma anche i rischi di ripresa della pandemia con le varianti o l’inflazione. Per quanto l’aumento sia “temporaneo, perché legato a un recupero della domanda, a strozzature dell’offerta e a effetti contabili”, bisogna prestare attenzione.
Il tema dei vaccini resta attualissimo con le strategie per andare alla massima velocità e migliorarne l’accesso ai Paesi più poveri perché “non è solo una questione etica ma di priorità sanitaria”. Se la pandemia dura a lungo ci sono più probabilità che il virus muti in varianti contagiose che possono sfuggire alla copertura dei vaccini. Dunque il nodo dei brevetti, la necessità di aumentare la produzione e per una distribuzione più equa, che sarà affrontato nell’ambito di un negoziato del WTO (Organizzazione mondiale del commercio). Su questo ha ricordato che la Commissione europea è pronta a presentare una sua proposta.
La questione più attesa, almeno per l’Italia, sarà quella dei flussi migratori che lo stesso Draghi ha chiesto che entrasse nell’agenda del prossimo vertice. Era dal 2018 che non era più all’ordine del giorno ma “non è rivendicare il merito ma marcare una sensibilità diversa e capire che questi problemi si possono affrontare solo insieme”. Non sarà facile perché ammette che se “c’è un ampio convergenza per superare il regolamento di Dublino,” convenzione stabilita per gestire numeri contenuti, “al momento una solidarietà obbligatoria verso i Paesi di primo arrivo e la presa in carico dei salvataggi in mare, rimane divisiva per i 27 Stati membri”.
Dunque serve un’alternativa per fare in modo che nessuno sia lasciato solo. L’azione comune richiamata dal premier è “la dimensione esterna dell’UE” verso le aree di partenza, nella consapevolezza che il fenomeno sarà sempre più rilevante. “Ma questo non significa solo contenimento dei flussi – ha precisato – ma cooperazione e gestione anche dell’immigrazione legale”. La Libia e la sua stabilizzazione sarà uno dei Paesi chiave, con le rotte che si sono spostate dal fronte orientale al Mediterraneo centrale e occidentale su cui “serve una maggiore considerazione dal punto di vista politico e finanziario”.
Per la politica estera il Consiglio europeo affronterà principalmente il tema dei rapporti con la Turchia. Rimane la necessità di collaborare come scelta strategica senza rinunciare ad affermare la preoccupazione per il rispetto dei diritti fondamentali delle donne, civili e umani. “È importante la franchezza e denunciare le violazioni”, e citando il presidente americano Joe Biden al recente G7, “il silenzio e complicità”.
Dopo il via libera al Piano nazionale di ripresa e resilienza, diverse sollecitazioni sono scaturite dal dibattito in aula. Tra questi il futuro del Patto di stabilità e crescita, attualmente sospeso a causa della crisi pandemica. Una previsione su cui Mario Draghi si era espresso anche in passato e che ha ribadito con chiarezza: “Non ci sono pericoli che possa essere ripresentato nella stessa forma di prima. Tuttavia la discussione è appena iniziata durerà ancora fino a tutto il 2022”.