Roma – Senza il pilastro sociale l’Unione europea non può esistere. Una consapevolezza che durante la pandemia si è rafforzata e non solo per le ragioni ovvie legate alla perdita dei posti di lavoro e le necessarie protezioni ma anche per il supporto della sanità pubblica e più in generale del welfare.
Il vertice di Porto che ha inserito tre nuovi obiettivi ai diritti sociali proclamati dall’Ue nel 2017, per rafforzare il pilastro. Un tasso di occupazione di almeno il 78%, la soglia minima 60% degli adulti in formazione, e la riduzione di 15 milioni di persone e 5 milioni di bambini a rischio di esclusione sociale o povertà.
Dalle ultime scelte del Consiglio Europeo è partito il confronto organizzato dalla rappresentanza italiana dell’UE e del Parlamento europeo, che ha concordato su un insegnamento che la pandemia ha svelato in tutta la sua semplicità: il mercato da solo non ce la fa.
Un concetto che ha fatto suo Nicolas Schmit, commissario europeo per il Lavoro e diritti sociali, aggiungendo che la dimensione sociale è uno degli aspetti cruciali del dialogo in corso sul Futuro dell’Europa. “Il dialogo che stiamo costruendo con i cittadini è utile per conoscere quello che vogliono per sé stessi e il futuro delle persone non è un concetto astratto”. Poi spetta a chi prende le decisioni “tradurre i diritti sociali in realtà tangibili” e il banco di prova sarà già con i piani di rilancio. Schmit ricorda che per raggiungere i target del Next generation EU, su tutti le transizioni ecologica e digitale, la rete di protezione sarà fondamentale: “L’investimento sulla formazione, sulla riqualificazione professionale, è un impegno che non si può eludere”.
La grande sfida sarà dunque “come trasformare la gran mole di risorse messe in campo in nuovo lavoro e generare occupazione” ha detto il ministro del Lavoro Andrea Orlando, reduce insieme al commissario europeo dal G20 di Catania dedicato proprio a questi temi. La giornata poi registra un passo avanti significativo nella legislazione italiana dove in commissione è stata approvato il testo sulla parità di salariale e contro le discriminazioni di genere nel lavoro.
Una volta tanto in anticipo anche sulla direttiva europea, la Camera dei deputati ha fatto il primo passo. Ma la parità di stipendio non è sufficiente, “serve anche investire sulle infrastrutture sociali perché altrimenti le donne continueranno a pagare sempre il prezzo più alto”, ha aggiunto Orlando.
Rendere permanente il programma SURE è la posizione di molti ospiti dell’evento come quella del vicepresidente del Parlamento europeo Fabio Massimo Castaldo, con l’obiettivo di mettere nell’UE le tutele sociali allo stesso rango delle libertà economiche.
Cassa integrazione europea strumento essenziale per affrontare la transizione del Next generation EU anche per Maurizio Stirpe della Confindustria, così come per Maurizio Landini. “Questi strumenti devono andare oltre la scelta emergenziale – ha detto il segretario generale della CGIL – questi valori sono da metter al centro sono parte fondante dell’Europa”.