Bruxelles – È bastato osservare le espressioni dei visi del presidente del Consiglio Europeo, Charles Michel, e della presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, durante la conferenza stampa post-vertice straordinario del G7 sull’Afghanistan per intuire il clima di tensione che si respirato oggi pomeriggio (24 agosto) nelle due ore di incontro tra i leader mondiali.
Rigido ed ermetico Michel nel riportare che “la questione più pressante che abbiamo sollevato con gli Stati Uniti e gli altri partner” è stata la necessità di “garantire la sicurezza dell’aeroporto internazionale di Kabul per tutto il tempo necessario per completare le operazioni di evacuazione”. Priva del suo consueto sorriso rassicurante, von der Leyen ha ricordato che “è nostro dovere morale aiutare i cittadini afghani esposti alle ritorsioni dei talebani”. Ma il presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, si è opposto a un rinvio del ritiro dall’Afghanistan degli ultimi militari oltre la fine del mese: rimane la data ultima del 31 agosto.
Convocato in videoconferenza dal primo ministro britannico, Boris Johnson, il vertice straordinario del Gruppo dei Sette sulla situazione d’emergenza in Afghanistan ha avuto tre temi principali all’ordine del giorno: l’evacuazione dall’aeroporto di Kabul dei cittadini e del personale afghano che ha collaborato con le forze statunitensi, europee e della NATO, la questione dei profughi e il coordinamento nell’approccio al futuro governo talebano. Presenti alla riunione anche il segretario generale delle Nazioni Unite, António Guterres, e il segretario generale della NATO, Jens Stoltenberg.
A Bruxelles è ritenuto essenziale portare a termine le operazioni di messa in sicurezza dello staff e delle rispettive famiglie ancora sul suolo afghano e questo, come anticipato prima del vertice, a prescindere dalla scadenza del 31 agosto fissata dai talebani. “La stessa preoccupazione mi è stata fatta presente dai capi di Stato e di governo al livello europeo”, ha ribadito Michel. “Sarà fondamentale garantire passaggi sicuri per permettere il movimento degli afghani anche oltre quella data”.
Considerato il fatto che da Washington non è arrivata una sponda alle richieste europee, i leader del G7 hanno cercato di salvare la faccia fissando una tabella di marcia con i talebani, che garantisca un “corridoio sicuro” a tutti i cittadini che vogliono lasciare il Paese dopo il 31 agosto. Inoltre, come emerge dal comunicato conclusivo della riunione, “i talebani saranno ritenuti responsabili delle loro azioni” per quanto riguarda la prevenzione del terrorismo, i diritti umani – “in particolare quelli delle donne, delle ragazze e delle minoranze” – e il perseguimento di “una soluzione politica inclusiva” in Afghanistan.
A questo proposito si inserisce la questione del supporto umanitario. “Come Unione Europea abbiamo quadruplicato il budget per il 2021 a sostegno dei bisogni urgenti e immediati in Afghanistan e nei Paesi vicini”, ha annunciato la presidente della Commissione UE. Mentre per quanto riguarda i fondi per l’assistenza allo sviluppo – al momento congelati – von der Leyen ha ribadito con forza che la loro erogazione deve essere “strettamente condizionata al rispetto dei diritti umani e delle donne” e che “non bastano le promesse dei talebani, dovremo vedere azioni concrete e credibili sul campo”.
Il cuore della questione è “lavorare in modo coordinato per proteggere i gruppi vulnerabili”, ha spiegato il presidente del Consiglio UE. Michel ha fatto riferimento alla “pianificazione di un’iniziativa che dia un messaggio molto forte a livello internazionale” e che “sarà esposta al G20 presieduto dal premier italiano, Mario Draghi”. Si dovrebbe trattare di quella anticipata proprio dall’inquilino di Palazzo Chigi al vertice di oggi: “L’Italia reindirizzerà le risorse che erano destinate alle forze militari afghane verso gli aiuti umanitari“. L’invito a unirsi in questo impegno è stato esteso a tutti i leader del G7, “compatibilmente con la situazione dei vostri Paesi”, ha aggiunto Draghi, secondo quanto si apprende da Roma. “Il G20 è il giusto formato per discutere di questioni più ampie“, si è complimentata von der Leyen. “Mario Draghi è un membro del G7 e alla luce di quanto emerso oggi seguiranno altri passi”.
Sulla questione della gestione dei flussi migratori, le idee non sembrano essere invece molto chiare, fatta eccezione per i “percorsi sicuri” e il “coordinamento globale per il ricollocamento dei profughi afghani”, come ha spiegato von der Leyen. Da Canada, Regno Unito e Stati Uniti è già arrivata la decisione di aggiornare i programmi di ricollocamento al rialzo, mentre a Bruxelles si discute da quasi un anno sul Patto per la migrazione e l’asilo e sulla solidarietà tra Stati membri UE nella redistribuzione di migranti: “Ne abbiamo bisogno, in questi momenti di crisi è ancora più evidente“, è stato l’appello della capa dell’esecutivo comunitario. Ma Michel ha tagliato corto (“Il flusso migratorio dovrà essere controllato e le frontiere europee protette”), mentre Draghi ha parlato durante la riunione di “uno sforzo enorme” da intraprendere sull’aspetto dell’immigrazione. A una settimana dalla scadenza del ritiro delle truppe statunitensi dall’Afghanistan, appare piuttosto evidente che l’Europa e l’Occidente stiano ancora navigando a vista.