Bruxelles – Il ruolo del Parlamento Europeo nella nuova HERA, l’Autorità europea per la preparazione e la risposta alle emergenze sanitarie, non può essere relegato alla sola approvazione del bilancio. Lo scandiscono chiaramente gli eurodeputati in un confronto aperto con la commissaria europea alla Salute, Stella Kyriakides, nell’Emiciclo di Strasburgo, dove fino a giovedì 7 ottobre si riunisce la plenaria.
Il dibattito in Aula segue uno schema già tracciato poche settimane fa in commissione parlamentare per la salute e l’ambiente (ENVI), in cui la commissaria cipriota ha ricevuto aspre critiche dai deputati per come la Commissione ha scelto di dare alla luce la nuova unità europea anti-crisi sanitarie. La più grande lezione che l’UE vuole apprendere dal COVID-19 è quella di migliorare la prevenzione e la risposta rapida a possibili crisi future. HERA sarà interna alla Commissione Europea, non sarà “indipendente” e avrà una cabina di regia e un comitato per le crisi (crisis board), in cui saranno coinvolti gli Stati membri, alcuni membri della Commissione Europea e a cui è stato invitato a partecipare anche un “osservatore” da parte del Parlamento europeo in qualità di autorità di bilancio (co-legislatore insieme al Consiglio).
In altre parole, HERA diventa la sede del coordinamento tra Commissione e Stati membri, mentre l’Eurocamera avrà solo la possibilità di votare il bilancio dell’agenzia, (circa sei miliardi per sei anni) con un solo osservatore a presenziare il comitato. Saranno però gli Stati membri attraverso il Consiglio ad attivare i poteri di emergenza di HERA, su proposta della Commissione Europea, il che significa anche decidere se e come mobilitare risorse aggiuntive per rispondere alle crisi o altre carenze. Il “Parlamento europeo sarà parte di tutto questo”, si affretta a dire Kyriakides in apertura al suo intervento, ribadendo che non c’era alcuna volontà di escludere il Parlamento. “Per raggiungere il nostro obiettivo di accelerare la nostra risposta a crisi future ci serviva una struttura innovativa”, si giustifica.
Chiarisce che il Parlamento sarà coinvolto integralmente in entrambe le fasi delle azioni dell’HERA, quella della prevenzione e quella dell’azione rapida. “Avranno pieno accesso a tutte le informazioni scambiate e contribuirà a plasmare la preparazione e l’attuazione delle azioni HERA”, assicura. Il bilancio di HERA sarà ovviamente soggetto al vaglio del Parlamento europeo in quanto autorità di bilancio. La commissaria annuncia che l’Autorità ha avviato i lavori venerdì primo ottobre, con la prima riunione del board, ma come già annunciata non sarà pienamente operativa prima del 2022. “Sono ansiosa di vedere presto la nomina dell’osservatore del Parlamento”, ha chiosato.
Trasparenza e controllo democratico: in sostanza le critiche del Parlamento si racchiudono in queste due espressioni. Ad accogliere le sue parole è un Emiciclo molto compatto sulla necessità urgente di avere una nuova autorità anticrisi a livello europeo, ma non altrettanto d’accordo con la Commissione su come organizzarla. “Vogliamo un modello di agenzia come la BARDA americana, con un processo decisionale democratico che coinvolga il Parlamento”, ribadisce dal Partito popolare europeo, Peter Liese. “L’Agenzia ci consentirà di uscire da una futura crisi in maniera più coordinata, ma serve una visione più di lungo termine ed è un peccato che il Parlamento non sia stato invitato al tavolo negoziale”, aggiunge Jytte Guteland dei Socialdemocratici (S&D). “Vorremmo un rafforzamento del nostro ruolo”. “La pandemia ci ha colpito tutti e ci stiamo impegnando in una Unione della Salute”, afferma Michel Rivasi, eurodeputata dei Verdi, ma la nuova autorità sanitaria servirà “per dare ancora più soldi pubblici alle industrie farmaceutiche senza che la Commissione sia tenuta a riferire al Parlamento”. “La necessità di istituire una agenzia di questo tipo certifica il fallimento da parte dell’UE nella gestione del Coronavirus”, denuncia anche Vincenzo Sofo, eurodeputato di Fratelli d’Italia nel gruppo ECR (Conservatori e Riformisti). “Definire una strategia sanitaria europea è necessario ma è inquietante che la Commissione abbia scelto di negare al Parlamento il controllo sui fondi che saranno stanziati”, aggiunge.
I gruppi politici sono uniti nel chiedere una maggiore funzione di controllo democratico, sui fondi e sulle azioni della futura HERA. Nei fatti, l’Europarlamento può opporsi solo a parole con la proposta della Commissione, ma può decidere di rallentare i negoziati interistituzionali in corso con il Consiglio e l’Esecutivo sui tre pilastri dell’Unione della Salute. E’ il modo più immediato per far capire alla Commissione che questa decisione proprio non va.