L’Italia deve cambiare passo. Subito.
E’ questa l’indicazione che emerge dall’ultima riunione del Consiglio dei Ministri. La scadenza del 31 dicembre non è mai stata così vicina, ma gli step necessari per accedere ai fondi messi a disposizione dall’Europa non sono ancora stati raggiunti. Inoltre, le condizionalità a cui è soggetta l’erogazione del Next Generation EU sono così stringenti che potrebbero comportare la perdita del contributo europeo.
Per questo motivo il governo Draghi ha imposto ai singoli Ministeri un ulteriore cambio di passo che consenta a tutti di traguardare gli obiettivi assegnati.
Il lavoro svolto
Da un lato, è stato ribadito l’ottimo lavoro svolto sinora: 549 provvedimenti emessi in 9 mesi e mezzo di Governo. Una cifra record, che vede nel solo bimestre settembre-ottobre lo smaltimento di 199 provvedimenti. Per dare maggiore valore a questo risultato, è stato fatto un raffronto con i precedenti governi, quando durante il Governo Conte I erano stati smaltiti 211 provvedimenti e nel Governo Conte II 172.
Ma quanto realizzato fino ad ora potrebbe non bastare per garantire il traguardo sperato.
I provvedimenti adottati rappresentano solo il 76,2% degli obiettivi assegnati ai singoli Ministeri. Sono 6 i dicasteri che, pur avendo un evidente peso nel meccanismo di ripresa nazionale, hanno realizzato meno della metà dei provvedimenti richiesti: Infrastrutture, Transizione ecologica, Lavoro, Transizione Digitale, Sviluppo Economico e Istruzione.
Ecco perché il Governo ha pensato di introdurre nuove “misure” che possano consentire ai singoli Ministeri di procedere in maniera più spedita nell’attuazione dei provvedimenti. Le direttrici intraprese sono quattro.
I Target diventano settimanali
A partire dal mese di novembre i singoli Ministeri hanno ricevuto dei target specifici settimanali di decreti da adottare, sostituendo il sistema a cadenza mensile adottato sinora. Infatti si è resa necessaria un’organizzazione del lavoro che porti a “centrare” con cadenze più ravvicinate gli obiettivi assegnati. Ad ogni Ministero è stato anche indicato “quali” sono i provvedimenti da portare a conclusione in base ad una valutazione dello stato di avanzamento dell’iter per ogni singolo provvedimento.
L’attuazione dei provvedimenti coordinata centralmente
Da ora in poi sarà intensificata l’attività di coordinamento della Presidenza del Consiglio dei Ministri, incentivando i flussi comunicativi per condividere nuove strategie e problematiche comuni. L’obiettivo è quello di ridurre progressivamente lo stock arretrato e dare attuazione in “tempo reale” ai provvedimenti di volta in volta previsti dalla normativa emanata dall’attuale Governo. Ciò deve avvenire in maniera ancora più incisiva per quei provvedimenti attuativi in cui vi è la coproponenza di più amministrazioni.
Maggior spazio alle Conferenze
Sono state previste anche per il mese di novembre (3 novembre e 18 novembre) due sedute delle Conferenze (Stato/Regioni e Unificata) dedicate anche all’esame dei decreti attuativi. Lo stesso potrà essere concordato per i prossimi mesi anche con la Conferenza Stato- città.
Corsia preferenziale per le concertazioni
Tutti i Ministeri dovranno garantire una corsia preferenziale ed accelerata nel rilascio dei concerti e degli assensi tecnici ad altre Amministrazioni su provvedimenti censiti nel sistema di monitoraggio dell’attuazione. Stesse modalità devono essere garantite anche per la firma da parte del singolo Ministro, nel caso di concerto o di coproponenza.
Conclusioni
Quella del Recovery Fund non è la sola partita ad aver risentito dei ritardi istituzionali. Anche la parte attuativa del Decreto Sostegni-bis sembra aver bisogno di una maggiore spinta. Sono ancora fermi nelle casse dello Stato, in attesa di un decreto attuativo, 5,6 miliardi di euro stanziati per il sostegno alla ripartenza dell’Italia.
Il confine tra “burocrazia” e rispetto di tutti i passaggi necessari a garanzia del processo attuativo è sempre molto delicato. Il limite temporale imposto dal Next Generation EU si assottiglia però sempre di più.
In gioco non c’è solo l’attuazione o meno di un singolo provvedimento, ma il futuro e la ripartenza dell’Italia intera. Il Governo lo sa bene, e per questo ha deciso di intervenire in maniera netta e precisa, indicando una strada e dettando i tempi. Il futuro resta comunque un’incognita. E, come recitava la canzone lanciata per ricostruire L’Aquila dopo il terremoto del 2009, “Domani è già qui”.