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Home » Politica Estera » Il Parlamento UE invoca sanzioni economiche contro Milorad Dodik e chi sobilla il secessionismo in Bosnia ed Erzegovina

Il Parlamento UE invoca sanzioni economiche contro Milorad Dodik e chi sobilla il secessionismo in Bosnia ed Erzegovina

Gli eurodeputati vogliono un intervento deciso delle istituzioni UE contro il membro serbo-bosniaco della Presidenza tripartita, Milorad Dodik, per le minacce di portare la Republika Srpska fuori dal controllo delle autorità centrali

Federico Baccini</a> <a class="social twitter" href="https://twitter.com/@federicobaccini" target="_blank">@federicobaccini</a> di Federico Baccini @federicobaccini
24 Novembre 2021
in Politica Estera
Bosnia ed Erzegovina UE

Bruxelles – La crisi in Bosnia ed Erzegovina è approdata nell’emiciclo del Parlamento UE e da parte degli eurodeputati la denuncia delle spinte secessioniste nel Paese è dura come mai prima d’ora. La parola-chiave che è stata pronunciata dai rappresentanti dei cittadini europei è “sanzioni” contro i responsabili di una situazione che rievoca lo spettro dei conflitti etnici degli anni Novanta.

Milorad Dodik Bosnia UE
Il membro serbo-bosniaco della Presidenza tripartita, Milorad Dodik

Già al Consiglio Affari Esteri dello scorso 15 novembre l’alto rappresentante UE per gli Affari esteri e la politica di sicurezza, Josep Borrell, si era detto “preoccupato” per la “retorica divisiva di alcuni leader politici nazionali” in Bosnia e aveva puntato il dito contro il membro serbo-bosniaco della Presidenza tripartita, Milorad Dodik, che a ottobre aveva minacciato di portare la Republika Srpska (l’entità serba) fuori dal controllo delle autorità centrali. Ma nel corso del dibattito al Parlamento UE di ieri sera (martedì 23 novembre), l’asticella è stata sposta più in alto, con gli eurodeputati che ora chiedono un intervento più deciso da parte delle istituzioni comunitarie a difesa della stabilità del Paese e della sua prospettiva europea.

“Da Dodik e dalla Republika Srpska arrivano segnali preoccupanti, che potrebbero portare a un nuovo conflitto e a violenze etniche”, ha lanciato l’allarme il vicepresidente del gruppo del PPE, Andrey Kovatchev. L’eurodeputato bulgaro ha insistito sul fatto che “dobbiamo mandare un segnale unico e coeso“, in modo da “ribadire l’impegno dell’UE alla pace e alla stabilità della Bosnia, attraverso una riforma della legge elettorale e l’equa rappresentanza delle tre comunità costituenti” (ovvero serbi, croati e musulmani). Più duro Pedro Marques (S&D): “L’UE deve avere ruolo più forte e usare tutti gli strumenti a sua disposizione, comprese le sanzioni economiche” per rispondere alle minacce dell’ex-presidente della Republika Srpska (dal 2010 al 2018). Con un affondo ai primi ministri di Slovenia e Ungheria, che nelle ultime settimane si sono incontrati con Dodik: “Janez Janša e Viktor Orbán giocano con il fuoco, non sono di aiuto per la politica estera dell’UE“.

Fabio Massimo Castaldo
Il vicepresidente del Parlamento UE, Fabio Massimo Castaldo (Movimento 5 Stelle)

Secondo il vicepresidente del Parlamento UE Fabio Massimo Castaldo (Movimento 5 Stelle), “c’è un pericolo reale di divisione in Bosnia, per colpa di chi soffia sul fuoco del nazionalismo, anche tra gli Stati membri dell’UE”. È per questo motivo che “l‘Unione deve agire in maniera risoluta e univoca, anche con sanzioni contro Dodik e chi lo fiancheggia, tenendo in considerazione gli interessi della popolazione”, ha aggiunto Castaldo. Di sanzioni ha parlato anche Klemen Grošelj (Renew), “contro chi vuole mettere in discussione l’integrità territoriale e smembrare la Bosnia”. Tineke Strik (Verdi/ALE) ha chiesto inoltre di “non scendere a compromessi sulle riforme democratiche di cui c’è bisogno nel Paese” e di “imporre misure restrittive contro Dodik e chi lo aiuta”.

Da sottolineare lo scontro tra i due gruppi delle destre sull’approccio ai fiancheggiatori di Dodik, ovvero Serbia e Russia. Angel Dzhambazki (ECR) ha esortato con veemenza le istituzioni comunitarie a “smettere di essere politicamente corretti e riconoscere che i problemi arrivano da Belgrado e il Cremlino, che non sono nostri amici”. Al contrario Thierry Mariani (ID) si è scagliato contro “i fallimenti diplomatici dell’UE nei Balcani Occidentali, che hanno dimostrato la nostra inefficacia in Bosnia” e ha invocato una “relazione equilibrata con la Serbia e la Russia“.

Da parte della Commissione Europea, il vicepresidente esecutivo Valdis Dombrovskis è intervenuto in Aula per ribadire “l’impegno e le prospettive UE della Bosnia ed Erzegovina come Paese sovrano e unito”. I veri problemi che i leader politici dovranno affrontare sono “la corruzione, la debolezza della magistratura, i servizi sanitari pessimi e la disoccupazione”, oltre a “seguire le 14 priorità-chiave per avvicinarsi all’Unione Europea e superare lo stallo anche grazie al dialogo che cerchiamo di facilitare”. Così come evidenziato da parte della presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, nel corso del suo viaggio nei Balcani a settembre, “la prospettiva europea del Paese può essere stimolata solo a condizione che vengano portate avanti le riforme essenziali e uno spirito di unità”, ha sottolineato Dombrovskis. Questo messaggio sarà ribadito dal commissario UE per la Politica di vicinato e l’allargamento, Olivér Várhelyi, durante gli incontri con i tre leader della Presidenza tripartita in programma tra oggi e domani in Bosnia ed Erzegovina.

Trovi un ulteriore approfondimento nella newsletter BarBalcani, curata da Federico Baccini

Tags: bosnia ed erzegovinacommissione europeaFabio Massimo CastaldoOlivér Várhelyistato di dirittoValdis Dombrovskiswestern balkans

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