Bruxelles – Carne sintetica, in vitro o coltivata. Sono tutti modi per riferirsi alla carne prodotta artificialmente in laboratorio, attraverso l’impiego di cellule staminali lavorate. A fine 2020 erano almeno ottocento le aziende nel mondo a produrre queste “alternative alla carne” a partire dalle proteine vegetali e almeno 90 che lavorano sulle cellule in vitro. “Siamo nella fase espansiva” di questo processo e “di questi tipi di prodotto”, sostiene Gilles Luneau, giornalista, saggista e regista francese, autore del libro ‘Carne artificiale? No, grazie”, che oggi (17 dicembre) è stato presentato durante lo Smart Event organizzato da Eunews e da Castelvecchi Editore che ha editato il volume.
Un libro che si traduce in un’inchiesta sulle lobby del cibo sintetico e che ne ripercorre origine e sviluppo, dall’iniziativa di un gruppo di promotori che in California hanno iniziato a fare ricerche e esperimenti per prodotti alternativi alla carne, alla mobilitazione di miliardi di dollari da filantropi, organizzazioni e multinazionali alimentari che oggi finanziano start-up per fare ricerca su questi alimenti ultra processati. “La filantropia è parte del business, si donano fondi anche in Europa” per diffondere consapevolezza sull’argomento e “si fa grande lavoro di lobbyng”, sostiene Luneau.
Per l’autore del libro occorre liberarsi della convinzione che “sia un complotto vegano”, ma al tempo ne fa un discorso sociologico. “Se questo mercato resta di nicchia va bene, ma avere un’invasione di questi prodotti sul mercato tradizionale della carne potrebbe portare a una rottura antropologica perché le culture umane e le società si sono costruite su agricoltura e allevamento, non solo per nutrirsi”.
La carne sintetica ancora non è commercializzata, ma lentamente il dibattito si sta trasferendo dagli Stati Uniti all’Unione Europea e l’Europarlamento potrebbe essere il luogo adatto per avviare una discussione trasparente su limiti e opportunità di queste nuove tecnologie, soprattutto in chiave di riduzione delle emissioni di CO2 derivanti dall’allevamento e anche sul trattamento degli animali stessi. “Qui non parliamo di prodotti simil-carne fatti di vegetali, ma di carne fatta in provetta, di cellule coltivate attraverso tecniche che danno un risultato simile alla carne”, ricorda l’eurodeputato della commissione agricoltura (AGRI), Paolo De Castro (S&D). Tuttavia, il modo in cui si realizza e anche i suoi effetti “è ancora tutto da scoprire”, aggiunge e dunque “occorre approfondire e aprire il dibattito”, che potrebbe partire proprio da Strasburgo.
“La narrativa dietro alla carne sintetica è molto avvincente e può trovare anche tanti seguaci”, afferma parlando dell’aumento dell’influenza degli ambientalisti proprio in Parlamento Europeo. Di recente De Castro ha inviato una interrogazione al commissario europeo all’Agricoltura Janusz Wojciechowski per chiedere conto a Bruxelles di un finanziamento tramite il programma React EU di circa 2 milioni di euro due aziende olandesi, Nutreco e Mosa Meat, impegnate nella produzione di carne di laboratorio. La risposta del commissario polacco è che la Commissione è convinta dell’investimento in questo tipo di ricerca e continuerà in questo senso. “Occorre capire gli interessi che ci sono dietro e approfondire gli effetti di questa deriva di innovazione”, ha aggiunto De Castro.
Più duro Ettore Prandini, presidente Coldiretti, nel sottolineare che quando parliamo di carne in provetta “siamo di fronte ad un prodotto che si veste di sostenibilità, ma nella realtà dei fatti è il prodotto meno sostenibile di tutta la filiera agroalimentare”. Si dice convinto della necessità di un processo di verità anche in UE, dove “si bloccano i finanziamenti sulla comunicazione ai cittadini sulla filiera zootecnica legata alla carne e sulla giusta alimentazione nei confronti di un prodotto alimentare che è fondamentale per la qualità della vita”. Ribadisce che lo scontro non può essere tra “cibo che fa bene” e cibo che fa male”, piuttosto il dibattito andrebbe concentrato sulla “giusta quantità” degli alimenti che deve essere assunta. “La carne è basilare per la qualità della vita”, aggiunge.
Di questo è convinta anche Susanna Bramante, consulente agronoma e nutrizionale, la quale nel corso del suo intervento al dibattito ha sottolineato il “grande potere” delle proteine di origine animale, che sono diverse da quelle vegetali. “Sono provviste di amminoacidi essenziali che in quelle vegetali non ci sono, la carne è alimento efficiente”. Insiste inoltre su un altro aspetto che è stato sottolineato anche dall’autore del libro, ovvero che la grande differenza con la carne sintetica è nel vissuto dell’animale, da come vengono allevati a tanti altri fattori che sono, secondo loro, determinanti a caratterizzare la qualità della carne stessa. E che non potrebbero essere riprodotti fedelmente in laboratorio.
“L’importanza della carne rossa è legata allo sviluppo organico ed è fondamentale tanto tra gli adolescenti quanto nella fascia più anziana della popolazione”. Su questo insiste anche Giorgio Cantelli Forti, presidente dell’Accademia Nazionale di Agricoltura, il quale ha firmato la prefazione del libro. Bene la ricerca scientifica per il progresso e sui nuovi strumenti di biotecnologie che possono essere impiegati in agricoltura “ma va verificata anche sull’uomo, sullo studio della popolazione. Abbiamo dei dati oggettivi sul consumo della carne rossa, fornisce elementi indispensabili ma anche molto utili nella fascia più anziana della popolazione”.
Il dibattito (qui la registrazione video) promosso da Eunews ha offerto diversi spunti per riflettere sulle nuove tecniche di produzione di alternative alla carne, che non sono state ancora commercializzate ma di cui sentiremo presto parlare anche in Europa. La carne sintetica è davvero il futuro dell’alimentazione sostenibile? Non lo è per il 72 per cento dei partecipanti allo Smart Event che hanno risposto così al sondaggio aperto all’inizio del dibattito.