Si festeggiano in questi giorni i 20 anni dalla nascita dell’Euro, la moneta unica europea. Tuttavia, in questi ultimi due anni il ruolo della politica europea e nazionale è cambiato radicalmente. La pandemia ha assegnato alla politica una nuova dimensione e ha definito ruoli completamente nuovi e non immaginabili nel contesto precedente. L’Europa e ogni singola Amministrazione Locale si pongono oggi come i due estremi di una nuova direttrice che tende ad arrivare oltre la pandemia, delineando una nuova dimensione di futuro.
La lotta al Coronavirus è ancora in corso, in alcune parti d’Europa in maniera più drammatica che in altre. Tuttavia, i Piani di Ripresa e Resilienza sono stati avviati ovunque e alcune indicazioni della nuova realtà politica emergente sono già abbastanza chiare.
Il nuovo ruolo della politica europea
Anzitutto è ormai incontestabile il ruolo centrale acquisito dall’Unione Europea. La ripartenza ha un unico comune denominatore, individuabile proprio nell’Europa. Non è immaginabile alcuna ripresa nazionale senza la solidità e la garanzia economica fornita dall’Unione. Chi ne è uscito, come la Gran Bretagna, ne sta oggi pagando pesantemente le conseguenze, con un bilancio deficitario sotto tutti i punti di vista a distanza di soli dodici mesi.
E questo proprio perché il ruolo dell’Europa è fortemente cambiato. In passato, era vista da ogni singolo Paese come un freno allo sviluppo, un controllore dei conti, un legislatore distante e freddo. Attraverso il meccanismo del Patto di Stabilità, l’Europa elargiva suggerimenti o indirizzi il più delle volte ignorati. Oggi invece la politica che si svolge a livello europeo si traduce in fondi necessari per la sicurezza, per la sanità e per lo sviluppo di ogni Paese dell’Unione. A livello politico, per contrastare la pandemia e creare le basi per un nuovo futuro incide molto di più l’operato europeo, di quanto avvenga nella singola nazione . E quando la pandemia sarà passata, l’Europa dovrà cercare di mantenere questo ruolo, trovando una struttura stabile nel tempo e non legata solo a un’attività di reazione.
Capacità di connessione, competenza e metodo
Per misurare l’efficacia di un sistema politica bisogna analizzarne la sua efficacia secondo tre direttrici: la sua capacità di connessione, la competenza e il metodo.
L’Europa, in questi anni in cui il Covid ha chiuso in casa intere nazioni, è stato l’unico organismo capace di creare connessione tra le situazioni più diverse, dando a tutti il sostegno necessario misurato sulle reali esigenze di ogni singolo Paese.
Incisive, poi, le competenze messe in campo, con le persone giuste collocate nei posti giusti, sia per calibro politico che tecnico.
Il metodo utilizzato ha rappresentato la chiave determinante per il successo dell’operazione di sostegno. Il giusto equilibrio tra contributi a fondo perduto e prestiti, ha costretto ogni singolo Paese a operare quelle riforme necessarie a rendere reale il cambiamento nella vita dei cittadini dell’Unione. Allo stesso tempo, il sistema di monitoraggio e di misurazione della reale efficacia delle misure adottate messo in piedi dalla Commissione Europea ha costretto i singoli Paesi a non fare inutili proclami o a usare slogan da propaganda, ma a parlare solo con i risultati raggiunti secondo un cronoprogramma che non ha eguali nella storia.
Secondo questi tre criteri, l’Europa viene promossa a pieni voti nella gestione della crisi e nella spinta verso lo sviluppo.
Le Amministrazioni Locali e la sfida del PNRR
All’altro estremo di questa ipotetica linea, troviamo le Amministrazioni Locali. Da un lato sono proprio queste realtà a essere i propositori dei contenuti reali dei Piani Nazionali di Ripresa. Dall’altro sono però gli attuatori finali concreti di tutto quello che viene deciso a livello europeo. Bisogna ammettere che il fatto di avere a disposizione un’ingente quantità di fondi non vuol dire riuscire a ripartire davvero. Di mezzo c’è una filiera plurima di attuatori che vedono nell’amministrazione locale il loro punto di arrivo. La differenza si misura lì, a livello di ogni singola Amministrazione Locale. Se, cioè, il singolo Comune sia in grado di attuare concretamente l’intervento previsto dal piano, in modo da perseguire lo specifico obiettivo assegnato nei tempi richiesti.
Qui le difficoltà sono maggiori. Almeno in Italia, le realtà locali sono state le più penalizzate negli anni di tagli e di contenimento delle spese del periodo pre-pandemico.
Applicando gli stessi tre criteri anche alle Amministrazioni Locali, registriamo che la pandemia ha assegnato anche a loro un nuovo ruolo nell’ottica della capacità di connessione. Tutti abbiamo imparato durante il lockdown ad ascoltare la voce dei nostri sindaci o degli assessori regionali, di cui magari fino a quel momento neanche conoscevamo il nome. La connessione che avviene a livello locale, inoltre, ha una dimensione di prossimità e di personalizzazione che le politiche nazionali o europee difficilmente riescono a raggiungere. E questo è un vantaggio capace di incidere tantissimo sulla vita dei singoli cittadini.
Sugli altri due aspetti, tuttavia, la situazione si fa più complessa. Per quanto riguarda il metodo, forse proprio la spinta che arriva dall’Europa sta costringendo tutte le Amministrazioni Locali a misurarsi con tempi e strumenti necessari a raggiungere gli obiettivi assegnati. Il tema delle competenze invece ha più i contorni di una ferita aperta e difficilmente rimarginabile nel breve periodo. Esistono realtà territoriali brillanti, che riescono a coniugare tutti e tre gli aspetti e a raggiungere alti livelli di efficacia ed efficienza politica. Ma la sensazione è che la maggior parte della politica italiana locale, soprattutto a livello dei Comuni di piccole o medie dimensioni, risulti deficitaria proprio sotto questo aspetto. Le competenze si possono acquisire con il tempo e con gli investimenti giusti. Ed è proprio in questa direzione che bisogna indirizzare gli sforzi.
La strada per il futuro
La conseguenza che deriva da queste riflessioni è quella di pensare un nuovo modo di fare politica, a tutti i livelli. Oggi esiste quasi esclusivamente lo scontro tra persone, che non ha senso. Quello che serve è un confronto tra le idee. Non basta più “l’ascolto”, concetto quasi estremizzato a tutti i livelli. Serve un lavoro concreto per tradurre in pratica quello che si è ascoltato e rendere così il cambiamento visibile. La partita politica si gioca oggi fondamentalmente nei territori e in Europa. L’Europa ha bisogna di una strutturazione più stabile e solida nell’ottica del nuovo ruolo che ha acquisito. Le realtà locali hanno bisogno del sostegno e delle risorse necessarie per vivere la loro nuova dimensione. Questo al fine di realizzare quanto ci si aspetta da loro e cambiare veramente il volto delle singole Nazioni.
Solo così si potrà aprire una nuova pagina nel futuro dell’Europa, dove la parola “prossimità” dispieghi tutto il suo pieno significato.
Alle politiche nazionali spetta il compito di comprendere l’importanza di questi due estremi politici e di dare loro il giusto peso. Altrimenti la partita del nostro futuro è persa ancora prima di cominciare. A partire da scelte fondamentali come quella che sta affrontando oggi l’Italia, alla vigilia dell’elezione del nuovo Presidente della Repubblica.