Bruxelles – Introdurre il sistema di scambio di quote di emissioni a trasporti ed edifici dal 2025 (invece del 2026) ed estenderlo dal 2028 anche all’incenerimento dei rifiuti. Sono solo due dei significativi emendamenti che l’eurodeputato tedesco Peter Liese (PPE), relatore per il Parlamento europeo su dossier, prevede di apportare alla proposta della Commissione europea sulla revisione dell’ETS, il sistema europeo di scambio di quote di emissioni di CO2.
Insieme al meccanismo di adeguamento della CO2 alle frontiere, la revisione dell’ETS è tra le componenti più importanti del pacchetto sul clima ‘Fit For 55’ – presentato a luglio dall’Esecutivo – e così anche quella su cui sarà più difficile trovare un compromesso tra Istituzioni. Il sistema ETS attuale copre il settore energetico, industriale e i voli intra UE. La Commissione stima che mantenendo la traiettoria attuale le emissioni di CO2 nei settori coperti dall’ETS dovrebbero diminuire del 43 per cento entro il 2030, con la revisione si dovrebbe arrivare a ridurle del 62 per cento entro il prossimo decennio. La proposta del Berlaymont prevede l’inclusione del settore marittimo e un nuovo mercato del carbonio complementare esteso a partire dal 2026 anche a trasporti ed edifici, due settori particolarmente difficili da decarbonizzare.
La bozza di Liese
Liese si spinge molto oltre la proposta della Commissione Europea, proponendo l’introduzione anticipata del sistema ETS per trasporti e gli edifici dal 2025 (invece del 2026) e una clausola di opt-out (esenzione) fino al 2027 per i carburanti per il trasporto privato su strada e soprattutto per il riscaldamento degli edifici residenziali. Gli Stati membri devono dimostrare come raggiungeranno le loro riduzioni delle emissioni senza la fissazione del prezzo del carbonio per raggiungere questi settori.
E’ evidente che la proposta di Liese cerca di andare incontro alle richieste dei governi dell’UE, divisi e preoccupati sulle ricadute sociali che un aumento dei prezzi dei carburanti o del riscaldamento potrebbero comportare. Per mitigare parte di questi effetti, Bruxelles pensa all’introduzione di uno specifico Fondo sociale per il clima, dotato di 72 miliardi di euro (all’Italia potrebbero spettare quasi 8 miliardi tra 2025 e 2032), che avrà il sostegno del Parlamento.
Dal 2028, inoltre, l’ETS dovrebbe applicarsi anche alla pratica dell’incenerimento dei rifiuti, da cui viene emessa una quantità di gas serra paragonabile alle emissioni di oltre 10 centrali elettriche a carbone all’anno. Attualmente l’incenerimento dei rifiuti è esentato dalla direttiva sullo scambio di quote di emissione, ma questa proposta in particolare potrebbe essere accolta con favore dall’anima più ecologista del Parlamento, i Verdi europei, che si dicono pronti a sostenerne l’inclusione immediata.
Per incentivare la decarbonizzazione, il relatore del PPE chiede che le aziende che smettono di utilizzare combustibili fossili ottengano altri cinque anni di certificati gratuiti per finanziare le innovazioni. Il sistema ETS lavora proprio con lo scambio di certificati di emissioni CO2, di cui viene specificato un numero assoluto e che devono essere acquistati all’asta e possono quindi essere scambiati dai partecipanti al mercato. Questo crea un prezzo fisso della CO2 (che è attualmente di 80 euro per tonnellata). Attualmente l’industria può beneficiare di alcuni certificati gratuiti, che l’UE punta a ridurre e eliminare definitivamente dal 2036.
I tempi
Il relatore ha completato il lavoro sulla bozza, ora inizia il vero e proprio iter legislativo nell’Eurocamera. Il rapporto finale dovrebbe arrivare a metà maggio al voto della Commissione per l’ambiente (ENVI), con l’idea di votare il testo in sessione plenaria a giugno.