Bruxelles – Non sono bastati due giorni di Vertice europeo e un accordo di principio per portare i Ventisette a dare via libera definitivo al sesto pacchetto di sanzioni contro la Russia, con incluso un embargo graduale e parziale sul petrolio importato da Mosca. Dopo aver preso per settimane “in ostaggio” il pacchetto – a causa (dice il premier Viktor Orbàn) dell’insicurezza energetica che un embargo sul petrolio potrebbe comportare per il suo Paese -, ora ad andare di traverso al premier magiaro è l’inclusione nella “lista nera” dell’UE del capo della Chiesa ortodossa russa e patriarca di Mosca, Kirill, a cui la Commissione vorrebbe estendere il congelamento dei beni e la revoca del visto.
Della presenza di Kirill nella ‘lista nera’ del sesto pacchetto di sanzioni si sapeva da quando la Commissione ha avanzato la proposta lo scorso 4 maggio, quasi un mese fa. Ma nei fatti gli ambasciatori dei Ventisette Stati membri si sono trovati ieri a fare i conti con un nuovo ‘no’ da parte di Budapest, in una riunione che invece avrebbe dovuto essere solo un passaggio formale anche se complicato dalla necessità di dettagliare tempi e modi dell’embargo petrolifero.
Nulla da fare, ora il premier magiaro si è impuntato sul patriarca russo e ha costretto la presidenza francese di turno all’UE a convocare una nuova riunione degli ambasciatori del Coreper per questo pomeriggio (2 giugno), a partire dalle 15. A quanto apprende Eunews, la riunione si svolgerà eccezionalmente in Lussemburgo, dal momento che i 27 rappresentanti permanenti si trovano qui per il Consiglio affari generali (coesione). Tutti i Consigli che hanno luogo nel mese di giugno (come in aprile e in ottobre) si svolgono a Lussemburgo. Dopo l’ennesima fumata nera alla riunione di Coreper di ieri, fonti diplomatiche dell’UE spiegano che sono ripresi i contatti a livello di capitali con il governo ungherese per sbloccare il nuovo stallo.