Bruxelles – Non saranno negoziati facili quelli per introdurre un secondo sistema di scambio di quote di emissioni (ETS) per tutti gli edifici e trasporti dell’UE, come proposto dalla Commissione Europea nel ‘Fit for 55’. Il Parlamento europeo riunito a Strasburgo in sessione plenaria voterà mercoledì su otto dossier dell’ambizioso pacchetto sul clima proposto dall’Esecutivo comunitario lo scorso 14 luglio per tagliare le emissioni di gas serra del 55% entro il 2030, come tappa intermedia per azzerarle entro il 2050.
Tra gli otto, anche un’ampia revisione dell’attuale mercato europeo del carbonio, il sistema ETS (emission trading system), operativo dal 2005 che oggi copre il settore energetico, industriale e i voli commerciali dentro la Ue. Obbliga circa 10mila centrali elettriche e fabbriche ad alta intensità energetica a comprare un permesso per ogni tonnellata di CO₂ emessa, conservando una quota di certificati assegnati gratuitamente ogni anno per scoraggiare la delocalizzazione delle emissioni (il trasferimento delle aziende in parti del mondo con vincoli climatici meno stringenti dell’UE). Con la proposta di revisione, Bruxelles mira a rafforzare lo schema per portare a una riduzione delle emissioni nei settori coperti del 61 per cento entro il 2030 (seguendo la traiettoria attuale si arriva al 43 per cento).
Alla vigilia del voto che si terrà mercoledì (per poter avviare i negoziati con gli Stati), l’Aula di Strasburgo sta valutando e voterà centinaia di emendamenti che potrebbero rafforzare o indebolire le proposte climatiche della Commissione europea. I gruppi politici all’Eurocamera si sono dimostrati finora poco compatti su gran parte delle proposte. Proprio sulla revisione dell’ETS, alcuni gruppi più progressisti cercheranno di rafforzare la proposta per portare a una riduzione delle emissioni del 67 per cento nei settori coperti, così come i gruppi della destra e conservatori stanno facendo battaglia per mantenere più a lungo (fino al 2034 almeno) le quote gratuite per le industrie.
L’unica posizione su cui in effetti buona parte dell’Emiciclo si trova d’accordo è il rifiuto della proposta dell’Esecutivo comunitario di estendere l’ETS anche a tutti i trasporti e gli edifici. Già quasi un anno fa, quando la proposta è stata avanzata aveva incontrato l’opposizione del Parlamento e del Consiglio, che principalmente temono di aggravare la condizione delle fasce più povere della popolazione che oggi sono alle prese anche con l’aumento dei prezzi dell’energia. Per mettere a tacere queste preoccupazioni, nel ‘Fit for 55’ la Commissione ha proposto anche un Fondo di compensazione sociale – il Fondo sociale per il clima – co-finanziato dall’UE per portare gli Stati membri a introdurre misure mirate contro la povertà energetica e la cosiddetta povertà della mobilità.
Per gli eurodeputati il fondo non basta e cercheranno di ridimensionare i piani dell’Esecutivo comunitario, proponendo che il prezzo del carbonio sia applicato solo a trasporti ed edifici commerciali e aziendali, esentando dunque almeno all’inizio i consumatori privati. E’ la “linea rossa dell’Europarlamento”, ha avvertito martedì Pascal Canfin, eurodeputato dei liberali di Renew Europe, ribadendo a nome della commissione ambiente (ENVI) – di cui è presidente – che da parte dei gruppi politici “non c’è alcuna volontà di riaprire il compromesso per applicare il secondo Ets (il sistema di scambio di quote di emissioni dell’UE) solo a edifici e trasporti commerciali e aziendali”, esentando per il momento le famiglie e le persone.
Applicare il sistema di scambio di quote di emissioni a tutti gli edifici e trasporti pubblici è una mossa “rischiosa a livello politico e rischia di fratturare la nostra società”, ha messo in guardia. Canfin è intervenuto martedì in un lungo confronto con la Commissione europea a Strasburgo sul pacchetto clima, alla vigilia del voto sui vari fascicoli che si terrà mercoledì. Il vicepresidente della Commissione responsabile per il Green Deal, Frans Timmermans, si è detto preoccupato per alcune posizioni dell’Europarlamento che potrebbero ridimensionare anche la portata delle proposte climatiche. “Ora, molti membri (dell’Eurocamera) vogliono ridurre il nuovo ETS agli edifici commerciali e ai trasporti, almeno per l’inizio. Ma questo porterà a una riduzione dei due terzi delle emissioni dal sistema. Invece di ridurre del 45 per cento le emissioni negli edifici e nei trasporti, arriverebbe a una riduzione di solo il 10 per cento”, ha stimato.
Per Timmermans si tratta senza mezzi termini di un indebolimento di uno strumento in “grado di ridurre le emissioni in modo socialmente equo”. Il vicepresidente ricorda spesso che il riscaldamento e la mobilità delle fasce più povere della popolazione producono appena il 9% delle emissioni da questi settori nell’UE. Sono le “famiglie più ricche” a emettere di più per i riscaldamenti o per le auto, almeno il 32% delle emissioni. Quanto al compromesso tra i deputati, Timmermans ha chiarito di rispettarlo ma di non essere “d’accordo e vedremo che cosa succederà in sede di negoziati interistituzionali (nel trilogo)”.