Bruxelles – Quasi due anni son serviti agli Stati membri per trovare un’intesa di massima sul meccanismo di solidarietà per la redistribuzione dei migranti, al centro della proposta della Commissione europea per un Patto Ue sulla migrazione e l’asilo. La proposta è stata avanzata dall’Esecutivo comunitario a settembre 2020, oggi (10 giugno) i ministri europei dell’Interno riuniti a Lussemburgo per il Consiglio competente hanno dato l’ok al documento che delinea un meccanismo di solidarietà (volontaria) tra i Paesi per far fronte agli arrivi di migranti in territorio europeo.
“Nei prossimi giorni la presidenza francese e la Commissione europea organizzeranno un incontro della piattaforma di solidarietà per dare espressione concreta a questo storico accordo”, ha annunciato in un tweet la commissaria europea agli Affari Interni, Ylva Johansson, mentre i lavori dei ministri erano sono in corso. I ministri dell’Interno – scrive ancora la commissaria europea – hanno raggiunto un accordo “a larga maggioranza” anche sul regolamento per rafforzare lo screening e sull’Eurodac, il database europeo delle impronte digitali “per rafforzare la protezione delle frontiere dell’Unione Europea”.
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…. to help Member States under strong pressure.
In the coming days, @Europe2022FR and @EU_Commission will organize a meeting of the solidarity platform to give concrete expression to this historic agreement.@EUCouncilPress @EUHomeAffairs #MigrationEU
— Ylva Johansson (@YlvaJohansson) June 10, 2022
Nella proposta avanzata a settembre 2020, la Commissione non ha proposto un cambiamento dell’attuale regolamento di Dublino, che regola la politica migratoria europea dal 1997 (fu adottato nel 1990), con qualche modifica fatta nel 2003 e poi nel 2013. Di fatto, per anni ha fatto ricadere la pressione migratoria sui Paesi di frontiera, Italia e Grecia in primis, che più hanno risentito dell’aumento dei flussi del 2015-2016. Nel nuovo Patto europeo per la migrazione e l’asilo proposto nel 2020, la Commissione ha conservato in parte il ‘principio del Paese di primo ingresso’ – il nucleo duro di Dublino, e anche il punto più critico, che vincola i rifugiati a identificarsi e rimanere nel primo paese dell’Unione europea in cui hanno messo piede – anche se sono state estese le opzioni con cui gli Stati membri possono contribuire a un meccanismo più solidale e più rapido di trasferimento dei migranti in arrivo in Europa o di rimpatrio nei Paesi di origine.
Sta poi agli Stati membri decidere in che modo: se aiutare lo Stato di primo ingresso accogliendo una quota di richiedenti asilo, oppure facendosi carico dei migranti da rimpatriare o ancora contribuire con un sostegno materiale (economico-logistico) ai Paesi cosiddetti di primo ingresso per i ricollocamento. La proposta introduce quindi un nuovo meccanismo di solidarietà che si concentrerà principalmente sul trasferimento di coloro che hanno diritto a rimanere in Europa o sulla “sponsorizzazione” dei rimpatri nei Paesi terzi d’origine verso chi invece non ne ha diritto.