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Home » Green Economy » L’UE cerca unità contro la crisi del gas mentre Budapest si sfila dalla solidarietà europea

L’UE cerca unità contro la crisi del gas mentre Budapest si sfila dalla solidarietà europea

Il premier magiaro Viktor Orbán ha annunciato di voler imporre un divieto di esportazione di combustibili fossili come il gas ai Paesi vicini, varando un piano di emergenza per l’energia in caso di un taglio completo alle forniture di gas da parte del Cremlino ma senza notificarlo a Bruxelles

Fabiana Luca</a> <a class="social twitter" href="https://twitter.com/@fabiana_luca" target="_blank">@fabiana_luca</a> di Fabiana Luca @fabiana_luca
16 Luglio 2022
in Green Economy
Viktor Orban Ungheria

Bruxelles – Coordinamento e solidarietà. Sono le parole chiave del piano di emergenza per il razionamento del gas che la Commissione europea svelerà la prossima settimana, il 20 luglio, per far fronte ai tagli alle forniture di gas da parte della Russia. Coordinamento e solidarietà nel caso in cui Mosca dovesse chiudere completamente i rubinetti del gas all’Europa, oggi ci sono almeno 12 Stati membri che hanno subito una riduzione delle forniture parziale o totale da parte del Cremlino, mentre aumenta l’incertezza sul ritorno a pieno regime del gasdotto Nord Stream 1, la principale infrastruttura per il trasporto del gas russo all’Europa, fermo in manutenzione da lunedì 11 luglio per almeno dieci giorni, fino al 21 del mese.

Aumenta l’incertezza sul futuro energetico dell’Europa, mentre l’Ungheria già si sfila dal principio di solidarietà europea. Il governo del primo ministro ungherese Viktor Orban ha annunciato mercoledì l’intenzione di imporre un divieto di esportazione di combustibili fossili come il gas ai Paesi vicini, varando un piano di emergenza per l’energia in caso di un taglio completo alle forniture di gas da parte del Cremlino. Il piano, che dovrebbe entrare in vigore a partire da agosto, prevede anche altre misure di emergenza, come un aumento della produzione domestica di gas a 2 miliardi di metri cubi (partendo da 1,5 miliardi).

A pochi giorni dalla presentazione del piano di coordinamento per la riduzione della domanda, Bruxelles è preoccupata dal momento che l’Ungheria non ha ancora notificato alla Commissione europea le misure che vorrebbe introdurre a partire da agosto, anche se in chiaro conflitto con il principio di solidarietà. E’ quanto ha ribadito venerdì (15 luglio) un portavoce dell’esecutivo comunitario, Tim McPhie, durante il briefing quotidiano con la stampa, precisando che Bruxelles è in contatto “con le autorità ungheresi per avere maggiori informazioni sul piano e capire quali potrebbero essere le ricadute sui Paesi vicini” all’Ungheria, in termini di solidarietà sul gas.

Secondo le regole europee, la dichiarazione dello stato di emergenza e le misure che ne derivano devono essere adottate in presenza di una “chiara minaccia di interruzione dell’approvvigionamento” e devono essere notificate alla Commissione per tempo per coordinarsi con i Paesi limitrofi. Il portavoce ha richiamato poi il fatto che i Paesi membri “sono soggetti a obblighi di solidarietà, nel quadro delle regole di sicurezza degli approvvigionamenti e questo significa che sono obbligati ad aiutare gli altri Stati membri in caso di forte necessità.
Coordinamento e solidarietà a livello europeo sono fondamentali”, ha detto, ricordando che saranno alla base del piano di riduzione della domanda di gas che sarà svelato dalla Commissione europea mercoledì 20 luglio.

Le forniture di gas all’Europa si sono ridotte mentre i prezzi hanno iniziato a salire vertiginosamente con l’invasione russa dell’Ucraina. Bruxelles è alle prese con un’operazione (mai fatta prima) di riempimento coordinato delle riserve di gas (che dovranno essere piene per l’80% della capacità nazionale entro il primo novembre di quest’anno), ma sugli acquisti di gas e sugli stoccaggi è alla ricerca di un’azione comune a Ventisette, in modo che in caso di interruzione totale da parte della Russia il gas fluisca verso i Paesi che non hanno le riserve o dove ce n’è di meno.

Questo nei fatti vuol dire lavorare sulle infrastrutture per il passaggio del gas e stipulare più accordi di solidarietà tra Stati. Ad oggi ne sono stati siglati solo sei, tra cui un’intesa firmata a fine aprile tra Italia e Slovenia in caso di crisi di approvvigionamento. Il primo accordo bilaterale di solidarietà è stato firmato tra Germania e Danimarca a dicembre 2020, ben prima dell’inizio della guerra. A partire da questo autunno, quando già i prezzi dell’energia hanno iniziato a salire con la ripresa post-lockdown e le tensioni geopolitiche che già c’erano con Mosca, sono arrivati anche gli altri quattro: Germania e Austria a dicembre 2021; Estonia e Lettonia a gennaio 2022; Lituania e Lettonia a marzo 2022; Finlandia ed Estonia ad aprile 2022. Il tema della preparazione all’inverno e degli accordi di solidarietà su cui insiste l’esecutivo europeo saranno il tema centrale del Consiglio straordinario per l’energia convocato per il 26 luglio.

Tags: consiglio energia ue-usacrisi gasgasviktor orban

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