Mario Draghi rivolgendosi all’Aula di Palazzo Madama ha parlato al Paese. Lo ha fatto pur parlando davanti ai senatori, ai partiti, i quali ora dovranno prendersi delle responsabilità davanti ai cittadini, come forse mai prima gli era stato imposto di fare.
I presidente del Consiglio ha tenuto un discorso profondo, è andato al cuore dei problemi dell’Italia , ma la parte “portante” è stata il mettere il Parlamento, e i partiti, di fronte alle loro responsabilità di fronte ai cittadini (citati in questo modo ben nove volte, e altre otto come “italiani) e al futuro del Paese. Certo, qualcuno si è alzato per chiedere, polemicamente, a “quali cittadini” Draghi volesse dare le sue risposte. La risposta era nel testo: ai cittadini che si sono mobilitati per chiedere di andare avanti, di non realizzare una crisi che avrebbe, probabilmente, azzerato gli sforzi che loro stessi hanno compiuto in questi ultimi anni, per combattere la pandemia e per resistere alla crisi economica.
Ci sono state petizioni di cittadini, di quasi 2.000 sindaci, una mobilitazione che il presidente del Consiglio ha definito “impossibile da ignorare”, un commento che in sole tre parole ha da una parte scavalcato le beghe di e tra i partiti, mettendoli di fronte alle loro responsabilità vere di dare risposte ad una situazione difficile e di non concentrarsi su presunti tornaconti elettorali e dall’altra li ha in qualche modo scavalcati, dicendo loro che se lui oggi è lì, con tutta evidenza pronto, a certe condizioni, a restare alla guida in una governo lo ha fatto per rispondere al corpo dell’Italia, alle richieste che dalle città, dai territori sono arrivate perché il processo messo in piedi con l’appoggio di quasi tutte le forze politiche maggiori presenti in Parlamento non si fermi brutalmente. Perché, ha sottolineato Draghi “purtroppo, con il passare dei mesi, a questa domanda di coesione che arrivava dai cittadini le forze politiche hanno opposto un crescente desiderio di distinguo e divisione”.
E questa cosa Draghi l’ha ripetuta anche verso la fine del discorso, dicendo con ancora maggior chiarezza che se lui era lì, se era lì con questo atteggiamento, era “solo perché gli italiani lo hanno chiesto”, e la risposta al se i partiti sono pronti a ripartire da lui, oggi “non la dovete dare a me, ma la dovete dare a tutti gli italiani”. Dunque il partiti si guardino attorno, fuori dalle Aule parlamentari, fuori dalle loro sedi, e si rendano conto che il loro dovere è di sostenere le richieste espresse in questi giorni degli elettori, dalla società civile, e di farsi carico della lista di cose che ancora ci sono da fare sino alla fine della legislatura, e che, sostiene il presidente del Consiglio, è ancora possibile fare, se ci sarà “unità”.