Bruxelles – Un debito comune europeo, sulla scia del Next Generation Eu, ma questa volta permanente. È questa la proposta del programma elettorale Dalla parte giusta del Movimento 5 Stelle in vista del voto del 25 settembre: “Rendere permanente l’emissione di debito comune come strumento a sostegno degli obiettivi europei“. Un tema di cui si è iniziato a discutere negli ultimi mesi a Bruxelles, seppur a bassa voce e in particolare sulla possibilità di dare seguito allo strumento temporaneo inaugurato due anni fa per stimolare la ripresa dalla crisi Covid-19, con un nuovo piano temporaneo per gestire l’emergenza energetica e di difesa dopo l’aggressione russa in Ucraina.
Il Next Generation Eu, lo strumento per il rilancio dell’economia Ue incorporato nel bilancio pluriennale 2021-2027 e del valore di 750 miliardi di euro (a prezzi del 2018) è stato approvato il 21 luglio 2020 dopo duri confronti tra i leader europei e le resistenze dei Paesi ‘frugali’ (Paesi Bassi, Austria, Svezia e Danimarca), grazie alla decisiva presa di posizione della Germania di Angela Merkel a sostegno del fronte dell’Europa meridionale. La più grande novità è che l’intera somma del Next Generation Eu viene raccolta sui mercati con l’emissione di debito comune, garantito da tutti i Paesi membri dell’Unione. La messa a terra dello strumento è affidata ai singoli Piani nazionali di ripresa e resilienza sottoposti a Commissione e Consiglio per spiegare come i governi dei Ventisette spenderanno i fondi, rispettando i paletti del 37 per cento della spesa nelle politiche verdi e del 20 per cento in quelle digitali.
Nel pieno della fase di valutazione del raggiungimento degli obiettivi intermedi e dell’erogazione delle prime rate dei Pnrr (sulla cui possibilità di modifica si sono sollevate grosse polemiche nella campagna elettorale italiana), le conseguenze della guerra russa in Ucraina hanno ripresentato il tema dell’emissione di debito pubblico europeo come una strategia non più solo una tantum, ma ripetibile, se non addirittura permanente. A parlare di un Next Generation 2 è stato in particolare il ministro per la Pubblica amministrazione del governo Draghi, Renato Brunetta: “Stavolta non per distribuirli [i fondi, ndr] ai singoli Stati, ma in chiave di un’Unione Europea sovrana, per un’Europa dell’energia e della difesa”, aveva dichiarato a inizio maggio.
Una sponda di un certo rilievo è arrivata dal commissario europeo per l’Economia, Paolo Gentiloni, che nel suo intervento al Global Policy Forum di giugno aveva sostenuto che “il Next Generation Eu funzionerà a dovere e il suo successo sarà la base per iniziare a pensare a nuove iniziative per mettere insieme risorse comuni per obiettivi comuni“. Una posizione non troppo distante dalla promessa elettorale del Movimento 5 Stelle, che sta cercando di incassare in termini di voti il successo di due anni fa del suo leader (allora premier) Giuseppe Conte nei negoziati sul Next Generation Eu a Bruxelles.
Il vero problema è rappresentato però non tanto dalla posizione della Commissione, quanto da quella di diversi Paesi membri dell’Unione, a partire dai ‘frugali’, ma non solo. Il ministro delle Finanze tedesco, Christian Lindner, in una conferenza stampa con la collega olandese, Sigrid Kaag, a inizio marzo ha messo in chiaro che il sostegno all’Ucraina “è indipendente da un dibattito sugli strumenti di finanziamento” e che “la responsabilità congiunta attraverso l’emissione di obbligazioni comuni non è al momento all’ordine del giorno“. L’idea di ripetere l’emissione di debito comune europeo un’altra volta o per sempre trova la Germania nuovamente su posizioni contrarie – come all’inizio del dibattito su un piano di ripresa post-Covid – almeno fino a quando “tutti i soldi” del Next Generation Eu non saranno stati spesi “bene”. Sembra ancora troppo presto per mettere sul tavolo del Consiglio una proposta come quella del Movimento 5 Stelle, dal momento in cui – se mai si dovesse realizzare – dipenderà dal clima di fiducia che si sarà consolidato sulle capacità di spesa da parte dei Paesi membri più attenzionati. L’Italia, primo beneficiario dei fondi del Next Generation Eu, su tutti.