Bruxelles – Se l’inverno sta arrivando – come ha minacciato il colosso energetico Gazprom – “sapremo affrontare il lungo inverno con determinazione e coraggio“. È la prima ministra della Finlandia, Sanna Marin, a rispondere direttamente alle intimidazioni del Cremlino nel suo intervento di oggi (martedì 13 settembre) alla sessione plenaria del Parlamento Europeo. “Se siamo internamente divisi siamo deboli, ed è quello che vuole la Russia, ma pandemia, guerra e crisi energetica hanno dimostrato la necessità di unità europea, tutti noi ne abbiamo bisogno”.
Per la leader della Finlandia – Paese membro Ue che condivide un confine di 1.340 chilometri con la Russia – la guerra in Ucraina è “un momento triste della storia europea”. Ma “nell’ora più tetra c’è ancora speranza“. Mentre prosegue la controffensiva ucraina e la Russia viene obbligata a ritirarsi dall’Oblast di Kharkiv, si dimostra in tutta la sua evidenza l’importanza del sostegno anche finanziario a Kiev da parte dell’Unione e l’impatto delle sanzioni contro Mosca: “Dobbiamo continuare a sostenere l’Ucraina in tutte le sue forme ed essere pronti a sanzioni ancora più severe“. Allo stesso tempo il Cremlino “opera in modo miope”, dal momento in cui “questa crisi energetica significa che ci libereremo della dipendenza dalle fonti fossili russe più velocemente di quanto previsto“, ha assicurato Sanna Marin.
Proprio l’energia “è la grande sfida dei prossimi mesi”, anche se Marin ha voluto sottolineare che “mentre noi calcoliamo il prezzo della guerra in termini energetici, gli ucraini la misurano in vite umane”. Per affrontare il caro-prezzi dell’elettricità, le perturbazioni del mercato e i problemi della borsa dei derivati, “è importante che la Commissione presenti proposte straordinarie“, perché “le soluzioni convenzionali non sono più sufficienti”. A medio e lungo termine, invece “l’unica via d’uscita dalla crisi energetica è investire massicciamente nella produzione di energia rinnovabile e senza emissioni, nelle reti di trasmissione comuni europee e nelle tecnologie di stoccaggio”, ha spiegato la prima ministra finlandese. Nonostante la situazione sia “ben lontana dalle nostre aspettative” e metta alla prova ogni Paese membro “in un modo senza precedenti”, la crisi energetica “offre anche la possibilità di un futuro migliore e di fare il salto verso un’economia più sostenibile dal punto di vista climatico”.
Non possono però essere nascosti gli errori commessi in passato dall’Unione. “Dobbiamo ammettere di essere stati troppo ingenui nei confronti della Russia e di aver costruito le nostre ipotesi su idee sbagliate“, è stato il mea culpa di Sanna Marin. “Avremmo dovuto ascoltare più attentamente i nostri amici dei Paesi baltici e della Polonia, che hanno vissuto sotto il dominio sovietico”. Oggi tutti i Ventisette stanno pagando “un prezzo pesante per la nostra dipendenza dall’energia russa”, e l’autocritica riguarda anche le tempistiche sul passaggio ad altre fonti energetiche. “Ci saremmo dovuti muovere in anticipo, per affrontare le questioni ambientali, prima che diventasse una questione di prezzi alle stelle”.
Ma il bicchiere rimane comunque mezzo pieno, considerato il fatto che l’Ue si è mossa all’unisono non solo a sostegno di Kiev, ma anche sul piano della politica di allargamento verso l’Ucraina, la Moldova, la Georgia e i Paesi dei Balcani Occidentali: “Sono Paesi che dimostrano la propria volontà di decidere del proprio futuro e dove stare nel mondo“. A questo si aggiunge la richiesta di adesione alla Nato della Finlandia (e della Svezia) “come risposta all’insicurezza russa”, ha spiegato la premier Marin: “La Russia è più sola che mai, proprio per le sue azioni“.
La chiusura è dedicata alle questioni interne dell’Unione per il rafforzamento della sua stabilità, unità e capacità di rispondere ad “altre crisi che in futuro arriveranno”. In primis l’economia – “sottoposta a enormi pressioni a causa della guerra e della crisi del mercato dell’energia” – e il bilancio, che “deve essere sufficiente a garantire la capacità dell’Unione di operare” in qualsiasi scenario. Ma anche la riforma dei Trattati e le regole della maggioranza in seno al Consiglio: “I nostri cittadini non hanno chiesto tanto cambiamenti istituzionali, quanto riforme che rispondano alle grandi sfide dell’umanità e alle loro preoccupazioni quotidiane“, ha precisato Marin parlando della possibilità di “soddisfare queste esigenze già nel quadro attuale”.
Infine un diplomatico “no comment con raccomandazioni” alle domande dei giornalisti sulle elezioni italiane nella successiva conferenza stampa. “Gli italiani hanno il diritto di votare chi ritengono opportuno e da leader di un altro Paese non commento le elezioni in Italia“, ha risposto, aggiungendo che ritiene che “sia molto importante in questi momenti molto difficili in Europa essere uniti contro le minacce della Russia, nei confronti di tutti noi, non solo dell’Ucraina”. “Credo – ha concluso Marin – che ogni Paese, ogni politico, in Europa veda quanto sia grave la situazione. Ma non voglio commentare la politica italiana o le elezioni che verranno”.