Bruxelles – Il Partito Popolare Europeo come cavallo di Troia per l’ingresso delle formazioni di estrema destra nei governi di diversi Paesi membri – Italia inclusa – e nel futuro anche nelle istituzioni europee. È caldissimo il dibattito al Parlamento Ue dopo il discorso sullo Stato dell’Unione della presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, con un attacco frontale di socialdemocratici, Verdi e liberali contro le forze nazionaliste dell’Aula di Strasburgo e soprattutto con un appello duro ma incisivo ai popolari a “non tradire i valori fondanti dei padri fondatori dell’Unione” cristiano-democratici, come ha affermato la presidente del gruppo degli S&D, Iratxe García Pérez.
Il primo destinatario degli attacchi dal centro e dalla sinistra dell’emiciclo è il neo-presidente del Ppe, Manfred Weber, a cui la famiglia politica europea dei moderati e dei democratici di centro-destra fa capo da inizio giugno. “Lo Stato della nostra democrazia in questo momento storico è fragile quanto la nostra economia”, ha sottolineato l’eurodeputata spagnola, ricordando che “alcuni Paesi sono già diventati un’autocrazia, come l’Ungheria di Orbán, e alcuni partiti post-fascisti di estrema destra possono vincere le elezioni“. Un chiaro riferimento non solo al voto svedese di domenica (e ai Democratici di Svezia), ma anche alla prossima tornata elettorale in Italia e a Fratelli d’Italia di Giorgia Meloni: “L’estrema destra sta penetrando nelle istituzioni nazionale ed europee, ne abbiamo piena responsabilità”, è stato l’avvertimento di García Pérez. Non è un caso se a maggio è stato inserito nel documento di lavoro della commissione Libertà civili (Libe) sul fenomeno dell’ultra-destra in Europa anche un paragrafo che coinvolge anche Lega e Fratelli d’Italia.
Stéphane Séjourné, presidente del gruppo di Renew Europe, ha avvertito che “non possiamo cedere alla deriva autocratica” rappresentata dal nazionalismo di destra, mentre più dura è stata la co-presidente dei Verdi all’Eurocamera, Ska Keller: “Al Ppe vorrei dire che dovete fare molta attenzione ai partiti con cui stringete alleanze, guardate all’Italia e a come si mettono a rischio i valori condivisi solo per la volontà di conservare il potere“. Per i popolari “l’effetto può essere imprevedibile”, ha avvertito l’eurodeputata tedesca, mettendo in chiaro che “se difendete i valori europeisti e democratici, non dovreste andare a braccetto con chi indossava magliette con la faccia di Putin“. Il riferimento implicito al segretario della Lega, Matteo Salvini, non è sfuggito a nessuno e ha provocato gli applausi dell’ala sinistra dell’Eurocamera e i fischi degli eurodeputati leghisti in Aula. “Non avrei mai pensato di dirlo, ma il centro-destra ha un ruolo importante da svolgere”, ha continuato Keller, invitando nuovamente il Ppe a “mettere da parte l’estrema destra in Italia, Svezia e Spagna, perché se aprite loro la porta, farete un grande disservizio all’Europa”.
Nella sua risposta finale, proprio Weber ha replicato alle critiche e agli attacchi di socialdemocratici, Verdi e liberali, difendendo la storia del suo partito (che nessuno in verità ha mai messo in discussione, tutto il contrario) e non rispondendo nel merito delle critiche: “Con Adenauer e Schumann siamo stati i fondatori dell’Unione”, ha esordito il leader del Ppe, che ha poi provocato pesanti esternazioni di biasimo in Aula sull’invito a “non politicizzare la discussione su pro e anti-europeisti“. Passando all’attacco, Weber ha accusato i socialisti di tenere al governo in Spagna la sinistra di Podemos, “che ha votato contro l’adesione alla Nato di Finlandia e Svezia”, e in Italia di aver tenuto insieme una maggioranza con Lega e Movimento 5 Stelle (anche se il governo Draghi era appoggiato anche da Forza Italia, affiliata al Ppe), mentre i Verdi per essersi alleati in Francia con Jean-Luc Mélenchon, “che ha detto che non avrebbe rispettato la legislazione comunitaria”, e di “non aver voluto parlare della situazione dello Stato di diritto in Bulgaria, dove il leader dell’opposizione è detenuto illegalmente”.
Dalla destra del Parlamento Ue – direttamente coinvolta dalle accuse ai popolari – sono arrivate reazioni diverse, ma accumunate da un atteggiamento sulla difensiva. In particolare per l’Italia, più aggressivi gli eurodeputati leghisti e più pacati quelli di Fratelli d’Italia. “Se parlaste con commercianti e imprese, vi accorgereste che nessuno è preoccupato di una minaccia fascista in Europa, ma piuttosto di dover sopportare altri anni di politiche distruttive dei vostri partiti”, ha attaccato il presidente del gruppo Identità e Democrazia (Id) all’Eurocamera, Marco Zanni. Ha parlato invece con la sicurezza di chi fra poche settimane si troverà quasi certamente nella maggioranza di governo il co-presidente del gruppo dei Conservatori e Riformisti Europei (Ecr), Raffaele Fitto: “Capisco la necessità di polemizzare rispetto alle elezioni nazionali, ma questa non è la strada da seguire in questo momento, perché forse nei prossimi mesi lavoreremo insieme, serve un vero senso di responsabilità in collaborazione con i governi nazionali“. La risposta dell’eurodeputato del partito di Meloni alle accuse è tranciante: “La democrazia è quando gli elettori votano e dobbiamo rispettare il loro mandato, quando si vince e quando si perde”.