Bruxelles – Un passo avanti per adeguare la libertà di stampa e la protezione dei giornalisti alla nuova era di tecnologie sempre più invadenti e a un clima politico – anche all’interno dell’Unione – che minaccia l’indipendenza dei media. Dopo un’attesa di quasi un anno dall’annuncio della vicepresidente della Commissione Ue per i Valori e la trasparenza, Věra Jourová, l’esecutivo comunitario ha presentato oggi (venerdì 16 settembre) il Media Freedom Act, la proposta per una nuova serie di norme contro interferenze politiche e aggressioni digitali nei confronti dei professionisti dell’informazione e delle aziende editoriali.
“Dobbiamo stabilire principi chiari: nessun giornalista deve essere spiato a causa del suo lavoro, nessun media pubblico deve essere trasformato in un canale di propaganda“, ha messo in chiaro la stessa vicepresidente Jourová, avvertendo che “negli ultimi anni abbiamo assistito a varie forme di pressione sui media” nei 27 Paesi membri. Preoccupazioni condivise dal commissario per il Mercato interno, Thierry Breton: “Le aziende del settore svolgono un ruolo fondamentale, ma devono far fronte al calo dei ricavi, alle minacce alla libertà e al pluralismo, all’emergere di piattaforme online di grandi dimensioni e a un mosaico di norme nazionali diverse”. Ecco perché il Media Freedom Act “fornisce salvaguardie comuni a livello europeo per garantire una pluralità di voci e per operare senza alcuna interferenza, sia pubblica sia privata”.
Le norme proposte dalla Commissione prevedono in primo luogo la messa al bando di interferenze politiche e forme di spionaggio, “tenendo conto della trasformazione digitale dello spazio mediatico”. Il regolamento imporrà agli Stati membri di rispettare la libertà editoriale, mentre i fornitori di servizi dovranno garantire la trasparenza della proprietà, “divulgando pubblicamente le informazioni a riguardo”, si legge nel testo della proposta.
Che il Media Freedom Act risponda alle sfide attuali dell’Unione è dimostrato dal fatto che prevede “forti garanzie” contro l’uso di spyware ai danni dei giornalisti, considerati gli scandali Pegasus e Predator in mezza Unione – dalla Grecia all’Ungheria, dalla Spagna alla Polonia – che riguardano l’uso da parte di autorità nazionali di strumenti che sfruttano i difetti software degli smartphone per raccogliere informazioni sulle attività online degli utenti (senza il loro consenso).
Per quanto riguarda l’indipendenza del servizio pubblico, “il finanziamento deve essere adeguato e stabile“, mette in chiaro la Commissione, ma non solo: “Il direttore e il consiglio direttivo dovranno essere nominati in modo trasparente, aperto e non discriminatorio” e dovrà essere fornita una “pluralità di informazioni e opinioni, in modo imparziale e in conformità con la loro missione di servizio pubblico”. A proposito di pluralismo, il Media Freedom Act richiede ai Ventisette di valutare l’impatto delle concentrazioni del mercato dei media e di che qualsiasi misura legislativa adottata sia “debitamente giustificata e proporzionata”. La legge sulla libertà dei media stabilirà anche nuovi requisiti per l’assegnazione della pubblicità statale ai media, “in modo che sia trasparente e non discriminatoria”, con un impatto sui sistemi di misurazione dell’audience (che a loro volta incidono sui ricavi pubblicitari).
Prendendo in considerazione i contenuti online – e considerata soprattutto l’approvazione definitiva delle leggi gemelle sui servizi e i mercati digitali – il Media Freedom Act prevede salvaguardie contro la rimozione ingiustificata di contenuti prodotti secondo standard professionali: “Nei casi che non comportano rischi sistemici come la disinformazione, le piattaforme online di grandi dimensioni che intendono rimuovere contenuti ritenuti contrari alle loro politiche dovranno informare i fornitori di servizi sulle ragioni, prima che la rimozione diventi effettiva”, specifica la proposta, che sottolinea anche la “priorità” nel trattare “eventuali reclami”. Sarà poi introdotto un nuovo diritto per gli utenti di personalizzazione l’offerta mediatica su dispositivi e interfacce (come Tv connesse), consentendo di modificare le impostazioni predefinite.
Ultima, ma non per importanza, l’istituzione di un Consiglio europeo per i servizi dei media, indipendente e composto dalle autorità nazionali. Avrà il compito di “promuovere l’applicazione efficace e coerente del quadro normativo dell’Ue”, di “assistere la Commissione nell’elaborazione di orientamenti su questioni di regolamentazione dei media”, di “emettere pareri su misure e decisioni nazionali che riguardano i mercati e le concentrazioni editoriali” e di “organizzare un dialogo strutturato tra le piattaforme online di grandi dimensioni e il settore dei media”. Una proposta che però solleva le dure critiche delle organizzazioni di editori europei Emma ed Enpa: “Solleva forti preoccupazioni di ‘cattura politica’ dei media a scapito della libertà di stampa e della sua importanza per la democrazia“, in particolare per il coinvolgimento dell’esecutivo comunitario.
Parallelamente alla proposta, la Commissione ha anche presentato una raccomandazione che definisce una serie di buone pratiche volontarie per promuovere l’indipendenza editoriale e la trasparenza delle proprietà, con misure che le aziende del settore possono prendere in considerazione per la creazione indipendente di contenuti editoriali, per consentire ai giornalisti di partecipare alle decisioni cruciali per il funzionamento dei media e per la stabilità a lungo termine della produzione. A questo punto la proposta sarà discussa dai co-legislatori del Parlamento e del Consiglio dell’Ue e, una volta adottata, il Media Freedom Act sarà direttamente applicabile in tutto il territorio dell’Unione.