Bruxelles – Una violazione del diritto internazionale che non si vedeva dal 2014, l’anno dell’annessione della penisola di Crimea da parte della Russia di Vladimir Putin. Era il 18 marzo quando i rappresentanti separatisti firmavano il Trattato di adesione della Crimea alla Russia e otto anni dopo il copione si ripresenta quasi uguale a se stesso, con i leader filo-russi delle quattro regioni occupate in Ucraina – Donetsk, Luhansk, Kherson e Zaporizhzhia – che oggi (venerdì 30 settembre) al Cremlino hanno siglato l’annessione di circa il 15 per cento del territorio ucraino alla Russia. “Voglio che mi sentano a Kiev, che mi sentano in Occidente: le persone che vivono a Luhansk, Donetsk, Kherson e Zaporizhzhia diventano nostri cittadini per sempre“, ha rivendicato l’autocrate russo. Che ora apre al cessate il fuoco, ma dando per scontato che non saranno messi in discussione i risultati dei referendum farsa e che la pace seguirà le sue condizioni: “Ora siamo pronti a sederci al tavolo dei negoziati“.
La firma dei trattati di annessione alla Russia dei quattro Oblast occupati è stata introdotta dall’atteso discorso di Putin, dopo che nella tarda serata di ieri (giovedì 29 settembre) aveva riconosciuto l’indipendenza di Kherson e Zaporizhzhia (come già fatto con Donetsk e Luhansk il 21 febbraio, a tre giorni dall’inizio dell’invasione dell’Ucraina). “Il popolo ha fatto la sua scelta, una scelta netta”, ha rivendicato l’autocrate russo, aprendo la cerimonia al Cremlino. Allo stesso modo in cui era stato portato avanti l’ampliamento del territorio russo nel 2014, l’annessione è seguita al risultato dei referendum farsa nei quattro Oblast occupati, un plebiscito pilotato che non sarà riconosciuto da nessun attore di peso sulla scena internazionale.
Putin spera in una Crimea 2.0, con l’Occidente che non ha mai portato l’azione contro Mosca oltre le denunce pubbliche, ma nel 2022 la situazione è completamente diversa e questa decisione porterà la guerra a un nuovo livello. Dalla settimana scorsa è in atto la mobilitazione generale dei riservisti e lo stesso autocrate russo ha minacciato l’uso dell’arma nucleare in caso di un attacco al territorio nazionale: “Difenderemo la nostra terra con tutti i mezzi a nostra disposizione“. In termini pratici, significa che per Mosca la controffensiva dell’esercito di Kiev nell’est e nel sud del Paese sarà considerata come una violazione della propria sovranità. Le minacce sono reiterate e vedono Putin alla ricerca di una giustificazione, di qualunque genere possibile: “Gli Stati Uniti sono stati il solo Paese al mondo ad aver usato le armi nucleari due volte e hanno creato un precedente“.
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Non arretrano di un millimetro le istituzioni comunitarie nella condanna all’annessione delle quattro regioni ucraine occupate alla Russia. “Non riconosciamo i referendum farsa, non riconosciamo l’annessione illegale del Cremlino“, ha attaccato la presidente del Parlamento Europeo, Roberta Metsola, pubblicando un video su Twitter in cui ribadisce il sostegno dell’Ue all’Ucraina. “L’annessione illegale proclamata da Putin non cambierà nulla, tutti i territori occupati illegalmente dagli invasori russi sono terra ucraina e faranno sempre parte di questa nazione sovrana”, le ha fatto eco la numero uno della Commissione, Ursula von der Leyen. Unanime la condanna dei 27 membri dell’Unione Europea: “Respingiamo fermamente e condanniamo inequivocabilmente l’annessione illegale da parte della Russia delle regioni ucraine di Donetsk, Luhansk, Zaporizhzhia e Kherson”, si legge in una nota del Consiglio Ue: “Non riconosciamo e non riconosceremo mai i referendum illegali che la Russia ha architettato come pretesto per questa ulteriore violazione dell’indipendenza, della sovranità e dell’integrità territoriale dell’Ucraina, né i loro risultati falsificati e illegali”. Allo stesso modo vengono respinte le decisioni sull’annessione: “Sono nulle e non possono produrre alcun effetto legale. Crimea, Kherson, Zaporizhzhia, Donetsk e Luhansk sono Ucraina“.
In risposta a quella che la commissaria per gli Affari interni, Ylva Johansson, ha definito una “chiara escalation della guerra, e questo significa anche una minaccia alla sicurezza europea“, l’Ue è pronta a varare un ottavo pacchetto di sanzioni contro la Russia, per colpire il Cremlino dopo questa ulteriore offensiva in Ucraina. Che dà sì tutta la dimensione di quanto Mosca sia in difficoltà sul campo di battaglia davanti a una controffensiva ucraina che non si arresta, ma su cui nessuno in Europa potrebbe scommettere che si tratti dell’ultima carta che potrà giocarsi Putin. Gli atti di sabotaggio ai gasdotti Nord Stream 1 e Nord Stream 2 – anche se non ci sono prove certe contro la Russia – potrebbero essere la dimostrazione che il Cremlino utilizzerà ogni arma possibile per rispondere a quelle che vedrà come forme di aggressione nei suoi confronti. “Kiev deve cessare il fuoco cominciato nel 2014, l’Occidente vuole ridurre la Russia a sua colonia“, è l’ultima provocazione di Putin prima di sedersi al tavolo della firma dei trattati di annessione di Donetsk, Luhansk, Kherson e Zaporizhzhia.
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