Bruxelles – Come ormai ciclicamente succede in quasi tutte le questioni che coinvolgono il rispetto dello Stato di diritto nell’Unione Europea, Ungheria e Polonia vanno a braccetto, anche quando si tratta di erogazione dei fondi del bilancio pluriennale Ue da parte della Commissione. Se un mese fa il gabinetto von der Leyen ha proposto la sospensione del 7,5 miliardi di euro in fondi di coesione all’Ungheria con l’attivazione del meccanismo di condizionalità sullo Stato di diritto, oggi l’esecutivo comunitario non si trova nelle condizioni per rimborsare le richieste di pagamento da parte della Polonia nel quadro dei fondi di coesione proprio perché le condizioni necessarie per quanto riguarda la Carta dei diritti fondamentali dell’Ue non sono soddisfatte.
A renderlo noto è il portavoce della Commissione Ue responsabile per le Politiche regionali, Stefan de Keersmaecker: “Come tutti gli Stati membri devono fare nel contesto della preparazione dei programmi operativi” anche le autorità polacche “devono dimostrare in che misura applicano le condizioni di abilitazione”, in modo da consentire all’esecutivo comunitario di “adottare i programmi operativi quando l’intero elenco di condizioni è soddisfatto“.
Si tratta, nella pratica, delle condizioni di base per poter ricevere i fondi comunitari – 76,5 miliardi di euro per la Polonia nel budget 2021-2027 – tra cui il rispetto dello Stato di diritto e dei diritti umani: “I programmi operativi identificano, per esempio, la strategia, l’obiettivo, le priorità, la messa a terra delle raccomandazioni specifiche per Paese”, ha sottolineato il portavoce della Commissione. Varsavia al momento non soddisfa le condizioni base in determinate aree della Carta dei diritti fondamentali dell’Ue e ad ammetterlo sono le stesse autorità polacche: “Nella propria autovalutazione hanno indicato che la condizione di abilitazione non è soddisfatta“. Ecco perché Bruxelles non sta spingendo verso lo scontro con la Polonia – dopo il contenzioso sulla sezione disciplinare della Corte Suprema che ha messo in stallo il Recovery Fund nazionale – ma “siamo in dialogo, ci aspettiamo indicazioni di come sarà implementata la condizione di abilitazione”, ha precisato il portavoce de Keersmaecker.
La Commissione ha approvato tre programmi operativi polacchi su grandi progetti infrastrutturali e investimenti verdi per il bilancio pluriennale Ue 2021-2027, ma la maggior parte dei pre-finanziamenti (fatta eccezione per l’assistenza tecnica) sarà congelata fino a quando la Polonia non risolverà la questione del rispetto dei principi-base per l’erogazione dei fondi stessi. Un tema particolarmente sentito a Varsavia, considerato sia il fatto che il Paese dell’Europa orientale è il maggior beneficiario di fondi strutturali Ue sia l’impatto della mancata erogazione dei fondi in vista delle prossime elezioni parlamentari previste nel 2023.